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Prima di tutto la collezione: comunque la pensiate sulle pellicce, è innegabile che Vladimiro Gioia sia un genio creativo e un maestro nel suo mestiere. Ha un uso del colore che di rado ho visto negli altri designer: non solo ha un senso del colore stesso fenomenale, ma ha la dote piuttosto rara di essere capace di unire, accostare, mixare tonalità di colore che a prima vista diresti "No, è follia!", ma poi le vedi sul capo e... funzionano! È impossibile non innamorarsi dei disegni, degli intarsi, dei giochi che riesce a creare. Io sono rimasta completamente affascinata, ma non mi dilungo oltre e lascio giudicare a voi.Seconda cosa: il regalo più grande che si possa ricevere facendo il mio mestiere è quello di conoscere il designer, la mente creativa che ha partorito la collezione. Penso che sia un'esperienza unica, seconda solo appunto al poter riempirsi gli occhi di bellezza grazie ad un'opera: che sia moda, arte, musica, cibo...
Vladimiro Gioia è quella che si definisce una bella persona: dapprima timido, chiuso, introverso, ti accoglie con un sorriso fugace, ti scruta con garbo e ti osserva per capire cosa vortichi nella tua testa mentre studi la sua collezione. Poi, esattamente come un fuoco d'artificio, che viene scagliato nel cielo ed esplode in tutta la sua meraviglia, basta poco e anche lui si schiude rivelandosi in tutto il suo intimo essere.Una persona raffinata, colta, intelligente, delicata e gentile, ma che rivela anche un doppio cocciuto, testardo, motivato e mosso da una passione irresistibile.Ha avuto un inizio burrascoso: viene da una famiglia di pellicciai. Il suo destino era segnato, ma lui voleva distinguersi pur rimanendo fedele alla tradizione familiare. Dunque scegliere di osare col colore. Chiunque in famiglia è pessimista: gli dicono che il mercato non è ancora pronto per una cosa del genere, che gli daranno del pazzo, che si è spinto troppo oltre.Lui è preoccupato, ma c'è quella voce dentro che gli dice che è la strada giusta. Poi arriva Vogue e tutta la giostra della moda. E il resto diventa storia.Ho ascoltato con rispetto e ammirazione mentre raccontava degli inizi, delle paure che turbano i sogni di ogni designer emergente, della voglia di affermarsi e distinguersi, di riuscire ad avere una voce.
Ci siamo confrontati anche sulla questione spinosa delle pellicce e dell'uso di stoffe animali, di come l'opinione pubblica sia divisa e di come gli animi si infervorino in merito.Personalmente ritengo che il rispetto debba essere alla base: ognuno deve essere libero di pensarla come vuole. Così come una persona rispetta chi è contro le pellicce, in egual maniera un altro deve rispettare chi è a favore.Si può dissentire, ma sempre con eleganza. Sono una persona che non disdegna le alternative eco, però non mi ritengo nemmeno di quelle che se ne ricevesse una vera in regalo (come è già successo), si scandalizzerebbe indignata.
Accetto e rispetto chi dice no alle pellicce vere e chi si batte in difesa della sua causa, purché la persona in questione sia vegana, indossi esclusivamente abiti in materiali organici, usi prodotti cruelty-free, non faccia uso di medicinali (visto che sono testati sugli animali) e non abbia nulla, in casa o nell'armadio, che sia realizzato in pelle.Se c'è una cosa che non tollero è l'ipocrisia: di norma chi dice che è contro le pellicce, lo dice perché va di moda dirlo. Sicuramente ai piedi e al braccio avrà scarpe e borsa di pelle, userà prodotti testati e mangerà carne. Dunque un visone o una volpe hanno più valore di un agnello o una mucca?Inoltre, parlando con lo staff di Vladimiro Gioia, che conveniva sul mio punto di vista, ho scoperto che gli stilisti che usano pellicce e pellami veri sono i primi a fare beneficenza a favore della protezione di specie a rischio d'estinzione o per salvaguardare l'ambiente e gli ecosistemi.Insomma: ennesimo caso in cui prima di aprire la bocca, si dovrebbe contare fino a 10, 100, 1000!
Il terzo regalo me lo hanno fatto i pr. O, meglio, sono stati i pr. No, non mi sono portata a casa come omaggio un pr (anche se ce n’era una, Chiara, che era un concentrato vitaminico adorabile), ma ho avuto tempo di parlare e scherzare con loro e vi assicuro che un gruppo tanto affiatato, professionale, in grado di metterti a tuo agio e al tempo stesso spiegarti le collezioni non l’avevo mai trovato.Molti forse ignorano o sottovalutano quest’aspetto, ma per me l’approccio con lo staff che si occupa di curare il brand e le pubbliche relazioni è fondamentale: è la vetrina del brand stesso. Non è mai successo - e credo che mai capiterà - che se un pr mi fa una cattiva impressione, io poi dia comunque spazio nel mio blog al brand per cui il pr lavora. Mi spiace, forse sarò limitata mentalmente, ma i rapporti umani per me sono alla base, anche nell’era digital.Perciò è stata una grande gioia essere accolta da un team unito, preparato e in grado di farmi sentire apprezzata per il lavoro che svolgo.Uno dei migliori viaggi a Milano degli ultimi tempi, di quelli che ti lasciano un grande sorriso e ti fanno pensare: “Ne è valsa veramente la pena”.
Un ringraziamento doveroso va quindi a Vladimiro Gioia, sia come persona che come stilista, e a tutto il suo team perché mi hanno fatto sentire a casa. Alla prossima!
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