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Era il 17 ottobre 1991, i cellulari ancora non squillavano ancora, le connessioni a internet erano pratiche poco raccomandabili di rari smanettoni e gli adolescenti omosessuali non esistevano. Non c’erano nelle scuole dove solo l’omofobia era già stata inventata, erano invisibili in famiglia e distanti dall’immaginario pubblico. Si arrivava all’omosessualità, e a una socialità e visibilità lgbt, tranne rari casi, ben oltre i 20 anni, e i giovani gay erano un mistero.
A svelare il mistero, nell’imbarazzo dei librai che lo esponevano tra mille difficoltà, il libro Ragazzi che amano ragazzi di Piergiorgio Paterlini e edito dal prestigioso editore Feltrinelli, che dall’apparizione segnerà un punto di non ritorno nella narrazione dell’adolescenza lgbt dando voce ai sogni, alle speranze, alle fantasie, ai problemi e, perché no, all’esuberanza della sessualità degli adolescenti gay italiani. Eccoli finalmente…
C’è Stefano, 17 anni nel 1989, che considerava “l’omosessualità una cosa anormale, da nascondere. Una malattia da guarire a tutti i costi”. Antonio di anni ne ha 20 e ha avuto “strane esperienze, a scuola che in paese, dove tutti siamo parenti, tutti sanno tutto di tutti, anche di me. Tutti, naturalmente, tranne mio padre e mia madre”. Lorenzo,allora sedicenne, non ricorda quando si è scoperto gay: “non so quando mi sono accorto di essere omosessuale. So che lo sono. Da tanto tempo, fin da piccolo. E che non ho pensato proprio niente di particolare. Solo che mi piacevano gli uomini”.
Da allora quelle 15 interviste a giovani e giovanissimi, raccolte tra mille difficoltà, e elaborate con uno stile dritto dritto ai sentimenti, tra il reality (che non esisteva ancora nella pratica televisiva) e l’eleganza della narrativa alta, non hanno mai smesso di conquistare lettori, giovani e meno giovani, gay, etero e no. I librai hanno imparato a esporlo e lo riordinano ormai ad occhi chiusi, e Ragazzi che amano ragazzi, è diventato tra i rarissimi best seller italiani scritti per un pubblico gay capaci di accattivarsi il lettore generalista, mamme e papà compresi. E, oltre a raccontare l’adolescenza gay, è diventato una sorta di testimone tra generazioni di omosessuali che con un “leggilo, ti sarà utile” se lo sono passati di mano in mano.Per tutti è stato un importante supporto per sentirsi meno unici e soli. Non lo siamo, e Ragazzi che amano ragazzi, meglio di qualunque blog o social network lo testimonia da ben 20 anni.
Nel tempo, al fulcro iniziale di interviste, si sono aggiunte numerose lettere e testimonianze. “A tre giorni dall’uscita del libro” ci spiega Paterlini “a sorpresa, mi è arrivata la prima lettera di un lettore, e non hanno smesso di arrivare. Sono centinaia, e tutti raccontano che si immedesimano, nonostante il trascorrere degli anni”.
“Mi scrivono: ho 17 anni e mi sono identificato nel tuo libro”, continua l’autore. “Ne ho parlato con il mio fidanzato. In queste parole mi sembra che ci sia tutta la misura sia dell’evoluzione sia dell’involuzione del nostro Paese. Identificarsi oggi, con paure e difficoltà di 20 anni fa è il segno di un Italia immobile. Ma parlare del mio libro con il proprio fidanzato è anche il segno del cambiamento che stiamo vivendo. 20 anni fa gli adolescenti gay erano più soli di oggi”. Stilare un bilancio, come emerge dai saggi introduttivi, è quanto mai difficile. Ci sono certamente molte luci, “A volte – scrive Paterlini – mi sembravano ragazzi già belli accovacciati nel futuro, diciamo in un ipotetico e fantascientifico 2037, ragazzi omosessuali che a sedici anni avevano già il fidanzato, lo avevano presentato a genitori entusiasti (o magari indifferenti), e non avevano nessun bisogno di nascondersi, a scuola”. Ma sono altrettante (e lunghe) le ombre: “Nel 91 – ci spiega – ero convinto che il libro sarebbe invecchiato in pochi anni. Lo speravo. Erano anni di effervescenza con Arcigay che entrava nelle scuole e parlava agli studenti. Poi il 2000 con un enorme World pride… Sembrava che da un momento all’altro dovesse cambiare tutto. A guardarci alle spalle non è stato così: i giovani di oggi sono troppo simili a quelli di allora. E questa immobilità è la misura della vergogna che il Paese ha vissuto negli ultimi anni”.
Resta un ottimo libro che continua, e che continuerà con una freschissima edizione speciale, nuova copertina (la prima dopo 20 anni), 80 pagine di lettere in meno, un passo indietro alle origini e due nuovi saggi dell’autore continuerà ad affascinare. Qual è il suo segreto?
Piergiorgio Paterlini sorride e argomenta: “quello che continua a sorprendermi è quanto questi ragazzi abbiamo acquisito una loro universalità e una longevità sorprendente… sono come personaggi che hanno assunto una propria esistenza e sono entrati a pieno titolo nell’immaginario comune”. Sì, ma è forse il loro realismo estremo a fare la loro limpida grandezza.
Perché uno Stefano, un Antonio, un Lorenzo, tra i 15 e i 20 anni, nonostante il cellulare e internet, proprio in questo momento stanno facendo i conti con dubbi, difficoltà, gioie e desideri delle propria omosessualità in erba. E, ieri come oggi, chiedono di raccontare ancora e sempre la bellezza dei ragazzi che amano ragazzi.