sottofondo: Ray Charles – I Can’t Stop Loving You
Quante volte abbiamo visto in tv degli spot rappresentanti famiglie felici e senza preoccupazioni? Quante volte li abbiamo visti alzarsi la mattina con il sorriso sulle labbra, trucco perfetto, senza un’occhiaia e che attendono solo il momento di fare colazione?
Troppe. Quindi direi che è l’ora di finirla con ‘ste porcate.
Sarò strano io, ma per quanti muesli, gocciole, abbracci, pan di stelle (che rimangono insuperabili), kindercolazionepiùalgustodicioccolatomachesadicaffè e buonporcodì abbia mangiato in vita mia non mi sono mai svegliato con la voglia di cominciare una nuova giornata.
Di solito, per quanto mi riguarda, il suono della sveglia viene coperto da un’imprecazione, in cui vi è racchiuso il mio disappunto per il fatto che anche quella mattina ho dovuto svegliarmi alle 7.00/6.30. Non vi è nessun dannato Ray Charles che, in un attacco di follia, mi fa partire I Can’t Stop Loving You. Molto spesso la colonna sonora del risveglio, oltre al porco, è un concentrato di rutti e scorregge il quale odore ricorda molto da vicino una fossa biologica lasciata all’appetito delle mosche per giorni e giorni.
Il tragitto che mi porta fino in bagno è una sfida: gli occhi sono ancora incollati da quella pasta dentifricia che si forma sotto le palpebre e di certo non c’è nessuna mogliettina che mi lancia un cuscino per evitarmi una caduta rovinosa a terra.
La visione del mio riflesso sullo specchio è un altro colpo. Altro che trucco: in quei momenti potrei decidermi a diventare il cantante di una band black metal per quanto sono grandi le mie occhiaie, per non parlare poi del tono gutturale e cavernoso che ha la mia voce.
Parliamo poi dell’alito? Meglio di no… e invece sì. Potrei stendere il cazzo di koala della kinder, con annessa bambina, se solo mi decidessi ad aprir bocca.
Farsi la doccia, lavarsi i denti, spruzzarsi addosso il profumo e il deodorante sono ormai azioni che possono venir eseguita ad occhi chiusi. La mattina regna l’automatismo corporale, che non vale ovviamente per la pisciatonaglugluglu che bene o male tocca sempre (manco avessi bevuto 40 litri di Santal sentichebuonaquestaPesca prima di andare a dormire). Per quest’ultima è bene aprire gli occhi, mai che un bel giorno i genitori salgano su e si trovino davanti il bagno pitturato in un bel(?) giallo urina.
Mi dispiace, ma non mi sveglio mai con già indosso giacca e cravatta, quindi devo andare un po’ a tentativi. Sniff sniff, buono! Sniff sniff, passabile! Sniff sniff, buono! Sniff sniff, baaaaaaaaaaaaaa! Calzetti e mutande se sono mettibili si riconoscono dall’odore, mica dal fatto che si trovino o meno in un cassetto pieno di roba pulita ma che aprire sarebbe troppo faticoso.
Ed eccoci al momento clou della mattina, scendere a far colazione. Occhio ai piedi vecchio! Potresti spalmarti sull’ultimo gradino in fondo, ricorda che non c’è la sguattera che ti lancia il cuscino per evitare che la tua faccia si riduca ad un colabrodo.
Eccoli, sono lì. Padre, che per facilità di mattina si chiama M come Maschio, e Madre (mmmm, la M l’ho già usata con quell’altro… devo inventarmi qualcosa).
-Buongiorno!-
Ecco la parola cruciale.
Cazzo, quello non è affatto un buongiorno.
Non è un buongiorno quello in cui devo svegliarmi presto per andare in università o al lavoro.
Il difficile ora è mettere in siamo quelle poche lettere per rispondere al saluto. Difficile.
Ci provo, ci penso, elaboro migliaia di combinazioni per rispondere, ma quello che viene fuori è inevitabilmente un verso tra l’animalesco e lo scocciato, un qualcosa tipo: -Buuonngrrrrrrr-.
Quando va bene, se no si passa al rutto che per quello non si fa mai fatica.
Ho sempre pensato che vorrei provare per una mattina a svegliarmi in una di quelle pubblicità.
La sveglia suona alle 8.00 (in culo la scuola) e un’intera orchestra è lì solo per darti il buongiorno. Il sole ti sorride, non vi è nemmeno un accenno di pioggia, neve o tornado.
Si va in bagno e basta una spazzolata per lavare i denti, un colpo di pettine per pettinarsi e una spruzzata di deodorante per far rinsavire le strapezzateal gusto mandorla ascelle.
Si scende giù in cucina, ovviamente non si sa come sii abbia fatto a vestirsi, e troviamo la famiglia (moglie, figlio e figlia) che ci aspetta con il sorriso sulle labbra. Il nostro figliolo, che vista l’ora sappiamo benissimo che non andrà a rompersi le balle sui banchi di scuola, ci fissa con occhi sorridenti e bocca completamente sporca di cioccolato gusto extrabuonoallattecacaoananascicognabebèuovodistruzzo (maledetto ripieno dei Flauti!).
STACCOSCENA
Fuori piove.
La moglie giace a terra, soffocata dal cuscino che ci ha lanciato per farci cadere sul morbido.
Il figliolo con le labbra sporche di cioccolato è ancora seduto al suo posto e con la testa riversa sul tavolo. Bocca gonfia di kinder colazione più, mascella fratturata, collo spezzato e scatola di merendine perfettamente in bilico su quella sua nuca da angioletto… chissà qual era la sorpresina di oggi.
La figliola è impiccata al soffitto. Attorno al collo ha una liana, come quella che quel floscione di Tarzan prende per andare al lavoro, e dal petto spunta il miracle blade che usiamo ogni giorno per tagliare la marmitta del nostro motorino.
Burp!
Finalmente un po’ di pace… quasi quasi stamattina mi sparo una birra per colazione.
E.