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La robusta operazione di finanziamento da parte della Banca centrale Europea a favore degli Stati membri e, in particolare, delle banche di detti Stati, induce ad alcune riflessioni di fondo. Giusto per provare a capire.
La B.C.E finanzia le banche all’1%. Sembra un tasso stracciato. Appunto sembra. Basti pensare che l’euribor a 3 mesi oggi è al di sotto dell’1%. Inoltre, se la B.C.E concede questa liquidità a tale tasso di interesse è perché le banche che la ricevono ne garantiscono la restituzione attraverso la creazione contestuale di “collaterali” che, chiamati in altro modo sono la garanzia prestata in caso di
mancata restituzione. Questi collaterali sono titoli, spesso di Stato, dichiarati graditi dalla B.C.E.
Con la liquidità incassata le banche hanno mano libera, ovviamente; ognuna decide per il meglio guardandosi in casa. C’è chi riequilibra una illiquidità contingente (si pensi a chi ha continuato a fare credito con crescita degli impieghi non adeguatamente sostenuta dalla crescita del risparmio), c’è chi la utilizza per dare credito alle imprese ed alle famiglie, c’è chi la utilizza per acquistare titoli emessi dal proprio Stato nazionale. Così facendo, i tassi sulle emissioni pubbliche scendono, ne beneficia lo Stato in termini di sottoscrizioni meno onerose e ne beneficia parallelamente la banca che sui risparmi potrà pagare tassi inferiori stante la più ridotta concorrenzialità dell’investimento in BOT, CCT e BTP.
Sembra l’uovo di Colombo. Ma potrebbe anche essere che le Banche, una volta sottoscritti questi titoli del proprio Stato, li portino alla B.C.E per rifinanziarsi. Domanda: dove potrebbe portare questa spirale? Altra domanda: la liquidità della B.C.E. è infinita? Si sta forse creando il presupposto per stampare surrettiziamente nuova moneta ? Qui mi fermo perché abbiamo ipotizzato un po’ troppi se.
Nondimeno, una cosa, ad onor del vero, va detta. E’ molto plausibile che attraverso questa complessa operazione, la B.C.E non è più finanziatrice (acquirente) diretta del debito degli Stati, gli Stati rafforzano un legame con le proprie banche quasi a far ricordare in parte il vecchio “vincolo di portafoglio” ma soprattutto si ottiene un allungamento di scadenze brevi di emissioni nazionali che dovrebbe comportare o confermare un trend di tendenziale stabilità dei tassi in modo da scongiurare, direi per due/tre anni, l’impennata e la conseguente altalena del famigerato spread. In attesa degli Eurobond.
Fantascienza finanziaria Proviamo a riparlarne tra qualche mese. fonte
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