C’erano una volta i colori chiari, le librerie organizzate e gli storici progettisti, c’era una volta un mondo in cui la ricerca del bello e il piacere più funzionale erano in sintonia, senza compromessi. Un ideale di pace messo a repentaglio dalle dichiarazioni di buongusto quotidiane che ci attraggono verso l’acquisto di un gatto cinese portafortuna senza giustificazione alcuna, ad esempio.
L’appartamento, appena fuori dalla Mura di Lucca, abitato da Marco e Chiara, coppia di giovani designer, con la figlia Bianca, proprietaria indiscussa di bambole e colori sparsi qua e là, si può descrivere come una storia bella dove i protagonisti creativi e sognatori hanno costruito armonia negli spazi grazie alla consapevolezza delle scelte.
Sarà per il rispetto incontrastato per la presenza di macchine da scrivere Olivetti o il ricordo di prosecco e pizzette prese in prestito dal torneo di burraco nel giardino della nonna, al piano di sotto, a farmi sentire a tratti sentimentale nel raccontare questo appartamento?
Castiglioni perduto
Suggestionata dalla collezione di film sullo sfondo della libreria, il racconto di Marco sul suo fortunato ritrovamento di tre pezzi storici firmati Achille Castiglioni, me lo ha fatto immaginare come una sorta di ricercatore dell’epoca d’oro del design italiano anni 60. Metti un RadioFonografo Brionvega, datato 1965, che ti sorride ogni mattina e la lampada Arco, prodotta da Flos e icona per generazioni di designer, abbandonate tra polvere e scatoloni nell’angolo di un’azienda; non sono forse un bene prezioso?
Per quanto Castiglioni abbia dato una svolta alla progettazione italiana conferendo agli oggetti stessi valori di bellezza e cultura globalmente condivisi, è escluso credere che questi potessero avere capacità di movimento autonome.
In poche parole, né lampada né giradischi si erano mai mossi da quell’azienda per decine di anni, accantonati dai proprietari e mai nessun occhio attento li aveva ritenuti degni di restauro.
Altra vicenda è quella del Cobra, la lampada da tavolo disegnata da Elio Martinelli nel 1968.
Grazie a un’insolita e divertente politica di baratto proposta da Marco a un committente di lavoro, la lampada è passata da oggetto dimenticato a forma di pagamento a fine progetto e ora si trova nella loro cucina. Un occhio davvero attento quello di Marco. E chissà se il precedente proprietario si è mai pentito dello scambio.
Banale ma anche naturale chiedersi, se gli stessi giradischi e arredamenti storici fossero stati acquistati nuovi, avrebbero avuto lo stesso impatto, lo stessi valore? Nel dare un giudizio puramente estetico, trattandosi appunto di componenti iconiche la risposta è affermativa. A livello personale, ovvero nel caso di Marco e Chiara “affezionati alle maglie un po’ rovinate dal tempo”, essere riusciti a resuscitare qualcosa dal valore inespresso è un vero punto di forza. E devo ammettere che risulta difficile non trovarsi d’accordo.
Regalo che fai, posto che trovi
Abituata al ritardo inconsapevole, tendo per natura a contornarmi di ritardatari. Da tempo ho raffinato l’arte dell’attesa nelle case di amici, familiari e sconosciuti con una perlustrazione sistematica di cornici, quadretti, centrini, oggettini e più sono strani meglio è.
Dalla mia personale ricerca, ho imparato a catalogare perfettamente i reportage fotografici familiari: l’altare dei nonni con nipoti di vari gradi in qualche occasione religiosa, le foto delle lauree dei trentenni, la perdita di giudizio e rullini dei neo genitori, i matrimoni in estinzione come i fossili dei dinosauri e così via.
Ecco, Marco e Chiara non hanno fotografie esposte.
Niente di appeso, eccetto una composizione di stampe colorate all’ingresso (o meglio c’era una foto di un paesaggio di montagna che proprio durante questa nostra discussione Chiara ha pensato fosse arrivato il momento di toglierla … che quasi mi sono sentita in colpa per avergliela fatta notare).
La ricerca di rappresentanza resta fuori dalle loro necessità.
Se sulla scaffalatura in cucina immaginate di potere ammirare la figlia Bianca magari ritratta sorridente e sporca di sugo, rimarrete sorpresi e abbagliati dalla presenza della statuetta lava stoviglie dalla forma di un cantante con testa afro.
Ben si delinea però la personalità di Marco e Chiara, osservando gli oggetti scelti, soprattutto dai regali di amici e parenti, che vanno poi a costruire delle micro esposizioni.
La disposizione è organizzata dal caso, ma Chiara ammette che più è alto il grado di apprezzamento del regalo più l’oggetto in questione sarà visibile, a costo di ricavare un nuovo spazio apposito.
Se per Natale siete arrivati a casa loro con una saliera che non avete mai visto in bella mostra, un consiglio spassionato … per il prossimo anno risolvetela con una bella pianta.
Libreria come buen retiro
Mi trovo spesso a pensare che la “colpa” di un designer sia quella di ritenersi costantemente insoddisfatto. Ogni progetto concluso non può essere guardato troppo a lungo perché problematiche minime, talvolta persino inesistenti, si espandano a macchia d’olio.
Marco e Chiara non sono esclusi dalla categoria in questione.
Così, in seguito ai nostri complimenti per una lampada a led progettata da Marco, si è passati ai dettagli del prototipo da rivedere, fino all’idea di cambiare la soluzione intera della casa.
Tra gli arredi sopravvissuti a questa ondata immaginaria di rinnovamento si salva la libreria e soprattutto, il suo contenuto: porto sicuro di tutti gli interessi della famiglia. Perché qui si legge parecchio e ne sono la prova i vari libri di letteratura e design perfettamente sistemati. Ma non è tutto. Piccoli televisori vintage fanno capolino, così come una Bessamatic ricevuta dal padre (la macchina fotografica dei paparazzi anni Sessanta per intenderci), molti, moltissimi dvd da vedere in un’altra televisione e due modellini di Van Volkswagen che sembrano ricordare che la fuga è sempre possibile ma, alla fine, la vita quotidiana non è così male.
Un grazie di cuore a Marco e Chiara per averci aperto casa e per avere avuto dato l’avvio alla nostra rubrica Ring and Smile.
Dettagli:
Intervista : Viola
Testo e progetto di Sandra e Viola
Foto di Giorgio Leone
Proprietari di casa : Chiara Nuti e Marco Vincenzi ( designer e co- fondatore di Studiòvo, studio creativo di progettazione che spazia tra l’interior e il product design, fino alla comunicazione grafica e web).