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Riforma della RAI del 1975

Creato il 11 aprile 2013 da Marvigar4

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   Il 14 aprile 1975 fu approvata la Legge n. 103 dal titolo Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva, mettendo in pratica la prima vera riforma della RAI dal 1954, anno dell’inizio delle trasmissioni televisive in Italia. Fu l’inizio della cosiddetta lottizzazione, una suddivisione delle reti radiotelevisive in base ai maggiori gruppi politici italiani, completata nel 1979 con l’inaugurazione del Terzo canale. La Democrazia Cristiana ebbe il controllo della prima rete, la più importante, il Partito Socialista ottenne la seconda e la terza fu assegnata al Partito Comunista. Al di là della spartizione partitocratica, la prima riforma della RAI del 1975 fu l’occasione per verificare nuovi linguaggi, trasmettere programmi innovativi, soprattutto la seconda rete, più progressista, realizzò un telegiornale, dal titolo Studioaperto, con scenografie moderne e una conduzione meno ingessata (il primo speaker fu Piero Angela…). Nacquero programmi che sono rimasti nella storia come L’altra domenica di Arbore, Onda libera, con un giovanissimo Roberto Benigni, e Tg2 Odeon, dove per la prima volta si assistette a un nudo femminile. Lo spirito iniziale si è perso, l’avvento della tv commerciale ha di fatto omologato verso il basso il servizio pubblico radiotelevisivo, la sperimentazione fu accantonata inseguendo l’auditel e lottizzando politicamente fino all’inverosimile. Da quel 14 aprile 1975 fino ad oggi abbiamo assistito a un’autentica involuzione del linguaggio, la stessa professionalità e la dote artistica non sono state più il criterio di base… oggi, con la crisi economica, il basso costo, i format cotti e precotti diventano una necessità, si salvano poche eccezioni e, come dicevano i Trettrè in Drive In, “l’acqua è poca, ossia scarseggia, e la papera non galleggia”…

© Marco Vignolo Gargini

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Commissione di vigilanza servizi radiotelevisivi

Legge 14 aprile 1975, n. 103
Nuove norme in materia di diffusione radiofonica e televisiva.
(Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 102 del 17 aprile 1975, ed entrata in vigore il giorno successivo. Il testo riportato è quello attualmente vigente in base a successive modifiche, ed è aggiornato al 7 settembre 2000)

Titolo I
Del servizio pubblico di diffusione radiofonica e televisiva.

Art. 1

La diffusione circolare di programmi radiofonici via etere o, su scala nazionale, via filo e di programmi televisivi via etere, o, su scala nazionale, via cavo e con qualsiasi altro mezzo costituisce, ai sensi dell’articolo 43 della Costituzione, un servizio pubblico essenziale ed a carattere di preminente interesse generale, in quanto volta ad ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese in conformità ai principi sanciti dalla Costituzione. Il servizio è pertanto riservato allo Stato.

L’indipendenza, l’obiettività e l’apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali, nel rispetto delle libertà garantite dalla Costituzione, sono principi fondamentali della disciplina del servizio pubblico radiotelevisivo.

Ai fini dell’attuazione delle finalità di cui al primo comma e dei principi di cui al secondo comma, la determinazione dell’indirizzo generale e l’esercizio della vigilanza dei servizi radiotelevisivi competono alla Commissione prevista dal decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 3 aprile 1947, n. 428. Sono soppressi gli articoli 8, 9, 10, 11, 12, 13 e 14 del decreto legislativo del Capo provvisorio dello Stato 3 aprile 1947, n. 428, e la legge 23 agosto 1949, n. 681.

Detta Commissione assume la denominazione di Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi. Essa è composta di quaranta membri designati pariteticamente dai Presidenti delle due Camere del Parlamento, tra i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari.

La Commissione elabora un proprio regolamento interno che sarà emanato di concerto dai Presidenti delle due Camere del Parlamento sentiti i rispettivi uffici di presidenza. Detto regolamento stabilisce le modalità per il funzionamento della Commissione stessa e la sua articolazione in sottocommissioni per l’adempimento dei poteri di cui al presente articolo. Una di dette sottocommissioni permanenti è competente per l’esame delle richieste di accesso, secondo quanto stabilito dal successivo articolo 6.

