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Se siete vercellesi sapete bene che quando si decide di andare a cena fuori non è facile trovare una via di mezzo tra i ristoranti chic e le pizzerie, disseminate in ogni angolo della città (se facessero una statistica sulle località con il più alto numero di pizzerie, secondo me Vercelli sarebbe in cima alla classifica). Paolino è un’eccezione nel panorama di ristoranti vercellesi e infatti bisogna prenotare con largo anticipo. Così, se una sera vi viene voglia di uscire a cena, vi consiglio di andare a Bianzè, piccolo paese non lontano dalla città, in cui la signora Maria Luisa gestisce il ristorante Ca’ Maser insieme al figlio. Ho scoperto questo locale curiosando sul sito di Altissimoceto, blog enogastronomico di alto livello che propone Ca’ Maser tra i ristoranti piemontesi da visitare, ma ho saputo poi che è stato citato anche nel Golosario di Paolo Massobrio e da Edoardo Raspelli. Siccome non sono una che bada troppo ai blasoni (quando vedo sulla porta di certi ristoranti il distintivo di Guida Michelin non so mai se essere contenta o scappare: magari ti va bene, altre volte di prendi certe fregature e ne esci col portafoglio svuotato) nel mio piccolo vi racconterò l’esperienza a Ca’ Maser, in occasione di una venerdì sera che io e Alberto ci siamo concessi per una cenetta tête-à-tête. Intanto una nota di apprezzamento va subito alla cortesia della signora Maria Luisa che ci ha accolti con ospitalità e un caldo benvenuto. Solitamente si occupa solo della cucina, ma quella sera il figlio non si sentiva bene e ha dovuto gestire anche la sala, orchestrando il tutto sempre con un sorriso sulle labbra. Ci siamo accomodati in una delle due salette che compongono il locale, in cui ampi tavoli rotondi sono apparecchiati in modo elegante e curato.
Alle pareti sono appesi dipinti di vario genere; il soffitto con volta a botte è dominato da un imponente lampadario in stile classico mentre il caminetto in marmo e i suppellettili di inizio ‘900 conferiscono al locale un’eleganza di altri tempi. Osservando le credenze in legno, il pendolo e i diversi soprammobili che decorano le sale, ho avuto l’impressione di trovarmi nel salotto di Nonna Speranza, in mezzo a quei piccoli oggetti che Gozzano definì di pessimo gusto, mentre io trovo che mettano a proprio agio l’ospite, conferendogli la sensazione di trovarsi in una casa vissuta, dove ogni dettaglio non è scelto per uno stereotipo di design, ma in base al gusto personale, alla cura e ai ricordi di chi lo abita.
Durante l’aperitivo con prosecco, accompagnato da salatini e sfoglie di grana, servite con un rametto di menta che conferivano aroma oltre che colore, abbiamo scelto gli antipasti: un vitello tonnato alla maniera classica e una albese di vitello servita con burrata.
Siamo poi passati al pesce: va bene, non si dovrebbe cambiare menù nel bel mezzo della cena, ma quando ho sentito al tavolo vicino il profumo dei gamberoni alla piastra, non ho saputo resistere. Ancora mi mangio le mani per non averli finiti: non potevo sapere che la porzione fosse enorme, così ho ordinato prima una calamarata al ragù di pesce, una pasta tipo paccheri di Gragnano. Il primo era ottimo, ma una particolare nota di apprezzamento va ai gamberi giganti, sodi e saporiti: la cottura alla piastra è stata eseguita a regola d’arte, perché ne ha esaltato l’aroma senza seccare la carne tenera dei crostacei.
Il tutto è stato accompagnato da un Collio Ribolla Gialla di Humar, un produttore che non conoscevo e che produce questo bianco decisamente secco, dai sentori agrumati e con un intenso livello di sapidità che si percepisce al naso, ma soprattutto al palato.
Era un vino ideale per accompagnare le portate di pesce, in quanto "sgrassava" la bocca dal sugo con persico, pomodoro e zucchine, ed era ideale per i gustosi gamberoni cotti alla brace. Infine abbiamo assaggiato una torta casereccia con pesche e cioccolato, accompagnata da una pallina di gelato alla pesca, davvero un goloso abbinamento.
Al termine della cena la signora Maria Luisa ci ha offerto una grappa bianca del Trentino e ci siamo fermati a chiacchierare: davvero una persona piacevole, con alle spalle molti anni di esperienza (è stata una delle prime sommelier donna di Italia, quando ancora il corso si teneva in ambito universitario) e un indiscutibile talento per l’arte culinaria. I piatti che propone non sono molti, ma tutti composti di ingredienti freschi e di stagione. Anche la presentazione è ben curata e, senza voler strafare con disposizioni artistiche su piatti all’ultima moda, compone portate gradevoli alla vista e con porzioni generose. Deve avere anche un orticello dietro il locale (mi sono dimenticata di chiederglielo!) perché le erbe aromatiche che utilizza sia per decoro sia come ingrediente hanno un profumo intenso che non si trova nei vasetti dei vivai. Insomma, questa volta anche i critici del gusto ci hanno azzeccato!
Informazioni: Ristorante Ca’Maser Via Isnardi, 42 13041 Bianzè (VC) conto: circa 40-45 euro a testa, vini inclusi
I plus: Ambiente raccolto e atmosfera romantica Cura per il dettaglio nella mise en place e nell’ambiente Ingredienti di qualità, freschi e di stagione Portate abbondanti, con un ottimo rapporto qualità prezzo
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