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Riformista, la verità di Macaluso. Ma la redazione spinge verso #OccupyRiformista

Da Kobayashi @K0bayashi

Atmosfera tesa al Riformista. A poche ore dall’assemblea dei soci che potrebbe decretare la messa in liquidazione del giornale è comparso in edicola, sulla prima pagina del quotidiano bianco-arancio, un editoriale del direttore Emanuele Macaluso dal titolo emblematico, “Alcune verità sul nostro giornale“.

Mi dispiace molto scrivere sulla situazione in cui oggi versa il nostro giornale, ma sono costretto a farlo anche perché il comitato di redazione ha indetto, col sindacato dei giornalisti, una conferenza stampa e alcuni quotidiani, già ieri, diffondevano notizie inesatte, a volte non rispondenti al vero.

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Macaluso non ha negato l’esistenza del contenzioso con la famiglia Angelucci e ha accennato ai motivi per cui la firma del contratto di solidarietà ha portato avanti le pubblicazioni soltanto per 3 mesi anziché per i 12 stimati dall’iniziale previsione:

Su queste colonne abbiamo costantemente informato i nostri lettori sulle serie difficoltà in cui si trovava il nostro piccolo foglio a causa della riduzione del contributo pubblico (di cui usufruiscono giornali che sono fogli clandestini legati a notabili o faccendieri), perché la pubblicità che ci era stata promessa non è arrivata, perché con i vecchi editori che ci hanno ceduto la testata c’è un contenzioso su cui decideranno i giudici dato che a loro ci siamo rivolti con un atto giudiziario.

Più di una volta ho detto – e i redattori lo sanno bene – che la nostra cooperativa è subentrata alla vecchia proprietà nel momento in cui il giornale doveva chiudere, e i tentativi fatti per vendere la testata ad altri editori erano falliti. Nel contratto abbiamo scritto che il nostro tentativo di salvataggio (di questo si trattava) doveva essere verificato dopo un anno per capire se potevamo, o no, andare avanti. Ad oggi le condizioni, per i motivi che ho riassunto, non ci sono. E non è bastato l’accordo per il “contratto di solidarietà”, che certo in parte penalizzava i redattori, ma li garantiva anche. Tuttavia, alcuni mancati affidamenti sulla pubblicità e il rispetto del contratto da parte della vecchia proprietà, hanno fatto precipitare la situazione.

A proposito della pubblicità debbo dire che il movimento cooperativo, che ne distribuisce a destra e a manca, non ha mai accolto le nostre modestissime richieste. E anche il movimento sindacale non è stato certo generoso.

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Ultima stoccata riservata a uno dei due membri del comitato di redazione, Alessandro De Angelis, che giovedì 15 marzo diffuso un comunicato nel quale ipotizzava l’inizio di una mobilitazione dei giornalisti sullo stile di quanto già avvenuto nella redazione di Liberazione: insomma, una sorta di #OccupyRiformista.

Non c’è problema, anche perché non c’è pericolo che De Angelis possa fare la fine del mio compagno d’armi Placido Rizzotto. E non c’è problema, perché la nostra cooperativa è autentica e aperta. All’assemblea dei redattori ho detto che nel consiglio della cooperativa, dove sono tre i redattori, ne possono entrare altri: sostituendo anche il presidente Cervetti e nominando un altro direttore per continuare a gestire e fare uscire il giornale.

Le certezze sulla possibilità di continuare non vanno affermate solo in una conferenza stampa, ma, nel concreto: gestendo il giornale e quindi trovando i mezzi per pagare quotidianamente tipografia, carta, stipendi. Noi, Cervetti ed io (che non abbiamo emolumenti di sorta, altro che Marchionne!), daremo tutto l’aiuto possibile a una nuova gestione. Quindi se De Angelis e altri redattori pensano che è possibile andare avanti non occorre occupare i locali dove già sono. Basta assumere la guida della cooperativa e del giornale. Tutto qui.

All’editoriale del direttore ha risposto direttamente il comitato di redazione con una nota.

Bene che il direttore Emanuele Macaluso abbia iniziato a rompere il suo granitico silenzio di settimane sullo stato di salute del giornale. Spiace però constatare che la risposta del direttore alle preoccupazioni espresse in più occasioni dal comitato di redazione, da tutta la redazione, da Stampa Romana e dalla Federazione nazionale della stampa italiana – oltre alla straordinaria e toccante solidarietà bipartisan espressa da tutto il mondo politico e istituzionale – sia del tutto insufficiente rispetto alle questioni drammatiche e urgenti che abbiamo posto nella conferenza stampa di oggi.

Il direttore non risponde alla richiesta di aprire un tavolo di confronto con noi, con la redazione, e con il sindacato per cercare possibili soluzioni, confermando quella scarsa attitudine al confronto che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle in questi mesi. E purtroppo rivelando anche un atteggiamento antisindacale che lascia sconcertati alla luce della sua storia.

È francamente inaccettabile che ci venga offerta una cooperativa piena di debiti a mo’ di sfregio, e che il comandante annunci soltanto di voler lasciare la nave che affonda. E che Macaluso taccia sull’origine di questi debiti e sul rapporto con la precedente società, l’editore Angelucci. Constatiamo che, invece di fare un’operazione verità, l’ex dirigente del Pci preferisca attaccare il Cdr.

La nostra proposta, annunciata in conferenza stampa, resta comunque immutata: riapriamo il tavolo, aspettiamo le cifre del finanziamento pubblico da Palazzo Chigi, e proviamo a salvare il giornale. Ove la volontà di Macaluso e della cooperativa fosse davvero, come risulta dalle convocazioni confermate dell’assemblea dei soci per oggi, quella di liquidare il giornale allora rispondiamo alla provocazione “fate voi se siete più bravi”: “Compagno Macaluso, prima tira fuori i conti veri”.

Il comunicato del cdr “conferma l’incapacità di voler prendere atto di una situazione la cui drammaticità è stata sempre sottolineata al cdr, all’assemblea dei soci, nelle riunioni con giornalisti e poligrafici”, ha controreplicato Macaluso. Quanto ai conti veri invocati dal cdr, il direttore non ha dubbi: “Sono sempre stati esposti all’interno del giornale. È infine noto a tutti che nella riunione della cooperativa di oggi non verranno assunte decisioni definitive“.


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