Per un'ironia della storia, Matteo Renzi aderì al Family Day e qualche anno dopo rottamò Rosy Bindi in quanto rappresentante del vecchio.
All'epoca avevo un blog molto attivo e molto commentato, che si chiamava Fantastici Quattro. Angelita scrisse un post a favore dei Dico, sostenendo che le famiglie non nascono dal matrimonio, che è un contratto, ma da qualcosa di più e di diverso. Mi sembra che il post conservi una qualche attualità e lo ripubblico.
I matrimoni non sono moralmente superiori alle convivenze
di Angelita
Si svolgerà domani a Roma la manifestazione cattolica del "Family Day". Gli osservatori si aspettano una partecipazione foltissima, fra 500.000 e 1.000.000 di persone. Il tema della manifestazione è la dichiarata superiorità civile, sociale, ma anche morale del matrimonio rispetto alla convivenza.
Il manifesto dice:
"solo nella famiglia fondata sull'unione stabile di un uomo e una donna [leggasi: "matrimonio"], aperta a un'ordinata generazione naturale [leggasi: "che non usa anticoncezionali", ma di questo non parlerò], i figli nascono e crescono in una comunità d'amore e di vita."Ossia, i figli di genitori non sposati non godrebbero di amore e vera comunione familiare. Sospetto che non sia un semplice proclama, ma la convinzione genuina di gran parte dei manifestanti che si preparano a calare su Roma.
Eviterò le polemiche politiche, che avrete modo di ascoltare a iosa in questi giorni. Vorrei ricordare solo alcuni fatti a proposito del matrimonio e della sua storia. Duemila o tremila anni fa, quando il matrimonio prese la forma che conosciamo, si parlava poco di amore. Il contenuto del matrimonio era innanzi tutto contrattuale. La sposa si obbligava a riservare allo sposo la sua capacità procreativa. Lo sposo si obbligava a riservarle la sua protezione, dando un nome e una sicurezza economica a lei e ai figli.
L'indissolubilità del contratto era volta a garantire soprattutto la moglie, la parte più debole. Se il marito avesse avuto figli da altre donne (un rischio concreto), grazie al matrimonio il suo reddito e i suoi beni sarebbero rimasti vincolati alla moglie e ai figli di primo letto. Le uniche mogli ripudiabili erano quelle sterili (e quindi contrattualmente inadempienti).
Non è una coincidenza che "matrimonio" venga da "mater". E che "patrimonio" venga da "pater".
Oggi le cose sono cambiate, ma meno di quanto sembra. Le finalità storiche del matrimonio restano ben presenti ai legislatori e ai tribunali moderni. Il divorzio è una dissoluzione a dir tanto parziale. Serve a permettere nuovi matrimoni ai coniugi ma non tocca la destinazione dei beni e del reddito: il marito deve continuare a pagare gli alimenti alla moglie e ai figli. Sul piano economico, la formula "finché morte non vi separi" è sempre in vigore.
Questo è un fatto che, in un'epoca dove si chiacchiera tanto di sentimenti, a qualcuno sfugge. Per esempio, ci sono mariti che si stupiscono quando la moglie li scortica vivi durante la causa di divorzio. Dicono che lei non era così, che non si era mai preoccupata dei soldi. Sospettano che l'avvocato la manipoli. In realtà sono loro che non hanno colto che tipo di contratto hanno firmato sposandosi.
L'unica vera innovazione moderna sono, per l'appunto, le coppie di fatto, dove l'uomo non assume il vincolo economico tipico del matrimonio. La maggioranza delle convivenze cade in una di queste categorie:
- coppie dove lei è economicamente indipendente, capace quando necessario di provvedere ai figli da sé, e quindi poco interessata al reddito e ai beni di lui;
- coppie giovani in attesa di sviluppi, dove lui non ha ancora un lavoro solido e quindi un reddito da conferire;
- coppie dove lui è divorziato, e quindi è impossibilitato a un nuovo impegno economico (dati gli alimenti che paga all'ex moglie e ai figli di primo letto);
- coppie mature che non si pongono più il problema dei figli.
Quindi, sul lato umano le convivenze reggono ottimamente il confronto con i matrimoni. Anzi, i matrimoni possono essere di convenienza, anche oggi (eccome). O possono trascinarsi senza amore a causa dei costi che comporterebbe romperli. Le coppie di fatto di convenienza sono, invece, tecnicamente impossibili. E, di solito, le coppie di fatto si sciolgono non appena l'amore o il rispetto reciproco finiscono.
L'unico punto su cui il manifesto ha ragione è che questi rapporti nascono innanzi tutto per il bene dei conviventi. Spesso i figli non sono previsti. Ma, quando i figli ci sono, non c'è proprio alcun motivo di credere che non trovino amore e comunità di vita presso questi genitori.Nicola Misani su Twitter: Segui @nicolamisani