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Riflessioni di un blogger su un treno del secolo passato

Da Alfa
Riflessioni di un blogger su un treno del secolo passatoMentre il treno mi porta lontano dal lago dei misteri osservo dal finestrino le dolci colline del lago d’Orta (il tratto Omegna - Gozzano della linea Novara - Domodossola offre panorami meravigliosi ed è un vero peccato che le ferrovie italiane stiano facendo di tutto per trasformarlo in una tratta per soli treni merci) e il pensiero va al trascorrere del tempo.
Quando nacque mio nonno, il mezzo più veloce per spostarsi era il treno a vapore. Quando morì, l’uomo era già andato in orbita e si accingeva a mettere piede sulla Luna. Detto per inciso tutto ciò non entusiasmò mio nonno, che non prese mai la patente. Anzi, una volta che si mise alla guida di un sidecar andò largo in una curva, direttamente in strike contro i tavolini di un bar. Naturalmente non prese mai l’aereo, sostenendo che se la natura l’avesse voluto far volare l’avrebbe munito di un paio di ali. Ciononostante si muoveva parecchio e da giovane fu persino commesso viaggiatore.
Quando nacqui io l’uomo stava per mettere piede sulla Luna e molto oltre non è andato. Anzi oggi alcuni dubitano persino (a torto , come potete leggere qui) che l’abbia fatto. E se confronto gli orari dei treni di oggi con quelli di un secolo fa, su molte linee mi accorgo che il progresso è minimo.
Con questo non voglio negare che ci siano stati dei progressi, ma solo sottolineare come essi siano stati rivoluzionari in altri campi.
Il primo computer che entrò in casa nostra, il VIC-20 della Commodore (qualcuno lo ricorderà, credo, perché fu il primo ad essere venduto in più di un milione di esemplari) aveva una memoria ROM di circa 20 kB contenente sistema operativo e interprete BASIC e una memoria RAM di 5 kB, di cui 3,5 kB disponibili per la programmazione in BASIC. Costava circa 200.000 lire. Ora ho in tasca una chiavetta USB da 16 GB (non delle più avanzate, dunque) che costa meno di 30 euro. Fate voi i conti di quanti VIC-20 equivalenti mi sto portando dietro…
Un altro esempio. Circa quindici anni fa, dovendo redigere il bollettino autogestito di un’associazione dovevamo impaginarlo in word, stamparlo, fotocopiarlo e distribuirlo per posta o manualmente in una cinquantina di copie. Adesso posso tenere un blog, come effettivamente faccio, che mi consente di pubblicare in tempo reale gli argomenti di cui desidero parlare, e dialogare con altre persone a distanza di decine, centinaia e persino migliaia di chilometri di distanza. Persone che certamente non avrei mai incontrato con il vecchio sistema.
Connettendo il mio blog a Facebook posso ulteriormente condividere le informazioni, facendole apparire sulla bacheca dei miei contatti virtuali, che possono interagire con me in tempo reale.
Detto altrimenti, il semplice atto di leggere queste righe, che lo facciate dal blog o tramite Facebook, ancora pochi anni fa non sarebbe stato possibile. Le implicazioni di ciò sono evidentemente enormi, se ci pensate.
Quanto sta accadendo in questi ultimi giorni, coi servizi segreti di mezzo mondo impegnati a dare la caccia ad un uomo e a tentare di bloccare i siti che ripropongono i documenti da lui pubblicati, è qualcosa che sarebbe stato impensabile quindici anni fa.
Oggi gli studenti iraniani, e quelli italiani seppure in condizioni diverse, sono in grado di comunicare a tutto il mondo le ragioni della loro protesta tramite la rete. Venti anni fa gli studenti della Pantera dovevano occupare gli uffici delle università per mettere le mani sui fax e tenersi in contatto con le altre facoltà occupate. Oggi è possibile salire sul tetto di un monumento e tenersi in contatto tramite i cellulari connessi alla rete.
Un grande potere, ovviamente, comporta sempre anche una grande responsabilità e l’uso di internet non fa eccezione, ma il treno corre veloce e sono già quasi arrivato alla prossima fermata, perciò vi risparmio la tirata moraleggiante sui rischi della rete. Tanto sono certo che l’avete già sentita…
Prima parte

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