Art. 2

La riserva del servizio allo Stato, di cui all’art. 1, comprende:

l’installazione e l’esercizio tecnico degli impianti destinati alla diffusione circolare radiofonica e televisiva, fatta eccezione per gli impianti ripetitori privati via etere di programmi televisivi e radiofonici stranieri e nazionali, la cui installazione e utilizzazione sono regolate dal titolo III della presente legge;

la trasmissione, mediante gli impianti predetti, di programmi di qualsivoglia natura, sia all’interno che all’estero.

Sono altresì incluse nella riserva la filodiffusione sonora e la televisione via cavo, fatta eccezione per le ipotesi previste dal titolo II della presente legge.

Art. 3

Il Governo può provvedere al servizio pubblico della radio e della televisione con qualsiasi mezzo tecnico, mediante atto di concessione ad una società per azioni a totale partecipazione pubblica, sentita la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

La concessione importa di diritto l’attribuzione alla concessionaria della qualità di società di interesse nazionale, ai sensi dell’art. 2461 del codice civile.

Art. 4

La Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi:

formula gli indirizzi generali per l’attuazione dei principi di cui all’articolo 1, per la predisposizione dei programmi e per la loro equilibrata distribuzione nei tempi disponibili; controlla il rispetto degli indirizzi e adotta tempestivamente le deliberazioni necessarie per la loro osservanza;

stabilisce, tenuto conto delle esigenze dell’organizzazione e dell’equilibrio dei programmi, le norme per garantire l’accesso al mezzo radiotelevisivo e decide sui ricorsi presentati contro le deliberazioni adottate dalla sottocommissione parlamentare di cui al successivo articolo 6 sulle richieste di accesso;

disciplina direttamente le rubriche di “Tribuna politica” “Tribuna elettorale”, “Tribuna sindacale” e “Tribuna stampa”;

indica i criteri generali per la formazione dei piani annuali e pluriennali di spesa e di investimento facendo riferimento alle prescrizioni dell’atto di concessione;

approva i piani di massima della programmazione annuale e pluriennale e vigila sulla loro attuazione; riceve dal consiglio di amministrazione della società concessionaria le relazioni sui programmi trasmessi e ne accerta la rispondenza agli indirizzi generali formulati;

formula indirizzi generali relativamente ai messaggi pubblicitari, allo scopo di assicurare la tutela del consumatore e la compatibilità delle esigenze delle attività produttive con la finalità di pubblico interesse e le responsabilità del servizio pubblico radiotelevisivo;

analizza, anche avvalendosi dell’opera di istituti specializzati, il contenuto dei messaggi radiofonici e televisivi, accertando i dati di ascolto e di gradimento dei programmi trasmessi;

riferisce con relazione annuale al Parlamento sulle attività e sui programmi della Commissione ;

elegge dieci consiglieri di amministrazione della società concessionaria secondo le modalità previste dall’art. 8;

esercita le altre funzioni ad essa demandate dalla legge.

La Commissione trasmette i propri atti per gli adempimenti dovuti alle Presidenze dei due rami del Parlamento, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per le poste e le telecomunicazioni, ai consigli regionali e al consiglio di amministrazione della società concessionaria.

Per l’adempimento dei suoi compiti la Commissione può invitare il presidente, gli amministratori, il direttore generale e i dirigenti della società concessionaria e, nel rispetto dei regolamenti parlamentari, quanti altri ritenga utile; può, altresì, chiedere alla concessionaria l’effettuazione di indagini e studi e la comunicazione di documenti.

(….)

Art. 6

Sono riservati dalla società concessionaria, per apposite trasmissioni, tempi non inferiori al 5 per cento del totale delle ore di programmazione televisiva e al 3 per cento del totale delle ore di programmazione radiofonica, distintamente per la diffusione nazionale e per quella regionale, ai partiti ed ai gruppi rappresentati in Parlamento, alle organizzazioni associative delle autonomie locali, ai sindacati nazionali, alle confessioni religiose, ai movimenti politici, agli enti e alle associazioni politiche e culturali, alle associazioni nazionali del movimento cooperativo giuridicamente riconosciute, ai gruppi etnici e linguistici e ad altri gruppi di rilevante interesse sociale che ne facciano richiesta.

Per le testate dei giornali quotidiani che non siano organi ufficiali di partito è istituita una tribuna della stampa.

