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questo non è un articolo o la parte di un libro: sono pensieri, così un po' alla rinfusa, dedicati a don Lorenzo Milani, di cui ieri ricorreva il compleanno (nato nel 1923 è purtroppo mancato, prematuramente, nel 1967: ho sempre ritenuto un'idiozia la retorica antico greca del 'muore giovane chi è caro agli dei' -se non un'idiozia, almeno una magra consolazione).
Don Lorenzo l'ho sempre considerato un amico. Io che sono un lontano dalla 'sua' chiesa -che lui definiva un po' profeticamente, un po' sarcasticamente, la 'ditta'. Io che non l'ho mai conosciuto e che, quando è morto, portato via dalla leucemia, avevo 9 anni. Un amico mai conosciuto, dunque.
Perchè penso così spesso a lui? Perchè gli ho dedicato un blog? Secondo una leggenda ebraica, a ogni generazione ci sono venticinque uomini che giustificano il mondo agli occhi di Dio: don Lorenzo era uno di questi. Ora, di don Milani non se ne vedono molti, in giro anche se i preti non sono tutti uguali ai loro superiori porporati che, oggi assurgono agli 'onori' della cronaca, tra covi e spie e arresti e congiure...Per fortuna ci sonoi don Farinella, i don Gallo...ma, mi perdonino costoro, non sono al libello di don Lorenzo.
Invito chi ne ha voglia a leggere o a rileggere gli scritti di don Milani (e il volume di Neera Fallaci, Dalla parte degli ultimi, vita del prete don Lorenzo Milani): da Esperienze pastorali (che aveva fatto uscire dai gangheri il papa buono, Giovanni XXIV, allora patriarca di Venezia e che aveva fatto scrivere a Pasolini -che, al contrario, non ho mai particolarmente amato- che era un libro che ododrava di sagrestia...e he don Milani è morto quando sono sparite le lucciole -sarà, ma ho controllato: nel mio terreno le lucciole ci sono ancora...) a Lettera a una professoressa che dovrebbe essere un testo obbligatorio, dalle lementari all'Università -ma più per i docenti, che per gli alunni; da Lettera ai giudici ai volumi delle Lettere.
Sarà anche stato un prete, macchiatosi (si fa per dire) di un classismo un po' semplicista; sarà anche stato un ribelle obbedientissimo, come si autodefiniva. Ma mancano persone come lui. Non ci restano che i suoi scritti e i ricordi e le testimonianze di chi l'ha conosciuto. Bisogna andare avanti, condurre le sue battaglie e le sue lotte, senza ripianti ma con la coscienza ch egli è una delle nostre radici.
Negli ultimi anni, sono stati pubblicati quasi un centianio di volumi su di lui: neanch'io l'ho letti tutti. Ma ce ne è uno che vorrei consigliare: è curato da Mario Gennari e si intitola L'apocalisse di don Milani, Libri Scheiwiller, Milano 2008. Sono raccolti diversi articoli e saggi di 25 autori (c'è di tutto, in un paziente lavoro di reperimento, da Montanelli a Rodari, da Silone aZolla, da Bocca a Capitini, da Balducci a Baget Bozzo): tutti testi di diversa taratura ideologica e di diverso valore ma costituenti uno spaccato su questo personaggio semplice e complesso, lineare e poliedrico, essenziale.
PS: tutti i libri del Priore sono editi dalla Libreiria Editrice Fiorentina (www.lef.it).
Buona lettura
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