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Riesling, la scintilla viva del contatto tra gli estremi

Da Iltaccuvino

Cosa rende il Riesling così affascinante e ricercato dai winelover? La sua longevità o il carattere fine dei suoi aromi? La sua acidità o la sua capacità di leggere le caratteristiche dei territori più estremi? Quello che più colpisce è forse la sua capacità di far dialogare gli estremi, di amalgamare un’acidità tagliente con la rotondità della dolcezza nelle versioni teutoniche e asburgiche più ricercate, e di suggere il sale dai terreni di origine, per imprimerlo al suo gusto. Sale e mineralità che si ritrovano talvolta in espressioni aromatiche tipiche e inconfondibili, con i tanto citati ricordi di “idrocarburi”, che nelle versioni più eleganti si declinano piuttosto in pietra focaia, gomma e sfumature minerali che variano a seconda del territorio di origine. wpid-20150609_234751.jpg Il Riesling, quello renano, domina in Germania, e non solo in Mosella, coprendo circa un quinto del patrimonio viticolo nazionale. Trova la sua patria lungo in Reno, che in territorio francese diventa Alsazia e in suolo tedesco suona come Rheingau, ma la regione che ne conclama le peculiarità corre lungo un altro fiume, poco distante, quella Mosella con i suoi affluenti Saar e Ruwer, lungo le cui sponde si inerpicano colline di roccia di ardesia che si dipingono dei più vari cromatismi. In Mosella si incontrano 10 mila ettari distribuiti lungo 150km, un totale che significa circa il 20% della superficie vitata tedesca. Molti di questi impianti nascono su terrazzamenti che si inerpicano sui clivi andando a rubare le esposizioni migliori,  inseguendo un sole fondamentale per cercare di arrivare a maturazione in queste zone dal clima continentale, dove è la latitudine a segnare il pedoclima, più delle altitudini, limitate in genere tra 150 e 250 metri, con punte di 300 in Saar. I suoli della Mosel sono composti prevalentemente da ardesia, anche detta pietra di lavagna, una roccia metamorfica ottenuta dalla stratificazione di limo finissimo, che rilascia potassio attraverso l’azione dilavante della pioggia. Lungo le anse del fiume, a seconda dei siti, si trovano anche diabasi, rocce basaltiche, ma anche minerali come quarziti e vene di argilla, componenete che domina maggiormente i vigneti di fondovalle, più ricchi in humus e peggio esposti, prevalentemente dedicati a vitigni meno nobili, come Muller Thurgau e Kerner. Fondamentale l’attenta relazione di Filippo Apollinari, organizzatore della serata di degustazione insieme al padrone di casa Filippo Burioli dell’Enoteca Burioli a Budrio di Longiano (FC). Così scopriamo che i vini prodotti lungo la Ruwer sono tendenzialmente segnati da netta florealità e da un ricordo metallico, oltre che imperniati su acidità citrine, con rare versioni davvero di vertice. La regione lungo il Saar unisce la verticalità della Ruwer col carattere più ricco della Mittelmosel, ovvero l’area centrale del corso della Mosella. La Saar risulta più riparata e fredda, ma gode di maggiore insolazione, che consente maturazioni solitamente in anticipo di una settimana rispetto alle altre zone. Consta di soli 600 ettari, ma qui hanno grandi vigne i migliori nomi, come Marcus Molitor, con le sue versioni “grasse”, Egon Muller con le sue sublimi versioni dolci (tra le più quotate al mondo) e Zilliken, produttore attento e capace di grandi prodotti su tutta la linea. Infine la Mittelmosel offre vini completi, salvo annate troppo difficili ovviamente, e con i suoi 65 km di estensione lungo il corso della Mosella rappresenta il cuore della denominazione, con una serie di Cru che sono quasi garanzia di una bella bevuta, come Himmelrich, Graacher e Drompost. Le vigne sono quasi ovunque coltivate a spalliera con potatura a doppio archetto (come in Alsazia peraltro), per garantire il raccolto anche al verificarsi di stagioni difficili, specie per problemi in fase di avvio vegetativo. Le maturazioni sono ovviamente lente, per via del lungo ciclo vegetativo del Riesling e del clima continentale, e le vendemmie partono attorno a metà ottobre. La vinificazione delle uve avviene salvo pochi casi sempre in bianco, con pressature soffici molto lente, quasi mai lasciando i mosti a contatto con le bucce. Le fermentazioni e gli affinamenti avvengono, a seconda delle scelte aziendali, in contenitori di acciaio o fute (botti in legno ottenuti generalmente da foreste locali) da minimo 1000 litri. Le cantine sono in genere sotterranee e molto fredde, costantemente sotto i 12°C, condizione che rallenta estremamente le fermentazioni, che sono per la maggioranza dei casi effettuate con lieviti selezionati, specie sulla tipologia trocken (secco) e durano anche fino a 2 o 3 mesi. Per ottenere vini con residuo zuccherino bloccano la fermentazione raffreddando (ulteriormente) i mosti, per poi eliminare le fecce e rimetterli nel contenitore di affinamento (legno), solfitando quanto necessario per la conservazione e impedire il ripartire delle fermentazioni. Mai si effettua la mallolattica su questi vini, la cui acidità è emblematica, e non si fanno solitamente lunghi affinamenti in cantina, dato che normalmente i vini si imbottigliano dopo 7- 8 mesi dalla vendemmia. Quello che più può spaventare dei Riesling tedeschi non sono probabilmente le acidità estreme o i ricchi residui zuccherini che ne rendono spesso difficile l’abbinamento, ma le etichette dai nomi spesso impronunciabili e difficili da comprendere, frutto sia dell’ortografia teutonica, che della legislazione in merito, fissata nel 1971 e continuamente modificata, in particolare nel 2012, con alcune modifiche significative, atte proprio a rendere più immediata la scelta del consumatore. Per semplificare al massimo ci focalizziamo sui soli vini QmP (Qualitatswein mit Pradikat), gli unici a cui er legge non si può fare arricchimento dei mosti con aggiunta di zucchero, parametro che peraltro disciplina le regole tedesche sul vino, classificando i vini proprio in base al grado zuccherino dei mosti e al grado minimo svolto, indicatori fondamentalmente della maturazione delle uve, primo vero obiettivo della viticoltura in queste regioni nordiche. I QmP, sono suddivisi in 6 categorie, di cui tre per vini potenzialmente secchi, ovvero Kabinett, Spatlese e Auslese. in ordine crescente di tenore zuccherino iniziale. Una delle novità legislative riguarda proprio i vini secchi (trocken), con massimo 9 grammi/litro di residuo zuccherino, che non potranno più rivendicare le tre suddette diciture, comunque ancora riscontrabili sulle etichette fino al 2011 compreso. Ecco il primo esempio di semplificazione, per raggruppare sotto lo stesso “cappello” le etichette di tipologia secca, indipendentemente che provengano da vendemmia iniziale, selezionata o attaccata da muffa nobile. Altra novità importante è stata l’identificazione dei Grosse Lage, ovvero i Cru di maggiore valore, dal quale provengono i vini indicati come Grosse Gewachs (GG) in Mosella, ed Erste Gewachs in Rheingau. Queste menzioni sottintendono comunque la tipologia secco e ne indicano la provenienza di origine dalle migliori vigne. Un po’ di didattica ci apre la pista a scoprire questi vini, a capirne l’origine e la filosofia, e ad orientarci in un mondo piuttosto distante, per molti versi dalle classificazioni tradizionali, cui per confronto si sono affiancati esempi italici e francesi, per sondare le diverse interpretazioni e metterne a fuoco alcuni esempi tra i più rappresentativi.

