Nell’anteprima di CheTempo che Fa su Rai3, Luca Mercalli grazie alle sue analisi climatiche e ambientali, ci induce a riflettere su tematiche che ci toccano da vicino ma che spesso eludiamo con superficiale disinteresse. Eppure, in Francia hanno stimato che circa cinque milioni di famiglie soffrono di precarietà energetica. Vuol dire che più del 10% del loro salario viene indirizzato al pagamento delle bolletta del riscaldamento. In Italia questo numero non è disponibile in quanto nessuno sta misurando questo fenomeno, ma sicuramente, non sfugge ad alcuno la difficoltà di pagare questa voce e non solo nelle famiglie monoreddito. Con l’arrivo del freddo si accendono i riscaldamenti e torna a far sentire il suo peso sul portafoglio la bolletta del gas. Se da un lato il prezzo dell’energia aumenta, trainato dal caro-greggio, dall’altro è possibile ridurre il consumo (e la bolletta) adottando comportamenti più razionali. Nell’immediato futuro il risparmio energetico, quindi l’utilizzo di materiali e tecniche in grado di ridurre i consumi correnti, è il primo e più importante serbatoio di energia da cui è possibile attingere.
Mercalli: “Questo vuol dire che dobbiamo farne un tema politico perché il nostro confort è basato su una spesa importante e rimanere al freddo ci fa ripiombare in un passato che non vogliamo ripercorrere, perché è uno degli indicatori più alti della miseria non avere energia in casa, però ne sprechiamo molta e una delle soluzioni è investire affinchè le nostre case non buttino tutta l’energia che esce dalle finestre e dai tetti male isolati. Abbiamo ancora il 55% di sgravio fiscale per la riqualificazione energetica degli edifici che diminuirà al 50% nel 2013, ma comunque, è ancora un aiuto consistente e si dimostra un investimento per la casa. Gli italiani dissipano anzi, buttano ben ottanta miliardi di euro in gioco d’azzardo, cioè il 13.59% del reddito, mi sembra che ci possano essere tutti gli spazi per riqualificare i nostri edifici, il che darebbe anche dell’ottimo lavoro alle aziende italaine che potrebbero far ripartire un’economia virtuosa”.
I due terzi del patrimonio edilizio esistente in Italia sono stati realizzati prima del 1976, anno in cui è entrata in vigore la prima legge sul risparmio energetico. Soprattutto questi edifici, ma anche quelli costruiti fino all’entrata in vigore del DLgs 192/2005 e del DLgs 311/2006, hanno un elevato consumo energetico di cui circa il 70% per il riscaldamento ed il raffrescamento. Le cause principali sono legate allo scarso isolamento dell’involucro esterno e alla scarsa efficienza degli impianti.Da questi dati si evince che la riqualificazione energetica degli edifici esistenti permetterebbe una riduzione notevole dei consumi con un conseguente risparmio energetico.Potremmo dire che ci si dovrebbe indirizzare verso costruzioni dal punto di vista dell’efficienza energetica, volte cioè alla razionalizzazione dei flussi energetici di scambio tra interno ed esterno.
Potremmo dire che avremmo urgenza di politiche che individuano nella necessità di un sostanziale cambiamento nel modo di costruire, di gestire e di mantenere gli edifici esistenti, la chiave di volta, in ambito edilizio, per la salvaguardia dell’ambiente e per la tutela della salute e del benessere dell’uomo. Il risparmio energetico infatti, oltre ad essere un vantaggio immediato per chi lo attua, si traduce in una diminuzione delle emissioni di CO2e quindi rientra in un’ etica ambientale che è garanzia di un futuro per i nostri figli.
Potremmo anche dire che c’era una volta un ambiente salubre che donava benessere agli abitanti di un qualsivoglia luogo ma che tutela e protezione siano diventate ormai un’esigenza di primaria importanza. Com’è noto, ogni essere vivente interagisce costantemente con l’ambiente in cui vive scambiando con esso materia ed energia e per questo motivo, una qualsiasi sua modificazione induce tutta una serie di ripercussioni sugli organismi viventi, e quindi anche sull’uomo.
Da anni si è consolidata la consapevolezza della opportunità di salvaguardare l’ambiente. Si tratta di un impegno certamente indispensabile e prioritario, ma come attuare nella pratica quest’opera che necessita di profonde conoscenze scientifiche, sensibilità ed educazione? Posto che la fetta del patrimonio edilizio italiano costituito dagli edifici condominiali costruiti dal dopoguerra in poi (dagli anni ’50 fino agli anni ’80) è quella che presenta le caratteristiche termiche più scarse e di conseguenza una delle più grosse fonti di sprechi energetici del settore, dovrebbe essere proprio l’obiettivo di una politica seria di incentivazione degli interventi di riqualificazione. È altrettanto evidente che in questo ambito ci sarebbero notevoli spazi di sviluppo per interventi di riqualificazione energetica con la duplice opportunità di ridurre il fabbisogno energetico liberando risorse per altre attività e di costituire occasioni di ripresa per il settore edilizio attualmente in evidente sofferenza. Ma noi viviamo nel bel Paese e di questo continueremo a parlare, parlare, parlare…