Di Consiglia Grande. Previsto in mattinata, precisamente alle 8:00, l’incontro al Palazzo Chigi tra Pd e i sindacati. Alla riunione hanno partecipato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, quello dell’Economia Pier Carlo Padoan, la titolare della Funzione pubblica Marianna Madia e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio. Tra i sindacati presenti i segretari generali di Cigl, Uil e Ugl, Susanna Camusso, Luigi Angeletti e Geremia Mancini, ed il segretario generale aggiunto della Cisl Annamaria Furlan.
Renzi ha così esordito all’apertura dell’incontro: ‘Il Paese ha bisogno di un clima di fiducia‘. Un’ora dopo ad essere ricevute erano le associazioni degli imprenditori, una mossa che non è assolutamente piaciuta alla Camusso: ‘Mi ricorda una canzone, un’ora sola ti vorrei‘.
Gli argomenti toccati sono stati vari: salario minimo, rappresentanza e contrattazione decentrata, l’articolo 18, il tfr in busta paga, il bonus degli 80 euro e la valutazione di concedere sgravi sulle assunzioni stabili, con formule di incentivo per i contratti a tempo indeterminato.
Punto controverso della questione quello del maxiemendamento in merito al Jobs Act, con le regole sui licenziamenti, quando viene ammesso il reitengro e separatamente la possibilità di ricorrere al giudice. Ma la rifinitura dei dettagli è rimessa ai decreti delegati. Renzi ha apertamente dichiarato di non temere agguati dal Pd; in tal caso si ricorrerà al confronto.
Intanto disillusa è la reazione dei sindacati. In Primis per la Camusso l’unica novità sono i nuovi incontri. La nostra valutazione non cambia. Registriamo una disponibilità del Premier a discutere sulla rappresentanza sindacale, ma sul resto non condividiamo il piano. Restano la manifestazione del 25 ottobre e tutte le attività di contrasto.
Furlan non è disposta ad accontentarsi, ma chiede lotta all’evasione fiscale e maggiori tagli agli sprechi. Sul lavoro convidiamo la revisione delle politiche attive e l’assorbimento di tutte le forme di precariato nel contratto unico a tutele crescenti. Basta con le false partite iva.
Ma analizziamo punto per punto gli altri argomenti passati in rassegna:
1) l’abolizione dell’articolo 18 è sicuramente il tema che sta più a cuore: il governo ha proposto ai sindacati la possibilità di attuare il reintegro solo nei casi di licenziamenti discriminatori e disciplinari. Inoltre hanno chiesto una semplificazione delle forme contrattuali finora prospettatesi.
In merito invece all’ammissione del Tfr in busta paga, i sindacati chiedono che la scelta spetti al singolo lavoratore, ovviamente a tasse zero. E intanto per le aziende è prevista la costituzione di un fondo partecipato dalle banche, ma è necessario per l’attuazione dell’intento l’appoggio delle piccole e medie imprese.
2) Sulla questione contrattazione, Renzi ha più volte lasciato intendere di essere favorevole a un arretramento della contrattazione nazionale, incentivando invece quella aziendale, alla stregua del modello Fiat. La richiesta è partita dal presidente della Bce Mario Draghi, al fine di favorire una maggiore differenziazione salariale. I sindacati in merito sono divisi.
3) E arriviamo al salario minimo, premettendo che l’Italia è uno dei pochi paesi a non avere una soglia di salario orario minimo. Renzi l’aveva proposto già dalle primarie e dibatte ancora sulla necessità di alzare i salari. L’unica mina vagante di salario minimo, attualmente, sarebbe il cosiddetto giusto compenso per i giornalisti free lance.
4) Infine la legge di stabilità: saranno in questo frangente previsti all’incirca due miliardi per la riduzione sulle tasse del lavoro e un miliardo sulla scuola. 1,5 miliardi destinati invece agli ammortizzatori sociali. La manovra ammonterebbe a 24/25 miliardi nel complesso.