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1. Langhe Riesling 2014 Castello di Neive. Le Langhe, oltre i fasti del Nebbiolo cercano nobiltà in questo vitigno nordico, andando a trovargli posto nelle zone più fresche e su terreni spesso rocciosi e poveri, sulla scia di esempi pioneristici come il Pètracine di Vajra. Qui se il colore è un didascalico paglerino tenue, dalla buona consistenza, ii naso è un concentrato di profumi, dall’uva spina al fiore bianco di rosa e gelsomino, il limone e frutto tropicale di maracuja. Al palato è glicerico, ma riesce ad allungare sulle corde di un’acidità quasi citrica, per poi tornare su ricordi burrosi e chiudere con un finale amaricante (che personalmente mi ricorda troppo certi gewurz dell’Alto Adige). 83

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2. Saarburger Rausch Riesling GG 2014 Zilliken. Da un vingeto oltre i 300 metri di quota nella Saar, su un Cru dove Zilliken domina per possedimenti. Vivace e cristallino nel calice, di tenue paglierino dai bagliori verdi, apre al naso con una nota di salvia fresca, poi si definiscono clementini, rose gialle, e ricordi minerali di sasso. Al palato è un esempio lampante di come questa zona sappia dare il meglio assoluto sul Riesling. Freschezza agrumata e finale di bocca pulitissimo,soli 8 grammi di zucchero ad arrotondare la beva, e una chiusura elegante al ricordo di lime, dove il sale sembra dosato gentilmente dal migliore degli chef. 87+

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3. Alto Adige Riesling 2007 Laimburg. Piuttosto denso nella sua massa, e dalla decisa spinta minerale, tra la pietra focaia e la gomma, cui seguono pompelmo maturo, acacia e cenni di nocciola. Ha buon carattere ma si articola un po’ scopmposto al palato, con ricchezza di materia che chiude però con finale amaricante dove si propone un po’ eccessivamente un ricordo noccioloso e di legno. 83

