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Ritorno alla lira?

Creato il 13 novembre 2012 da Riecho
Un gentile lettore della pagina facebook Riecho Net ha segnalato un egregio articolo. Tralasciando gli insulti gratuiti verso chi ha la sventura di sostenere argomenti contrari alle tesi in esso contenute, rimane un miscuglio di affermazioni degne di nota...nel senso che, una volta notate, si può tranquillamente cestinare tutto l'articolo.

Non è certo un caso se in Italia si sta facendo strada l'idea di abbandonare l'euro e tornare alla lira. Il motivo è molto semplice: l'euro impedisce agli statalisti di soddisfare i loro desideri di spesa pubblica illimitata (*). Negli anni '70, quando c'era la lira, il Governo obbligava la banca centrale a comprare i titoli di Stato invenduti. I politici italiani spendevano troppo senza aumentare (proporzionalmente) le tasse, ma non riuscivano a convincere i cittadini a prestare tutti i soldi desiderati dal Governo; quindi ricorsero alla stampante di denaro. Ovviamente non esistono pasti gratuiti (benché qualcuno ci creda ancora), come testimonia l'inflazione a due cifre di quegli anni. Oggi non si può più fare roba del genere...cioè, si può fare ma in misura minore. L'Unione Europea è un accozzaglia di politici/burocrati leggermente migliore dei corrispettivi italiani, ma solo perché i politici dei paesi "virtuosi" (o presunti tali) non vedono di buon occhio politiche monetarie a beneficio dei paesi "spendaccioni" - politiche che consistono nel trasferire ricchezza da chi ne produce di più (i primi) a chi ne produce di meno (i secondi). Eppure l'italianizzazione di Bruxelles procede spedita, come stanno a dimostrare i vari ESM, EFSF, LTRO etc. 

Ricapitolando: la spesa pubblica in Italia è eccessiva e, a causa dell'euro, non si può abusare della stampante monetaria allo stesso livello aberrante di come si faceva in passato. Soluzione? Beh, il gentile lettore sembra escludere l'idea di tagliare gli enormi sprechi della spesa pubblica. Per quale motivo bisognerebbe credere che la prosperità si raggiunga fornendo beni/servizi utili, anziché mantenendo numerosi parassiti a spese dei produttori di ricchezza? Solo un turbocapitalista, un affamatore del popolo, un pericoloso sovversivo potrebbe sostenere che si produca più ricchezza quando si incentiva a produrre ricchezza! E' invece evidente a tutti che, sottraendo risorse al settore privato per darle ai camminatori della Regione Sicilia, si ottenga una vasta prosperità. Se qualcosa non vi torna nel ragionamento sopra esposto, sappiate che siete degli zombie (stando all'ottimo articolo di cui sopra). 

A cosa serve dunque il ritorno alla lira? Qui ci sono due correnti di pensiero (se si possono definire tali). Ci sono quelli che partono subito dall'idea di stampare soldi e darli ai nostri ottimi politici, che loro sanno come spenderli bene (ma in fondo basta che li spendano e basta, tanto l'economia gira così no?). Poi ci sono quelli che si limitano a proporre una bella "svalutazione competitiva". Fortunatamente il nostro lettore sembra avere una predisposizione per i dati empirici (**), dunque possiamo dire che la prima opzione porterebbe a una sgradevole inflazione - superiore a quella attuale, naturalmente. Quindi la scartiamo senza tanti giri di parole - non si può stare a spiegare perché fa male tirarsi martellate sui piedi. Invece gli svalutatori hanno un indubbio vantaggio nelle discussioni: avendo loro rinunciato a ragionare sulla divisione del lavoro, sulla teoria del valore etc è difficile trovare un argomento abbastanza semplice che possano capire. Del resto non si può pretendere molto da chi basa le proprie affermazioni su una linea invisibile che separa "noi italiani" da "loro tedeschi". Non si può nemmeno sottolineare l'immoralità e il danno derivanti dal privilegiare chi esporta a spese del resto della popolazione, perché questo richiederebbe concetti troppo complicati per i suddetti. Però sarebbe divertente chiedere loro se non sia il caso di regalare stampanti di lire anche ai Tedeschi: volete mettere il boom di esportazioni verso la Germania? Avremmo una bilancia commerciale costantemente positiva, il tasso di cambio si abbasserebbe sempre di più (***). Beh, certo, è un po' difficile immaginare di arricchirsi quando ciò che produci lo dai ad altri - mentre quest'ultimi ti danno in cambio solo pezzi di carta senza valore. Ma solo gli zombie mettono in discussione le mirabili sorti che i "veri" economisti (cioè solo quelli che recitano il Vangelo secondo Barnard) preparano per tutti noi, quindi datevi un contegno! 

