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Risparmio gestito, le cause della crisi dei fondi comuni di investimento italiani – seconda parte

Da Mrinvest

(Segue da prima parte)

Risparmio gestito, le cause della crisi dei fondi comuni di investimento italiani – seconda parte
Sicuramente la crisi dell’industria del risparmio gestito in Italia è di tipo strutturale e non congiunturale. Inoltre le cause sono imputabili a molteplici fattori che fanno riferimento alle normative ed ai regolamenti, all’organizzazione del settore e ad un’offerta di prodotti insufficiente.
Ma vediamo nel dettaglio le cause della crisi dei fondi comuni di investimento italiani.

1 – I bassi rendimenti. E’ la prima causa della fuga dei risparmiatori dai fondi comuni. Infatti si è osservato che dal 2000 i rendimenti dei fondi obbligazionari, ed in particolar modo dei fondi di liquidità e dei fondi obbligazionari a breve termine, dove è concentrata la maggioranza del denaro degli investitori italiani, sono stati inferiori ai rendimenti dei titoli di Stato. Questo a causa degli alti costi dei fondi comuni, in media intorno al 1%. E, in particolare, il rendimento dei fondi azionari è stato inferiore a quello degli indici azionari e a quello di attività prive di rischio.
2 – Le alte retrocessioni ai distributori. In Italia i costi totali per i sottoscrittori sono superiori

alla media europea e le commissioni retrocesse dalle Sgr (Società di gestione del risparmio) ai distributori sono oltre il 70% delle commissioni complessive (all’estero arrivano al massimo al 50%), per cui alle Sgr resta solo il 30%, poco per migliorare la loro competitività sul mercato, per pagare bravi gestori, per investire in studi e analisi che permettano di battere il benchmark.
3 – Il market timing errato. Le scelte temporali di investimento e disinvestimento degli investitori sono storicamente sbagliate. Da un lato hanno sempre comprato fondi obbligazionari e di liquidità quando i tassi di interesse erano al minimo e i prezzi delle azioni interessanti (bassi), dall’altro, hanno comprato fondi azionari a prezzi alti, per rivenderli in preda al panico quando i prezzi toccavano i minimi, con forti perdite. In seguito l’investitore difficilmente ritorna a comprare fondi comuni.
4 – La disparità fiscale dei fondi italiani. All’estero gli utili dei fondi vengono tassati al momento del realizzo (e non tutti i giorni sul maturato, come avviene in Italia). La tassazione giornaliera del 12,50% sul maturato penalizza il rendimento dei fondi italiani, anche perchè blocca i gestori nelle fasi di mercato al rialzo, costretti ad accantonare la ritenuta. E’ anche per questo motivo che negli anni sono fuoriusciti importanti patrimoni dai fondi italiani verso il Lussemburgo e l’Irlanda.
5 – Il controllo delle Sgr da parte delle banche. Banche (e assicurazioni) sono proprietarie sia delle reti distributive (sportelli e/o promotori finanziari) sia delle fabbriche prodotto (Sgr).Quindi è chiaro che quando il produttore, il distributore ed il venditore di fondi comuni sono il medesimo soggetto, si crea una situazione di conflitto di interessi, in quanto vengono collocati principalmente i prodotti “della casa”, perchè più profittevoli per la banca.
6 – Le banche convogliano i risparmiatori sui fondi esteri. Solo il 46,3% dei capitali investiti in fondi sono allocati su fondi di diritto italiano. All’estero le Sgr pagano meno tasse, impiegano pochissimo tempo ad istituire e a modificare i fondi e non sono obbligate a confrontare l’andamento del fondo con un benchmark.
7 – Le banche convogliano i risparmiatori sulle obbligazioni. Le crisi dei mercati hanno provocato negli investitori un aumento dell’avversione al rischio, tanto che quote rilevanti di risparmio gestito si sono riversate nei depositi e nelle obbligazioni. Ovviamente le banche hanno spinto in questo senso, in quanto hanno più convenienza a collocare obbligazioni piuttosto che fondi comuni di investimento.

Quale soluzione adottare per fronteggiare la crisi? Sicuramente non esiste un unico intervento, la soluzione non è semplice, o meglio potrebbe esserlo, ma sembra che non ci sia volontà politica, anche per la pressione contraria delle banche di cercare una soluzione. Intanto i fondi comuni di investimento italiani vengono sistematicamente svuotati per trasferire i capitali sulle obbligazioni bancarie o su sicav estere. La crisi sembra ormai irreversibile.


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