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Ristorante a Ischia rifiuta 45mila euro da magnate russo

Creato il 04 settembre 2013 da Retrò Online Magazine @retr_online
Photo credit: hotelinvestigator / Foter / CC BY-ND Quando si dice «I soldi non sono tutto». A Ischia il titolare di un noto ristorante dell’isola ha deciso di rifiutare l’offerta di 45mila euro da parte di un magnate russo, il quale era desideroso di vedersi riservare l’intera struttura per la serata. Ma niente. Il signor Gianfranco D’Ambra, proprietario del ristorante «Il Gabbiano», non se l’è proprio sentita di accettare. Non poteva certo lasciar fuori dalla porta i clienti di sempre e quanti avevano prenotato anticipatamente. A nulla son valse le continue proposte del magnate russo. Il signor Gianfranco ha risposto: «Ho già le prenotazioni di alcuni clienti. Non posso deluderli». «Anche se son ricchi, non possono pensare di poter comprare sempre tutto» avrebbe in seguito spiegato il titolare del ristorante. L’episodio è accaduto sabato scorso. Il ristorante era stato adocchiato dal magnate mentre prendeva il sole sul suo yacht attraccato al largo dell’isola dell’arcipelago flegreo. Al telefono, nella giornata di venerdì, il signor Gianfranco s’è trovato a parlare con alcune persone al servizio del magnate. «Ho cercato di spiegargli garbatamente cosa mi spingesse a rifiutare» avrebbe detto lo stesso D’Ambra, «Avevo ormai l’intero locale prenotato, e avendo a che fare con clientela prestigiosa non potevo certo chiudere la porta ai clienti di una vita. È stato allora che gli ho offerto una metà del ristorante, ma pur di ottenerlo per intero hanno incominciato ad alzare la posta, fino a 45mila euro». Il signor Gianfranco era ben consapevole di quanto potesse far gola una cifra simile, ancor più in un periodo come questo. Ma la dignità e l’onestà hanno avuto il sopravvento. «Non potevo accettare. Volevano l’uso esclusivo del locale» ha continuato ancora il titolare del ristorante «Il Gabbiano», «Per di più lo staff del magnate russo aveva un modo di fare ben poco piacevole. Il loro era un vero e proprio diktat. Non era possibile: la dignità non è in vendita». Articolo di Stefano Boscolo

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