Sono particolarmente entusiasta, oggi, di presentarvi l'articolo della rubrica Ritratto di Signora, che ospita, di nuovo, le parole della scrittrice Bianca Marconero.
Bianca aveva già aperto il 2014 con uno splendido post su Rita Levi Montalcini, e lo chiude con un altro brillante ed emozionante ritratto. Non mi dilungo ulteriormente e vi auguro buona lettura!
Exempla, vite di santi, e viaggiatori, il vangelo stesso sono la prova che alle persone come me e come voi le biografie dei grandi interessano eccome. Le ragioni sono lampanti e credo si possano riassumere in due parole: edificazione e consolazione. L'esempio illustre , infatti, ci pone un obiettivo ideale. Qualcosa a cui si tende. Un motivational che ci appiccichiamo, da qualche parte, nella coscienza. Ma, se accantoniamo per un attimo il valore totale della parabola di una vita -e il suo contenuto 'edificante'-, quello che amiamo, quello che resta, quello che consola e nel quale ci si riconosce non è il successo, ma il fallimento. Il fallimento come parte del percorso, il fallimento come banco di prova della determinazione. Scuotiamo il capo mentre Giuseppe Verdi viene respinto dal conservatorio di Milano; battiamo una pacca sulla spalla di Arthur Conan Doyle mentre si vede rifiutare Uno studio in rosso, e, ovviamente, massima solidarietà ad Albert Einstein, bocciato in matematica. Poco ci importa che alcune di queste cose, in effetti, non siano mai accadute, questi tre aneddoti biografici ci dicono che agli sbagli si può rimediare. E la cosa, ovviamente, ci piace. Quindi al grido di "c'è chi ha fatto peggio" e di "c'è sempre una speranza" hanno trovato consolazione milioni (forse miliardi) di musicisti, scrittori e studenti, negli ultimi 180 anni. E, considerando che nel 1921 Albert era già premio Nobel per la Fisica e dando per vera la nota 'agiografica' sulla più celebre bocciatura di tutti i tempi, si sarebbe consolata ancheMargherita Hack, quando, in seconda ginnasio, si ritrovò rimandata in matematica.
Io e lei ci assomigliamo. Certo, sto a lei come il granello di sabbia sta alla montagna, ma l'ho sempre sentita molto vicina. Abbiamo cose in comune. L'approccio alla moda, per esempio. La sua unica regola era che un indumento doveva farla sentire a suo agio. Ecco. Esattamente come me. Ho un guardaroba in cui ci sono repliche, in gradazione cromatica, degli stessi indumenti di comodità certificata. Secondo punto che abbiamo in comune: l'università. Ci siamo entrambe iscritte a Lettere. Lei la scelse perché gli unici laureati nella cerchia dei suoi genitori erano passati per Lettere. E per me fu lo stesso: approdai all'inferno in mancanza di un quadro decente dell'offerta universitaria e, in seguito, la mia pigrizia -noto fattore di crescita della massa inerziale- fece il resto. Come una biglia sparata nel vuoto, proseguii nel mio moto perpetuo. Lei invece no. Lei non perseverò. «Capii subito di aver fatto un errore madornale» scrive. «Mi dissi ho sbagliato strada!». Quindi si iscrisse a Fisica, dopo un solo giorno trascorso alla facoltà di Lettere.
Tornando alle analogie, condividiamo una certa passione per la due ruote e, proprio come me, la Hack ha cercato di mediare il suo contenzioso con Dio presentandosi in chiesa e parlando coi preti. Non è andata bene a nessuna delle due. Ci sono troppi preti che non sanno parlare di un Dio plausibile. E ancor di più che sono cattivi ministri. Pensare che il loro datore di lavoro sia un essere infallibile sembra pura ostinazione contro l'evidenza. Oppure fede, fate voi.
Certo, resta la questione del libero arbitrio, ed è solo per questo che, a differenza della mia illustre omonima, non sono ancora approdata ad un ateismo radicale.
Qui mi fermo, ma vi giuro che potrei continuare l'elenco di cose che abbiamo in comune. Ma mi fermo, dicevo, perché Margherita all'età di 91 anni suonati ha chiuso gli occhi e ha salutato tutti. Restano una pletora di testi, filmati di interventi televisivi, contributi alla divulgazione e al mondo accademico. La voce resta, esattamente come la luce di quelle stelle ormai spente, che ancora viaggia fino a noi e le fa sembrare vive, accese nel cielo. La voce resta, e che altro?
