> Un altro elemento che condiziona i gestori è la rete di vendita. I gestori sono continuamente stressati per ottenere risultati elevati e fare “bella figura” con i clienti. Chiaramente, per ottenere risultati più elevati del mercato o della concorrenza, occorre assumere più rischi. Ci sono due modi per battere il mercato: scegliere i titoli migliori, cioè quelli che andranno meglio nell’immediato futuro, previsione praticamente impossibile; oppure scegliere i titoli più “volatili”, cioè quelli che hanno forti oscillazioni di prezzo e quindi molto rischiosi. In quest’ultimo caso però potrebbe nascere un inadempimento contrattuale.
> Per molti gestori (non tutti) amministrare correttamente un portafoglio non serve a nulla, perchè i capi delle Società da cui dipendono vogliono una sola cosa, cioè vendere più quote possibile di fondi, far crescere la società, guadagnare sempre di pù raccogliendo più soldi dai risparmiatori utilizzando venditori aggressivi. Il gestore a volte è condizionato, nella scelta dei titoli, da
un “Comitato strategico” che a volte impone al gestore stesso l’acquisto o la vendita di titoli a seconda del momento e senza una strategia ben precisa.
Il risultato di tutta questa situazione, sommato alla sprovvedutezza e impreparazione di molti gestori, ha fatto sì che centinaia di migliaia di risparmiatori da anni si sono resi conto delle deludenti performance dei loro fondi o gestioni, ed hanno iniziato a smobilizzare i loro portafogli, trasferendo il denaro dal risparmio gestito verso investimenti meno rischiosi, come per esempio i titoli di Stato.
Per finire vogliamo raccontare di un esperimento di qualche tempo fa, trasmesso da “Class Action” e andato in onda su La7, fatto per dimostrare che le scimmie sono in grado di guadagnare in borsa e battere i gestori.
Tilly, questo è il nome del macaco di cinque anni e mezzo (è anche comparso in qualche scena de “L’Esorcista”), allettato dal fatto che per ogni cubetto avrebbe ricevuto in premio una caramella, ha scelto cinque titoli (uno per cubetto), facenti parte dell’indice FTSE Mib della Borsa italiana. In questo portafoglio sono andati Autogrill, Montepaschi, Eni, Finmeccanica e Tenaris.
Il risultato è stato che, al netto di commissioni e tassazione, la scimmia ha guadagnato in un mese, con i titoli scelti, l’1,4%, contro la media dei fondi azionari italiani, appartenenti allo stesso indice di Borsa, dello 0,7%. Praticamente il doppio. Dobbiamo pensare che la scimmia, almeno in borsa, è più evoluta dell’uomo?