Di Grazia Serao. È appena entrata nel vivo la riforma del lavoro è già il premier, Matteo Renzi, si trova a fare i conti con i primi grattacapi. È evidente ormai che l’ala più a sinistra del partito democratico non intenda appoggiare ciecamente il Presidente del Consiglio, che dal canto suo non intende retrocedere di un passo sul contenuto del Job Act. Lo stato dei fatti fa pensare dunque che assisteremo a breve ad una lunga e lancinante battaglia parlamentare, a suon di numeri e voti.
Dove troverà Renzi i voti di cui ha bisogno per l’approvazione del provvedimento sul lavoro in Parlamento?
Molto probabilmente il sostegno verrà ancora una volta da Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia sarebbe pronto a tendere la mano al governo, approvando il Job Act così com’è. Che l’ex cavaliere nutra un certo piacere nell’aiutare Matteo Renzi non è un mistero, visto che gli italiani l’hanno già appurato all’epoca del Patto del Nazareno.
Ma viene da chiedersi, a questo punto, cosa ci sia dietro. Si tratta a ben vedere non solo di interessi politici ma anche economici.
Berlusconi sa bene che avvicinandosi a Renzi non fa altro che allontanarlo dal suo partito, soprattutto da quella parte più estremista del PD che vede in Berlusconi il più acerrimo dei nemici.
Non solo di battaglia politica si tratta. Non si dimentichi che prima ancora che capo di Forza Italia l’ex Cavaliere a una lunga serie di interessi economici legati alle sue aziende: allora tanto vale entrare nella maggioranza per salvaguardare il Partito Mediaset.
È difficile comunque prevedere quanto costerà in termini di popolarità (e quindi voti) questa strategia. Ma il timore è che ormai a Berlusconi questi numeri non interessino.