La Rappresentanza dei Volontari in Servizio Civile manifesta la propria ammirazione per la
battaglia, a riconoscimento dei propri diritti, intrapresa dal giovane pakistano Shahzad Sayed, battaglia alla quale sarà ben lieta di unirsi con tutti gli strumenti di cui dispone.
E’ però opportuno e doveroso, per nostra parte, rivolgere alcune considerazioni in merito ad una questione che a noi sta molto a cuore soprattutto in ragione delle migliaia di volontari che rappresentiamo.
E’ bene riprendere alcuni concetti e in particolare quale sia il principio fondamentale che abbraccia e accoglie in sé ogni altra finalità espressa dalla legge n. 64 del 2001 ovvero la difesa della Patria alla quale sono chiamati tutti i cittadini.
A nostro avviso non è sbagliato ricorrere ad ogni mezzo utile per far valere il proprio diritto, non è sbagliato chiedere di poter avere le stesse opportunità come appartenenti alla comunità italiana e non è sbagliato sentirsi un cittadino, anzi solo stima viene da parte nostra per chi ha a cuore questo Paese.
Ma tutto questo non deve in alcun modo distruggere un’altra battaglia! Quella intrapresa da tutti i giovani volontari che ogni anno hanno svolto il loro Servizio Civile, quella battaglia che aveva un unico obiettivo: mantenere vivo e forte il senso vero del Servizio Civile: la difesa della Patria non armata e non violenta. Servizio, non volontariato, non lavoro.
Per tanti anni ci siamo battuti per rendere chiaro il fatto che non siamo una categoria lavorativa, ma il nostro è un contratto sui generis che negli anni si è anche, e in ragione di una società che cambia, distanziato da quello che era il servizio alternativo al servizio militare.
Il Servizio Civile, nella storia italiana è comunque figlio della lotta degli obiettori di coscienza e porterà con sé, sempre, tutto il suo valore, lo stesso valore che ha dato vita a tanti giovani di quegli anni che hanno visto la prigione pur di difendere la pace.
Non è un lavoro, ma un servizio che implica un sacrificio al di là dei 430,80 euro che rappresentano un simbolico contributo.
E’ la voglia di mettersi in gioco che spinge, ogni anno, migliaia di giovani a presentare domanda; è l’opportunità di un momento di crescita personale anche e soprattutto come cittadini attivi per migliorare in ogni settore il nostro Paese. Difatti non si vi sono solo progetti che mirano al disagio sociale, ma anche, e soprattutto, vi sono progetti che mirano a salvaguardare l’ambiente, il paesaggio, l’architettura, i sistemi di protezione civile, lo sviluppo e la promozione dello sport, ma anche di promozione e sensibilizzazione alle politiche giovanili.
Ai giovani cittadini stranieri non è stata negata questa opportunità, se mai lo Stato Italiano gli nega di essere considerati appartenenti a questa comunità. Non è il riconoscimento ad essere parte di un piccolo sistema che cambierà la loro situazione. La battaglia vera deve essere di potersi riconoscere di fronte alla legge come veri e propri cittadini! E noi, in questo, siamo con loro.
I Rappresentanti Nazionali dei Giovani Volontari in Servizio Civile Nazionale