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4. Langhe Bianco Herzu 2010 Ettore Germano. Un vino che ormai si può vantare di dominare il panorama italiano dei Riesling, piazzandosi sempre ai vertici nei confronti con i cugini italici, specie dell’Alto Adige. Buona dinamica nel bicchiere e un ventaglio olfattivo ben disegnato, tra diffuse nuance di agrumi, dal cedro al lime, poi sbuffi di menta fresca, pesca, creme brulè e cenni di cenere e ginepro, con bei rimandi minerali di fine idrocarburo. Carattere deciso e ancora molto giovane al palato, dove si allarga e scorre con tensione, lasciando sale ai bordi della bocca, con un leggero cenno metallico, tra caramello e agrume. 86+

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5. Niederhauser Hermannshohle Riesling Spatlese 2014 Donnhoff. E’ da poco in bottiglia ma già promette bene, molto delicato e fine nel suo profilo, con gelsomino, e agrume giallo in evidenza, poi muschio e miele di tiglio. All’assaggio si mostra dolce ma sferzato di una vena citrica che ne propaga la progressione, che lo vincola principalmente a centro bocca. Riprendendolo dopo qualche minuto unn folgorante ricordo di moscato d’Asti (dei migliori!). 85

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6. Erdener Treppchen Riesling Kabinett 2004 Dr. Loosen. Parliamo di un’annata difficile, e aperta a una buona decade dall’imbottigliamento. I toni virano sull’oro splendente, al naso si manifestano eleganti inflessioni ossidative, con toni di crema, burro, limone e croccante di frutta secca. Scorre sorretto da ottima freschezza, per nulla impattante il lieve residuo, bello il suo equilibrio che garantisce una beva godevole ed equilibrata, con ricordi di mandarino e note mentolate e a tratti balsamiche. 88

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7. Schloss Johannisberg, Rheingau  Riesling Spatlese 2012 Grunlach. Qui la vendemmia in piena botritizzazione delle uve si sente appieno, con un bouquet generoso nei ricordi di gomma pane, fiori gialli, zafferano, trementina e orzo. Al palato scalpita, e scivola su note di zafferano, con gran beva, rimanda un po’ di limoncella, e regala un bel finale, equilibrato nonostante la dolcezza, smorzata da una scia minerale di sasso bagnato. Col tempo vira su malto d’orzo e caramello. Gran bella espressione dalle sponde tedesche del Reno. 89

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8. Graacher Domprobst Riesling Spatlese 2008 Willi Schaefer. Altro Spatlese, ma tornando in Mittelmosel, con uve raccolte in un’ottima annata per la zona. Brilla d’oro nel calice, e lascia lacrime mielose sulle sue pareti. Il naso è ben definito, e svela toni maturi e anche ossidativi: mela golden, miele, camomilla, agrumi canditi di cedro e arancio. Al palato acidità e sale trovano la quadra, il gusto ricalca il copione dell’olfatto e si dilunga elegantemente, con sorso consolatorio e mirabile, con scodate di lime, che lasciano intendere ancora lunga evoluzione. 91

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9. Zeltinger Himmelreich Riesling Spatlese 2007 Markus Molitor. I terreni sono simili a quelli del Domprobst, ma la mano è quella di Molitor, maestro nel concentrare sostanza in vini opulenti e multiformi, ma non adatti ai palati di tutti, come emerso dalla degustazione. Emergono nette le sensaziondi di miele, burro, spezie di noce moscata e anice, con pennellate di caramello, frutta secca, fichi e zafferano. Morbido e dolce, ammanta il palato, poi scorre sferzato da una buona acidità, che non nasconde però un residuo zuccherino molto concentrato, mentre nel ricordo dominano note di miele e zafferano. 87

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10. Alsace Grand Cru Schlossberg Riesling 2012 Albert Mann. Produttore riconosciuto tra i più validi nell’Haut Rhin, con base a Wettolsheim, ma questo prezioso lieu-dit poggia su suoli granitici nella valle di Kaysersberg. Al naso spiccano verdi agrumi di lime e fiori freschi di camomille, con sbuffi di gomma e pompelmo. Al palato si stacca rispetto ai cugini tedeschi per carattere e irriverenza. Ha massa, una gioventù sprezzante che grida di acidità e si trascina un finale amaricante di scorza di agrume. La sua verve è ingentilita da una voluttuosa rotondità, con alcol ben presente, tale da farlo apparire un vino più vicino ai canoni cui siamo abituati. Aprendosi regala note di frutta pralinata, ma al palato si mostra ancora piuttosto austero, poco dinamico e centrato piuttosto su agrumi e sfumature minerali di sasso. Ma è grande il suo potenziale. 88
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11. Rausch Riesling Auslese GoldKapsel 2010 Zilliken . Siamo di fronte a un vero capolavoro di vino, è il caso di dirlo, e vale la pena citare i dati tecnici: 12.7 di acidità, 7.5 di alcol, 150 i grammi di zucchero residui. Zilliken tira fuori un vero gioiello dalle sue vigne di Rausch, in Saarburg (la menzione Goldkapsel identifica una vendemmia particolarmente felice, circa come il Trie Speciàl in Alsazia). Si gioca l’asso dello zafferano, accompagnato da miele di bosco e di tiglio, spezie di anice stellato e noce moscata, frutta secca a guscio, zenzero e ananas disidratati. Al palato è affilato e raffinato, sciabola freschezza in un fodero di zucchero e glicerina. Difficile non farsi conquistare dalla sua alchimia elettrica. 95

