I Monologhi di Sana – Rubrica
Prendo il via dai fatti di cronaca…resto shockata dalla violenza, dalla prevaricazione; venerdì sera sono stata a bere con delle amiche, una di loro mi racconta una storia di violenza, di annullamento totale di sè per stare con la persona che amava…ripenso alla mia, di esperienza, e finisce che mi faccio un sacco di domande…su di me, su di noi, sui rapporti, sul mondo.
Non credo nelle storie del “femminicidio”, come non credo nelle “quote rosa”…gran cazzate.
Perchè cerchiamo sempre di risolvere il problema dalla parte sbagliata?
Non è così, che lo risolvi.
Non è trattando le donne come una specie protetta, “femina italica comune”.
I problemi si risolvono sempre e solo insegnando.
Portare cultura, una consapevolezza più profonda, è l’unica cosa che li risolve.
Potrei attaccare una pippa su quanto sia immondo bruciare vivo un altro essere umano, uomo o donna che sia, non importa, ma ne sono già pieni i giornali e non mi sembra una riflessione utile…
mi chiedo, invece, perchè, tra le storie di violenza che mi capita di sentire, c’è sempre una donna che perdona? C’è sempre una povera illusa che crede (spera?) che sia stato un momento di follia che non si ripeterà?
Lo dico per esserci passata io stessa, no, è inutile sperare, chi è violento è violento sempre.
E se l’ha fatto una volta lo rifarà, salvo fare davvero grandi sforzi per cambiare.
Ma non mi piace questa storia delle vittime sempre e comunque…sono intimamente convita che spesso potremmo non essere vittime, e scegliamo di esserlo.
Perchè nessuno ci obbliga a stare con una persona che ci maltratta, nessuno ci obbliga a stare in una situazione che ci fa soffrire, ce lo scegliamo – e si, sono convita che sia diritto di chiunque scegliersi di vivere anche situazioni difficili o non sane senza che nessuno gli rompa le palle -
è la nostra vita.
Ma poi, tutte queste storie di violenza da cosa sono dettate?
A mio avviso dalla confusione.
Confusione di genere.
Quando siamo piccini ci crescono con un’idea, una distinzione facile.
Femminuccia: rosa, principesse, istinto materno, bellezza.
Maschietto: azzurro, forza, indipendenza, robottoni, primeggiare.
Poi si arriva all’adolescenza e si scopre che col cacchio che è tutto così lineare, non più.
Con la differenza che nessuno ha ancora ben capito come confrontarsi con questo mondo che cambia.
Siamo la prima generazione che lo fa davvero e ci ritroviamo a dover costruire un nuovo modo di rapportarsi senza avere un riferimento nel passato e nel futuro.
Dobbiamo incastrare le cosiddette “donne con le palle” – che termine orribile - con gli uomini “sensibili”.
Sarà che per inclinazione personale mi ritrovo spessissimo ad avere a che fare con uomini timidissimi, impacciati, spaventati….ma si, esiste pure questa categoria che secondo me confonde le acque.
Quella storia di “sesso debole, sesso forte”…era na zozzeria, però facilitava.
Tu crescevi e sapevi già da che parte dovevi stare, quale fosse il tuo ruolo; mo è tutta na caciara.
Io ci ho riflettutto parecchio, perchè mi sono ritrovata ad avere a che fare con una persona che tentava in tutti i modi di incasellarmi in quel ruolo di moglie-bambina, sempre manchevole di qualcosa, sempre bisognosa, sempre troppo bassa per arrivare ai frutti sul ramo dell’albero.
Ma io non sono così, non lo sono mai stata.
Io quando voglio una cosa me la prendo, sono una di quelle che se non arriva ai frutti si guarda intorno, prende i pezzi di spazza e ci si fa na scaletta.
Provo anche a mettermi nei panni altrui, di quelli degli uomini.
Compagne che si aspettano che tu abbia sempre la risposta, la soluzione, che tu non abbia mai paure, dubbi, incertezze…”l’uomo che non deve chiedere mai”, insomma.
Ma che palle!
Io, nel mio piccolo, credo di aver trovato la soluzione (che va bene per me, ma non è detto che vada bene per tutti)
Switch!
Sapete che è? No?
Sommariamente, nel BDSM – se non sapete manco che è questo: aprite un motore di ricerca e scopritelo, internet c’è apposta! – le figure di riferimento sono due: “master” cioè il padrone, quello che comanda, prende le decisioni e “slave” quello che obbedisce, subisce, segue.
E poi ci sono gli switch…gli switch sono quella tipologia di individui che non ha una netta inclinazione verso l’una o l’altra figura, le ricoprono entrambe a seconda della situazione.
Ecco, io credo che il segreto sia proprio nell’essere switch.
Perchè nessuno è mai solo forte e deciso…e nessuno è mai contento di seguire soltanto.
Sono infatti intimamente convinta che un rapporto sano e duraturo sia molto più basato su quello che si può affrontare insieme che sulle dichiarazioni d’amore.
Il mio compagno di vita deve essere prima di tutto il mio migliore amico; devo poterci condividere (quasi) tutto.
Ricordo con orrore che il mio ex si rifiutava, in risposta a una mia esplicita richiesta, di cacciare i tristoni che puntualmente mi si accollavano; motivazione: “sai benissimo farlo da sola e io non voglio sembrare un paranoico geloso”.
Si, è vero, lo so fare da sola, è una vita che lo faccio da sola, ma forse, proprio perchè tu sei il mio compagno, ogni tanto c’avrei voglia che lo facessi te?
Forse non c’ho voglia di essere sempre e solo forte e indipendente?
Forse mi farebbe piacere sapere che almeno con te posso condividere gli accolli, che ogni tanto, almeno in tua presenza, posso sotterrare l’ascia di guerra e ripigliarmi un attimo?
E magari a te farebbe bene sapere che puoi fare altrettanto con me?
Ma finchè siamo tutti troppo occupati a pensare all’immagine che diamo di noi, ‘sta cosa non funziona.
Io non voglio un compagno che mi cammini dietro, nè davanti, ne voglio uno che mi cammini al fianco, che venga a braccetto con me a scoprire il mondo.
Voglio un compagno con cui condividere idee, scoperte, progetti.
E pure emozioni, che siano belle o brutte; io ho un’idea, una coppia deve essere un team, una roba funzionale ad affrontare meglio la vita; e meglio non vuol dire solo risolvendo meglio i problemi, ma pure con più sorrisi.
Io col mio compagno mi voglio prima di tutto divertire, voglio prima di tutto svegliarmi e pensare “un’altra giornata insieme…fantastico! Andiamo a fare casino!” con la consapevolezza che se inciampo, mi ripigli, e dando la consapevolezza che se domani succederà a te, ti ripiglio io.
Senza se e senza ma.
Senza distinzioni di genere, ma solo in base ai momenti di vita e alle inclinazioni personali.
Perchè ci credo così tanto?
Perchè questa è una visione che non parla di generi e numeri, va bene per tutti: donne, uomini, etero, gay, lesbo, trans…va bene in due, in tre, in cinque.
Va bene per ogni tipo di amore, che non tutti gli amori sono per tutta la vita.
Prima di essere una qualsiasi – o più – di queste cose, siamo persone.
Per cui, impariamo a rapportarci da persone con persone.
Impariamo a innamoriamoci della persona, non di quello che rappresenta.
Svestiamola dei suoi “ruoli”, delle impressioni, delle maschere, delle aspettative; concentriamoci su quello che ci da’ stare assieme, su cosa condividiamo stando insieme, su quello che ci suscita quella persona in quanto proprio lei.
In sostanza…Keep it simple, stupid!