La corsa alla rinnovabili non è un’esclusiva occidentale
Rapporto Althesys: l’Europa mantiene la leadership del settore, ma i Paesi emergenti sono riusciti ad attrarre il 20% delle operazioni. Unica italiana: Enel Green Power.
La corsa alla rinnovabili non è un’esclusiva occidentale. E pensarlo può essere un danno irreparabile per le aziende italiane del settore. È uno dei tanti dati presenti nel recente Irex International Report dedicato dalla società di consulenza Althesys alle performance delle prime cinquanta compagnie mondiali delle rinnovabili: responsabili nel 2011 di 572 operazioni, per 62,3 GW di impianti, un giro d’affari di quasi 70 miliardi di dollari e oltre 350 mila addetti.
Lo sviluppo di un’energia a minore impatto è sempre più legata al denaro dei Paesi emergenti: questi ultimi nel 2011 hanno attratto il 19,4% delle operazioni. E, molte di queste compagnie, hanno sede in Estremo Oriente: 13 in Cina e 3 a Taiwan. L’Europa ha ancora la leadership – 45% degli investimenti grazie alle 11 “big” tedesche, 5 spagnole, 3 francesi, 2 danesi e l’italiana Enel Green Power (l’unica nella top 50) – ma sta perdendo posizioni. I colossi asiatici, infatti, hanno già due delle tre posizioni principali nello scacchiere del fotovoltaico.
Settore sul quale si concentrano i maggiori investimenti mondiali: su 257 miliardi di dollari ne ha attratti 147, superando, per il secondo anno consecutivo, l’eolico. Che però è in testa fra i primi 50 gruppi: 46,3% di investimenti contro il 40,2. Ma l’Irex Report suggerisce di seguire le performance di altri due fonti verdi: solare a concentrazione (4,6% degli investimenti dei Top 50) ed eolico offshore (6,7%).