La domanda me la faccio perché, come dicevo prima, non sono atea. Non credo fino in fondo nel Dio dei cristiani, ma considero comunque la sopravvivenza dello spirito come una possibilità; ne segue che considero anche il paradiso (o comunque lo si voglia chiamare), come una possibilità.
Per questa ragione mi sono fatta una domanda. Ragionando per assurdo e dando per certo il paradiso, come luogo deputato alla gloria delle anime giuste, cosa succede agli atei?
Ci si salva per meriti oggettivi e oggettivamente 'cristiani' o bisogna per forza avere la tessera del partito? È un esame in cui è obbligatoria la frequenza, o basta dimostrare di avere i requisiti minimi della decenza umana?
Quindi, col massimo rispetto e in puro spirito dialettico, cosa sarebbe successo SE in quel 29 giugno del 2013 l'anima di Margherita Hack, atea e presidentessa degli agnostici, fosse arrivata davvero alle porte del paradiso?
Con molte licenze poetiche, io immagino che sia andata così.
Din don
«Un altro?» domanda Mister P. scambiando uno sguardo con l'angelo portinaio. «E io che pensavo di staccare. Vedi un po' chi è, Gennaro! E speriamo di far presto». Gennaro, l'angelo portinaio, si dilegua; Mister P. prende un libro che immagineremo di proporzioni bibliche. Lo sfoglia e intanto torna l'angelo. «Si chiama Margherita» dice, trattenendo l'affanno (e su questo punto sospendiamo l'incredulità e accettiamo una visione antropica dell'altrimenti misteriosa fisiologia degli angeli).
«Margherita come?»
L'angelo controlla meglio. «Margherita Hack, ma tranquillo, capo» aggiunge in affanno, «sembra un caso semplice: è atea».
«Ah. Nessuna conversione sul letto di morte?» è una domanda d'ufficio, Mister P. deve farla, così sta scritto.
«No. Era un'astronoma».
Atea, scienziata. Non potrebbe essere così semplice neppure se si fosse ripresentato Charles Darwin in persona. Questo caso si archivierà alla velocità della luce. Ma Mister P. è zelante. E fermo restando che è suo dovere mettere a verbale la violazione del punto uno e del punto due del Decalogo, chiede comunque il resoconto del resto delle infrazioni.
«Che mi dici del punto tre? Ha nominato il nome di Dio, invano?»
L'angelo arrossisce. «Capo, non ho moltissimi dati, ma era toscana. Fiorentina».
«Ah, ah» esclama con l'aria trionfante. «Progenie di Capaneo! Bestemmiatori certificati».
«Già, ma sa, capo, c'è quella direttiva recente…»
«Quale?»
«Insomma la toscana è regione a statuto speciale. Il boss ha deciso di non essere troppo fiscale. Non lo fanno mica per disprezzare l'Onnipotente. È un intercalare. E poi, nel nostro caso, Margherita ce l'aveva più con gli essere umani che hanno -perdoni la parola- inventato Dio. Aspetti…» si infila una mano in tasca tira fuori un libro, lo apre a colpo sicuro. «Ecco cito testuale non solo abbiamo inventato un creatore che vive nei cieli. Ma pecchiamo così tanto di presunzione da avergli dato la nostra faccia. Ecco era il dio a immagine e somiglianza, a non piacerle. Prova dell'egocentrismo umano. E poi, sì, ce l'aveva con il clero. Ma anche il boss» e indica in alto, «ce l'ha col clero, perché, con rispetto parlando, lì nel mucchio non è che ci sono solo stinchi di santo. E non parlo delle Crociate, anche se la propaganda ancora le rinfaccia. E neanche dell'Inquisizione. Ma di tutta l'altra roba brutta veramente, che succede adesso…»
«Non si fa guerra al clero, in nessun caso» pontifica. «Non si fa»
«Si, capo, però non ha risparmiato neppure i fascisti, eh! Era ancora al liceo quando ha difeso gli ebrei. Per via delle leggi razziali! E lo ha detto ad alta voce, quando dirlo ad alta voce non era una faccenda senza conseguenze» lancia uno sguardo allusivo. «Ha rischiato l'espulsione da tutte le scuole del regno! E, mi corregga se sbaglio, capo, ma non è nella nostra politica spedire all'inferno chi si batte per le ingiustizie, perché, lei mi insegna i santi martiri…»
«Ho il quadro. Grazie» lo interrompe. Mister P. ci pensa un attimo poi lascia in sospeso il punto tre. Né a favore né contro. Neutrale. Siamo sempre 2 a 0 a favore dell'Inferno. «Passiamo oltre: che mi dici del punto quattro? Lavorava di sabato?»