Resta tuttavia un problema. Gli investitori stranieri saranno pure zombie, ma non sono stupidi. Svalutando la lira, chiederebbero tassi di interesse maggiori sui titoli di debito italiano da loro detenuti. Altrimenti non li comprerebbero e si tornerebbe al problema degli anni '70: come si fa a finanziare i deficit statali se nessuno vuole BOT? Avendo escluso l'idea di tagliare le spese pubbliche inutili (una follia capital-borghese-disumanizzante), si tornerebbe alla cara vecchia stampante monetaria. Cioè all'inflazione che si è sempre presentata ogni volta che i "veri" economisti hanno applicato le loro mirabili teorie. Nonostante le frasi epiche contenute nell'articolo segnalatoci dal gentile lettore (****), continuo a chiedermi perchè i paesi che hanno svalutato di meno e hanno contenuto di più il peso dello Stato si trovino in una situazione migliore dei paesi che hanno fatto il contrario. Perché Germania, Svizzera, Lussemburgo etc stanno meglio di Italia, Spagna, Grecia etc? Perché l'Italia ha bisogno di svalutare per essere competitiva, mentre la Germania no? Forse perché lo Stato italiano è una palla al piede delle aziende italiane più di quanto lo Stato tedesco lo è delle aziende tedesche. Ma è solo un'ipotesi, ovviamente. 

Conclusione. Concordo su una cosa con l'autore dell'articolo: è in atto una colossale lotta di classe. Gli suggerisco però di osservare meglio quali sono gli opposti schieramenti. Da una parte c'è chi produce ricchezza (il settore privato), dall'altra i parassiti (il settore pubblico). I parassiti faranno di tutto per continuare a vivere sulle spalle di chi produce ricchezza, quindi stampare moneta a palate è parte del destino che ci attende - anche qualora l'Italia rimanga nell'euro, beninteso. Nel caso invece che ne esca, sperimenteremo subito quello che sta succedendo in Argentina: il Governo mentirà sul tasso di inflazione, perseguiterà le statistiche in disaccordo e proibirà di convertire le lire in dollari o euro. Il paradiso terrestre, insomma. Beh, l'obbiettivo del sottoscritto è salvare (almeno) se stesso - nonostante ciò che probabilmente accadrà.

Di Weierstrass

Contributor EconomiaeLiberta.com


(*) Ovviamente questo non significa che l'euro sia una buona moneta. Si tratta pur sempre di una moneta a corso forzoso manipolata dai politici; chi ci legge abitualmente sa cosa ne consegue.

(**) E devo dire che, in maniera molto coerente con tale impostazione, sembra rifiutare qualsiasi ragionamento logico.

(***) Che poi è l'obbiettivo degli svalutatori. Sembra infatti che gli effetti di una "svalutazione competitiva" non durino a lungo e che, guardacaso, la volta dopo ci sia bisogno di una svalutazione maggiore. Un po' come con la droga: dosi sempre più alte per risolvere crisi sempre più frequenti. Sarà colpa dei "poteri forti"...

(****) Roba del genere: "l'Argentina non ha subito una catastrofe quando si è sganciata dal dollaro", "gli investimenti esteri portano via profitti", "l'inflazione in Europa viene tenuta artificialmente bassa", "l'inflazione bassa scoraggia gli investimenti", "gli speculatori vivono sulle spalle dei lavoratori" e altre stupidaggini.

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