I maggiormente colpiti dalla riforma pensioni Monti-Fornero sono i nati nel 1952 che avrebbero maturato i requisiti per il trattamento pensionistico al 31 dicembre 2012. Le nuove regole, infatti, per loro sono pesanti, in quanto dovrebbero ritardare il momento di andare in pensione di 6 anni.
E’ stata dunque prevista una regola transitoria per attutire l’impatto della riforma in modo da permettere di andare in pensione con un ritardo di 4 anni anzichè 6. L’agevolazione riguarda soltanti i dipendenti del settore privato, con esclusione dei dipendenti pubblici e degli autonomi.
Sono state previste due vie di uscita:
> La prima riguarda i lavoratori che potevano andare in pensione con la “quota 96″, cioè con 36 anni di contributi e 60 anni di età o con 35 anni di contributi e 61 anni di età. Sono state abolite le quote ed il pensionamento può avvenire con 42 anni e 1 mese di contributi nel 2012 (crescente negli anni) oppure con almeno 64 anni di età.
> La seconda riguarda le lavoratrici che nel 2012 sarebbero potute andare in pensione con
20 anni di contributi e 60 anni di età, le quali, con la riforma, avrebbero dovuto aspettare il compimento dei 66 anni. L’agevolazione, invece, permetterà anche a loro di andare in pensione a 64 anni.
Altra categoria penalizzata è quella dei giovani, ma anche per questi è stato fatto uno “sconto” sull’età. Per giovani si intende coloro che hanno cominciato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995, i quali avranno una pensione calcolata con il meno favorevole sistema contributivo.
Per loro sarà possibile ottenere la pensione anticipata, rispetto all’età della vecchiaia, purchè abbiano compiuto 63 anni di età ed avere versato un minimo di 20 anni di contributi effettivi (esclusi cioè i versamenti volontari). Inoltre dovranno cessare il rapporto di lavoro dipendente e l’importo della pensione dovrà essere almeno pari a 2,8 volte l’ammontare dell’assegno sociale (1.200 euro mensili del 2012).
E’ un piccolo trattamento di favore che consente ai giovani di vedere applicato l’adeguamento della pensione alle aspettative di vita a partire dai 63 anni di età, anzichè 66 come avviene per i lavoratori più anziani.
Un trattamento più favorevole riguarda anche le donne con una lunga carriera lavorativa alle spalle. Queste potranno andare in pensione con le vecchie regole, cioè con 35 anni di contributi e 57 anni di età (58 se autonome). Potranno però farlo fino al 2015 accettando che la pensione sia calcolata interamente con il sistema contributivo. Questo è meno vantaggioso del sistema retributivo, per cui la pensione subisce una perdita all’incirca del 20-25%.
(Segue quinta parte)
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By Blogsdna
Inviato il 11 settembre a 08:26
Cari signori ,Fornero e Monti :avete rovinato la vita a migliaia di persone