Scrivere è perfino semplice se comprendi che devi rinnegare te stesso.
Dopo ci sono un mucchio di altri impegni da portare a termine, ma probabilmente ogni cosa assume un aspetto più chiaro quando le tue inclinazioni sono chiuse sotto chiave. Perché la storia e i personaggi devono balzare in primo piano. Il palco appartiene a loro.
Comprendere che non si scrive per fare spazio a sé, alle proprie idee, è fondamentale; peccato che in pochi ci facciano caso. Se quindi si rifiuta questa semplice realtà, non si scrive; si annoia. Ovvio che le persone in grado di apprezzare comunque una simile scrittura ci sono, e sono in gran numero. Ma non cambia nulla e non sposta di un millimetro la bontà del discorso.
È sbagliato trasferire sulla pagina la realtà; è errato scrivere delle cose che ci piacciono. In realtà quello che amiamo imprigiona la storia, rende impossibile esercitare quella libertà che spinge a considerare i personaggi non marionette, ma persone con una loro autonomia, i loro pensieri, gusti e inclinazioni.
La libertà di un autore non è nella possibilità di scrivere; ma di scrivere storie efficaci e di valore. Deve per questa ragione liberarsi dell’illusione del “Ora faccio come dico io!” e rassegnarsi a “Faccio come vuole la storia”. Nel primo caso si è vittima dell’illusione di avere già capito tanto, o addirittura tutto, e perciò si scrive. Lo scopo? Convincere o convertire il mondo alla nostra ideuzza.
Nel secondo siamo in viaggio, e quello che si palesa davanti a noi è una scoperta e una rivelazione non solo per il lettore, ma per chi scrive.
E qui arriviamo a un punto forse importante. Spesso si sente dire che quel certo autore scrive perché non trovava le storie che lui voleva leggere. Attenzione. Questo non vuol dire molto, e il fatto che siano frasi pronunciate da chi scrive appunto, è da prendere con le molle.
È evidente anche ai sassi che un autore è una voce unica e personale, ma il suo valore non è solo in questo. Se scrive, il valore è nelle parole, nella storia appunto. Non trova le storie che gli piacciono, certo: deve scriverle lui. Ma queste non sono quelle che lui vuole. Sembra la medesima cosa, ma a ben guardare c’è una bella differenza tra chi scrive cose che gli piacciono, e scrivere.
E c’è perciò una bella differenza tra chi scrive cose che gli piacciono, e scrivere. Il primo crede di far piacere al lettore e invece scrive solo per sé. Il secondo scrive con in mente l’idea che il lettore non sa quello che vuole, ma per questo lavora duro sulla parola. Che almeno lei sappia parlare, sappia essere nitida e forte.
Qualcuno capirà e apprezzerà, forse…