La sottocommissione permanente per l’accesso, costituita nell’ambito della Commissione parlamentare, procede almeno trimestralmente, sulla base delle norme stabilite dalla Commissione stessa, all’esame delle richieste di accesso, delibera su di esse, determina il tempo di trasmissione complessivamente riservato all’accesso ai programmi nazionali e locali, provvede alla ripartizione del tempo disponibile tra i soggetti ammessi. Le norme emanate dalla Commissione parlamentare devono ispirarsi:

a) all’esigenza di assicurare la pluralità delle opinioni e degli orientamenti politici e culturali;

b) alla rilevanza dell’interesse sociale, culturale ed informativo delle proposte degli interessati;

c) alle esigenze di varietà della programmazione.

La sottocommissione stabilisce le modalità di programmazione, sentita la concessionaria.

Contro le decisioni della sottocommissione è ammesso ricorso da parte del richiedente alla Commissione parlamentare in seduta plenaria. I soggetti interessati devono designare la persona responsabile, agli effetti civili e penali, del programma da ammettere alla trasmissione e comunicare alla sottocommissione ed alla concessionaria il contenuto del programma stesso.

I soggetti ammessi all’accesso devono, nella libera manifestazione del loro pensiero, osservare i principi dell’ordinamento costituzionale, e tra essi in particolare quelli relativi alla tutela della dignità della persona nonché della lealtà e della correttezza del dialogo democratico e astenersi da qualsiasi forma di pubblicità commerciale.

I soggetti che fruiscono dell’accesso, nell’organizzare il proprio programma in modo autonomo, possono avvalersi della collaborazione tecnica gratuita della concessionaria secondo norme ed entro limiti fissati dalla Commissione parlamentare per soddisfare esigenze minime di base.

Art. 7

Ai telegiornali ed ai giornali radio si applicano le norme sulla registrazione dei giornali e periodici contenute negli articoli 5 e 6 della legge 8 febbraio 1948, n. 47; i direttori dei telegiornali e dei giornali radio sono, a questo fine, considerati direttori responsabili.

Chiunque si ritenga leso nei suoi interessi materiali o morali da trasmissioni contrarie a verità ha il diritto di chiedere che sia trasmessa apposita rettifica.

La richiesta deve essere presentata al direttore della rete radiofonica o televisiva o al direttore del telegiornale o del giornale radio, nei cui programmi la trasmissione da rettificare si è verificata.

Il direttore competente è tenuto a disporre che la rettifica sia effettuata, senza ritardo, purché la rettifica stessa non abbia contenuto che possa dar luogo a responsabilità penale.

Salvo casi di particolare rilevanza, le rettifiche vengono effettuate nell’ambito di apposite trasmissioni.

Il rifiuto di ottemperare all’obbligo di rettifica è punito con le sanzioni previste dall’articolo 8 della legge 8 febbraio 1948, n. 47. Si osservano in tal caso le norme di cui all’articolo 21 della stessa legge.

La trasmissione della rettifica non esclude le responsabilità penali e civili nelle quali si sia già incorsi.

(…)

Art. 12
(Il presente articolo dovrebbe considerarsi non più applicabile, in quanto la nomina e la decadenza del Consiglio di amministrazione e del Direttore sono state diversamente disciplinate da norme posteriori

Il consiglio di amministrazione e il direttore generale decadono quando in un esercizio finanziario il totale delle spese superi di oltre il 10 per cento il totale delle entrate previste. L’aumento dell’indennità di contingenza eccedente la quota prevista nel bilancio di previsione non è calcolato a questi fini.

Il collegio dei sindaci, qualora accerti che, in un esercizio finanziario, nel bilancio consuntivo il totale delle spese supera di oltre il 10 per cento il totale delle entrate previste per l’esercizio stesso, riferisce entro quindici giorni alla Commissione parlamentare che, accertato il superamento del limite del 10 per cento, dichiara che ricorrono le condizioni di cui al precedente comma.

In questo caso la Commissione parlamentare nomina a maggioranza di due terzi dei componenti un collegio commissariale di cinque membri di cui due designati dall’assemblea degli azionisti, uno dei quali con funzioni di presidente. Il collegio commissariale dura in carica quattro mesi.

Il consiglio di amministrazione segnala tempestivamente al Governo, alla Commissione parlamentare e al collegio sindacale, per gli opportuni provvedimenti di rispettiva competenza, le possibilità di aumento dei costi, derivanti da ragioni esterne, obiettive e non prevedibili che possono determinare la situazione di cui al presente articolo.

