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La vita può essere divisa in due parti, una parte in cui non ci si preoccupa della morte perché tanto arriva nella seconda parte e una seconda parte. Si potrebbero chiamare due tempi, come al cinema: il film è la vita, i titoli di coda sono la morte e quelli che parlano al cellulare sono i religiosi, convinti che esista una vita ultracinematografica. Per il resto la differenza è che mentre al cinema vai spontaneamente, nella vita vieni sbattuto a forza, senza nemmeno un trailer o qualcosa del genere, e quello che trovi trovi, può essere Scorsese o Kubrick, ma il più delle volte è Muccino. Lo chiamano il dono della vita, anche se non sembra che i neonati lo gradiscano molto a giudicare da quanto strillano. Sarebbe interessante che ci fosse un traduttore di neonati, magari si scoprirebbe che “uè” significa “vaffanculo”.