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Ridurre la pressione mangiando agli orari giusti

Creato il 25 marzo 2013 da Informasalus @informasalus

colazione
"Mangiare più cibo al mattino si traduce in un più corretto utilizzo delle calorie da parte dell’organismo"

Gli orari dei pasti incidono sulla pressione. Uno studio recente pubblicato sul  Journal of Hypertension ha riguardato proprio questo. Gli autori dello studio hanno analizzato le abitudini di oltre mille persone arruolate sin dal loro anno di nascita, il 1946, in un vasto studio di sorveglianza ancora in corso.
I ricercatori, a lavoro in due centri medici di ricerca di Cambridge e Londra, hanno osservato che un basso apporto energetico al mattino e un elevato apporto calorico alla sera erano entrambi associati con un maggior rischio di ipertensione. Suddividendo i partecipanti in cinque gruppi in base alle calorie assunte a colazione, è emerso che chi apparteneva al gruppo abituato a fare una colazione più energica aveva a 43 anni una probabilità del 30% inferiore di soffrire di ipertensione rispetto a chi faceva una colazione più leggera.
“Sembra chiaro – ha spiegato Claudio Borghi, professore di Medicina Interna all’Università di Bologna e vice-presidente della Società italiana dell’ipertensione arteriosa - che mangiare più cibo al mattino si traduce in un più corretto utilizzo delle calorie da parte dell’organismo. Un abbondante pasto serale, per contro, è solitamente seguito dal riposo con conseguente minor consumo delle calorie introdotte e diverso assorbimento delle componenti del pasto potenzialmente nocive, come sale e grassi.
I rallentati ritmi di assorbimento del cibo nella notte, le differenze nella eliminazione renale del sale e la peggiore qualità del sonno dopo un pasto abbondante sono tutti fattori che possono contribuire a spiegare il peggioramento del profilo di pressione arteriosa nelle successive 24 ore. Ovviamente un controllo adeguato della pressione non dipende solo dall’alimentazione e dai suoi ritmi, ma anche da una costante attività fisica e dalla riduzione dello stress psicologico che può potenziare negativamente i fattori descritti”.



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