Mao aveva riportato in auge questa allusione storica lanciata in un famoso discorso liberale e liberatore del 1956 che avrebbe avuto una notevole risonanza. Sostenuti da artisti, scrittori e studenti, i piccoli partiti non comunisti che erano stati tenuti a freno, in una sorta di libertà vigilata, per salvare una parvenza di dialogo democratico, "uscirono allo scoperto" e intrapresero una campagna denigratoria nei riguardi dell’apparato del Partito Comunista che guadagnava una forza sempre maggiore e si diffondeva nell'intero paese. Fu come stappare una bottiglia di spumante, l’ebbrezza di un nuovo clima liberal-democratico divenne entusiasmante e portò ad alcuni eccessi.
L’apparato del Partito cominciò una reazione dapprima solo difensiva, poi sempre più pesante, con censure, processi, condanne ai campi di lavoro, persino fucilazioni… nel 1958 dei Cento fiori non restavano nemmeno i petali.
Oggi il Partito Democratico vive un momento di possibile svolta, con Matteo Renzi che, aggiudicandosi la segreteria nazionale, può riportare all’entusiasmo della nascita dell’Ulivo, un entusiasmo contagioso e vittorioso. Da allora il PD ha perso circa 3.500.000 elettori!
Su questa possibile rinascita dello spirito partecipativo e innovativo si allunga l’ombra dell’Apparato: la mozione Renzi, nonché tutte le prese di posizione del Sindaco di Firenze, dice chiaramente che con l’abolizione del finanziamento pubblico dei partiti si dovranno avere apparati ridotti e più leggeri.
Probabile quindi che ci sarà una opposizione molto forte ad un ridimensionamento, quando dall’annuncio si passerà all’attuazione, quando si smantelleranno uffici e strutture che, costosissime, poco hanno prodotto e che, se misurate sulla base dei risultati conseguiti, nulla valgono.
Per me, ritornando a Zhuangzi, i 100 fiori sono le persone che si sono avvicinate, o riavvicinate, alla Politica sperando in una vera partecipazione, in un Nuovo che rompa con i vecchi schemi. Le 100 scuole sono i Circoli nei quali si torna a parlare di Programmi, di Futuro, di Lavoro (perché senza lavoro non c’è futuro).