«Signore, con tutto il rispetto, era italiana. Lei ha presente il governo Monti? Hanno liberalizzato gli orari. Se hai la fortuna di avere un lavoro, lo fai anche di sabato. Sono tempi duri, capo».
«Torniamo al soggetto» dice. «Cosa faceva nel week end?»
L'angelo sfoglia il suo quaderno. «Se la spassava, direi! Giocava a pallavolo. L'ha fatto fino a ottant'anni. E poi scampagnate in bicicletta. Le è capitato qualche volta di tornare a casa con piccoli animali abbandonati. Li adottava».
Mister P. guarda la casella. E alla fine lascia in sospeso anche il punto quattro. Vince ancora l'inferno, ma comincia a sospettare che sia possibile una rimonta.
«Sull'onorare il padre e la madre, che mi dici?»
L'angelo annuisce. «Rispetto, amore, affetto, considerazione. Figlia ideale».
Un punto per il paradiso. Magari il punto della bandiera, ma intanto...
«Ha ucciso?»
«Macché scherza? Manco gli animali mangiava. Vegetariana dalla nascita. Le ripugnava l'idea di ingoiare qualcosa che era stato vivo, prima di essere morto. Direi che sul punto non uccidere era un'integralista».
Pareggio. Inferno 2 paradiso 2. Sono tempi complicati, non è più facile mandare all'inferno neppure gli scienziati… Mister P. scuote il capo. «E la vita privata?»
«Monogamia associata a una longevità notevole. Sono arrivati insieme alla fine. E si erano incontrati da marmocchi. Aldo, il futuro marito, aveva tipo 10 anni e lei 8. Erano al Bobolino d'estate. Aldo voleva giocare a palla e Margherita ne aveva una» ammicca. «Sa come vanno queste cose».
Mister P. non lo sa, ma immagina. «Hanno vissuto nel peccato, però!»
«No, sposati in chiesa».
Oh diavolo! 3 a 2! Il paradiso passa in vantaggio.
«Ha desiderato la roba d'altri?»
«No, era comunista».
Mister P. rizza la schiena. Potrebbe essere la svolta, i politici sono figli dell'inferno. «Si è sicuramente appropriata di qualche seggio, solo per arricchirsi alle spalle del suo paese».
«A dire il vero ha vinto un seggio, ma ha rinunciato. Poi ne ha vinto un altro e lo ha ceduto».
«Ne sei certo?»
«Sicuro sì».
Mister P. guarda il risultato. 4 per il paradiso, 2 per l'inferno. Ci sarebbero ancora due punti per la falsa testimonianza e il desiderio della roba d'atri. Ma qualcosa gli dice che non farebbero altro che aumentare il divario. Ha vinto il paradiso.
A questo punto stabiliscono che Margherita Hack, scienziata, sì, ma anche ecologista, animalista, attivista per i diritti civili merita la gloria dei cieli. E io sono d'accordo. Non sono del tutto sicura però che una volta che le hanno dato il permesso di entrare e accomodarsi, lei lo abbia fatto davvero.
Su questo finale, il vero finale, lascio pensare al lettore ciò che vuole e mi riservo di chiederlo alla diretta interessata, se mai ci incontreremo davvero, da qualche parte. Dall'altra parte.
Bibliografia minima. La mia vita in bicicletta – Ediciclo, 2011 Nove vite come i gatti – Rizzoli, 2012Dove nascono le stelle- Sperling & Kupfer, 2004Vi racconto l'astronomia- Laterza, 2002
Ritratto eseguito sulle note de "Il Piccolo Diavolo - OST" di Evan Lurie.
Bianca MarconeroNon so voi, ma io ho avuto i brividi per tutta la durata della lettura, e non solo perché provo una profonda ammirazione per Margherita Hack, ma anche perché dalle parole di Bianca/Margherita emerge tutta l'ammirazione e, soprattutto, la profonda comprensione per una persona e per un personaggio importantissimo del nostro Paese e della nostra Storia. E quello che dovrebbe essere un ritratto in realtà sono due.
Ringrazio tantissimo Bianca, invitandola, qualora volesse, a scrivere di nuovo per la nostra Rubrica: è un onore per noi ospitarla.
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Stasera Cucino Io
Lettrice Sognatrice
Un Libro Per Amico.
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Miki, Monica, Federica, Francesca e Daniela.