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12. Graacher Himmelreich Riesling Auslese 2013 GK Markus Molitor. Nuovamente dalla Mittelmosel, e ancora con lo stile di Molitor, che segna qualche sbavatura, con un’apertura su strani echi di naftalina, con note clorate che rimandano anche ai funghi. Lasciandogli tempo si apre e si scoprono arancia matura e note da muffa nobile, tra cui un piacevole zafferano. Mano a mano che resta nel calice lo rivaluto, Al palato sgomita con acidità e dolcezze in quantità ma ancora in via di assestamento. Sono pronto a scommettere su un grande futuro, anche perchè questi vini sono capaci di invecchiare anche per decenni per regalare agli appassionati emozioni da ricordare. 89++

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13. Saauburger Rausch Riesling Spatlese 1999 Zilliken. Si va a pescare nel passato secolo, con quello che si rivela essere l’ennesima conferma del lavoro quasi ineccepibile di Zilliken. Un balsamo per il naso, tra propoli, incensi e ricordi dolci di make up, poi pulite note citrine e di mela verde, e ancora ananas sciroppato, tè e una eco fine di gomma. Succoso e dolce, in vibrante equilibrio sulla corda tesa della sua acidità, sembra giocare all’equilibrista sul profondo crepaccio dei suoi zuccheri, e nel farlo riesce anche a ricamare ricordi floreali freschi al palato, dove dura lungo. 93+

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14. Schloss Johannisberg, Rotlack 1985 Kabinett. La bottiglia purtroppo non ha retto perfettamente il tempo, e il vino non mostra certamente le migliori doti di un’evoluzione integra. Il colore è ambrato e nei riconoscimenti dominano sentori di affumicato, caramello e zabaione. Al palato mantiene freschezza, si mostra quasi secco (un Kabinett deve esserlo), di ricca sapidità finale, rimane pulito ma non certo espressivo quanto si spera. Senza voto.

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15. Baden Huxelrebe Beerenauslese 2009 Rainer Schlumberger. Un altro giro, fuori regione ma anche fuori vitigno. Il Baden si colloca nell’angolo sud-ovest della Germania, con clima leggermente più dolce e terreni meno interessanti delle ardesie della Mosella. Interessante però la tipologia proposta, da uve appassite e botritizzate, in questo caso da un vitigno, l’Huxelrebe, che è un incrocio tra Elbling (Chasselas) e Coutillier Musqué. Si distingue nettamente dai Riesling, cavalca sprazzi di volatile da acetone, poi anice, fragoline, frutta secca, e un leggero tono fumè. Di buona beva, incede senza stufare nonostante l’alta concentrazione zuccherina, ma manca di affondo nella parte gustativa, più monocorde su frutta secca e gelatine di frutta. 86

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16. Beerenauslese Riesling 2006 Dr. Loosen.  Continuiamo con la tipologia del botritizzato spinto, e il calice si riempie di un fulgido oro con riflessi ambrati. Nei profumi sale una esplosione di frutta dolce, dal passion fruit all’albicocca, all’ananas secco, poi si inserisce una radice di liquirizia, e un ricordo di grafite. Ampissimo al naso come al palato, dove regala anche suggestioni di fungo, sottobosco, tabacco, e si spreca nelle sensazioni perpetuandosi a lungo, maestro di equilibrio e finezza, lasciando la bocca pervasa di fine sale e dolcezza soffusa. 94

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17. Graacher Domprobst Riesling Eiswein 2004 Markus Molitor. Chiudiamo con una versione piuttosto rara, ottenuta solo da uve pressate dopo appassimento in pianta sfruttando l’effetto disidratante del freddo, fino a pigiare gli acini congelati. Impressiona con un ricordo netto di porcini secchi, cui aggiunge frutta caramellata, miele di melassa e agrumi canditi. Al palato è dolce ma mantiene tensione, è rotondo e profondo al gusto. Per la cronaca 128 grammi di zucchero e acidità a 10.8. Tanto di cappello. 92


Tagged: Dr. Loosen, Langhe, Molitor, Mosella, Riesling, Willi Schaefer, Zilliken

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