(…)

Art. 14
(In base a leggi posteriori, la Convenzione attualmente vigente è di durata ventennale)

L’atto di concessione, comprensivo di tutti i servizi che rientrano nella riserva allo Stato e sono riportati nell’articolo 2, deve avere validità per sei anni, è rinnovabile per un periodo non superiore e prevede tra l’altro sulla base del preventivo annuo globale delle entrate della società concessionaria o delle entrate che ad essa eventualmente conceda con la legge lo Stato:

i tempi ed i modi dell’introduzione delle trasmissioni televisive a colori su parere del C.I.P.E.;

la prosecuzione dell’estensione delle reti radiofoniche e televisive assicurando la ricezione di tutti i suoi programmi possibilmente all’intero territorio nazionale, con qualsiasi mezzo tecnico, anche mediante eventuali convenzioni con i comuni, le province, le comunità montane o appositi consorzi degli enti locali;

la ristrutturazione delle reti e degli impianti al fine di adeguarli all’evoluzione tecnologica;

la costruzione di una terza rete televisiva;

la realizzazione graduale di altri impianti radiofonici e televisivi, ad esaurimento delle disponibilità consentite dalle frequenze assegnate all’Italia dagli accordi internazionali per i servizi di radiodiffusione;

la sperimentazione delle più recenti tecniche in tema di trasmissioni televisive.

I relativi piani tecnico-finanziari sono soggetti all’autorizzazione ed al controllo dei competenti organi ministeriali secondo le norme vigenti.

Art. 15

Il fabbisogno finanziario per una efficiente ed economica gestione dei servizi di cui all’articolo 1 è coperto con i canoni di abbonamento alle radioaudizioni ed alla televisione di cui al R.D.L. 21 febbraio 1938, n. 246, convertito nella L. 4 giugno 1938, n. 880, e successive modificazioni, nonché con i proventi derivanti dalla pubblicità radiofonica e televisiva e con le altre entrate consentite dalla legge.
(La vigenza della presente disposizione è cessata il 31 dicembre 1993)

(…)

Art. 19

La società concessionaria, oltre che alla gestione dei servizi in concessione, è tenuta alle seguenti prestazioni:

a) a sistemare, secondo piani tecnici approvati dal Ministero delle poste e delle telecomunicazioni, le reti trasmittenti televisive nelle zone di confine bilingui, per renderle idonee a ritrasmettere programmi di organismi esteri confinanti; ad attuare la ristrutturazione ed assumere la gestione degli impianti di terzi eventualmente ad essa affidati, esistenti in dette zone alla data di entrata in vigore della presente legge;

b) a predisporre annualmente, sulla base delle direttive della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sentita la Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi, programmi televisivi e radiofonici destinati a stazioni radiofoniche e televisive di altri Paesi per la diffusione e la conoscenza della lingua e della cultura italiana nel mondo e ad effettuare, sentita la stessa Commissione parlamentare, trasmissioni radiofoniche speciali ad onde corte per l’estero, ai sensi del D.Lgs. 7 maggio 1948, n. 1132 e del D.P.R. 5 agosto 1962, n. 1703;

c) ad effettuare trasmissioni radiofoniche e televisive in lingua tedesca e ladina per la provincia di Bolzano, in lingua francese per la regione autonoma Valle d’Aosta ed in lingua slovena per la regione autonoma Friuli-Venezia Giulia.

Art. 20

(…)

Per i servizi speciali radiotelevisivi, non compresi fra quelli suindicati, le amministrazioni dello Stato richiedenti concordano, attraverso apposite convenzioni, con la società concessionaria le modalità delle prestazioni e l’entità dei relativi rimborsi, sentito il parere obbligatorio della Commissione parlamentare.

(…)

Art. 22

La società concessionaria è tenuta a trasmettere i comunicati e le dichiarazioni ufficiali del Presidente della Repubblica, dei Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, del Presidente del Consiglio dei Ministri e del Presidente della Corte costituzionale, su richiesta degli organi medesimi, facendo precedere e seguire alle trasmissioni l’esplicita menzione della provenienza dei comunicati e delle dichiarazioni.

Per gravi e urgenti necessità pubbliche la richiesta del Presidente del Consiglio dei Ministri ha effetto immediato. In questo caso egli è tenuto a darne contemporanea comunicazione alla Commissione parlamentare per l’indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi.

(…)



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