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Ritrovare se stessi tra i Monti Sibillini e l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra

Creato il 31 marzo 2014 da Auroradomeniconi

Ieri ripensavo alle Marche e al Parco Nazionale dei Monti Sibilllini. Mi è tornata in mente la gita che abbiamo fatto l’anno scorso a Castelluccio di Norcia (la prima uscita con il mio cugi-nipote!), anche se in realtà Castelluccio non è una località propriamente marchigiana… si trova però sempre sui Monti Sibillini, giusto al di là della linea immaginaria che segna il confine tra Marche ed Umbria ed è la località che ha segnato la mia prima tappa sui Sibillini. Per questo nel zig-zag dei miei pensieri la associo alle Marche… non perché abbia particolari velleità nel voler ridisegnare la geografia d’Italia, anche perché al liceo (e purtroppo pure in seguito…) ho dato prova di essere veramente una capra in tale materia :-(

Ad ogni modo, per chiudere il cerchio delle mie peregrinazioni cerebrali manca la parte in cui vi spiego come si passi nella mia mente da Castelluccio alle Marche. Il passo per fortuna è breve: quando abbiamo organizzato le vacanze marchigiane della scorsa estate, abbiamo cercato in rete – e chiesto in giro – consigli e suggerimenti su come intervallare le rilassanti ore passate al mare trovando rifugio sulle vicine località dell’Appennino. Ne era venuto fuori proprio un bel pacchetto, che in un’assolata mattinata di agosto ci ha portato ad affacciarci ancora verso i Sibilini, questa volta da San Ginesio.

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra
A farmi rimanere in contatto con la natura – e a farmi riprendere, al contempo, i contatti con il mio io più profondo – ci ha pensato un’altra oasi naturale nonché rifugio spirituale marchigiano non lontano dai Sibillini: l’Abbazia di Chiaravalle di Fiastra. Eravamo di ritorno da San Ginesio e ci siamo fermate presso quella che abbiamo scoperto essere una delle abbazie cistercensi meglio conservate nel nostro Paese. Fondata nel 1142 da un gruppo di monaci cistercensi, i quali osservavano la regola benedettina “Ora et labora”, l’Abbazia prosperò nel corso di tre secoli fino ad arrivare ad avere possedimenti anche fuori dalle Marche (addirittura a Rimini, pensate un po’!); perse l’autonomia in seguito a un saccheggio nel 1422 e venne affidata a cardinali commendatari, prima, e ai Gesuiti, poi. Oggi l’Abbazia è di proprietà della Fondazione Giustiniani Bandini, che nel 1985 ha invitato i monaci cistercensi a fare ritorno al monastero.

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra
Oltre alla Chiesa abbaziale dedicata alla Vergine Maria, vero e proprio simbolo dell’architettura cistercense la cui facciata è semplicemente deliziosa, ciò che mi ha colpito di più è stato il Chiostro. Elemento ristrutturato dai cardinali commendatari alla fine del 1400, ancora oggi esso unisce idealmente e fisicamente gli ambienti principali della vita monastica: la Sala del capitolo, dove i monaci si radunavano ogni mattina per la lettura della Regola;

Abbazia di Chiaravalle di Fiastra
le grotte, dove si conservavano le derrate alimentari; le cantine, edificate dai Gesuiti per la lavorazione dell’uva e dove oggi è allestito il Museo del vino; la Sala delle oliere, utilizzata per la conservazione dell’olio di oliva e dove oggi è ospitata una raccolta di reperti archeologici provenienti dalla vicina città romana di Urbs Salvia (Urbisaglia); il cellarium, adibito dai monaci a magazzino e deposito; il refettorio dei conversi (questi erano religiosi laici che avevano pronunciato i voti, ma la cui vita monastica era più orientata al lavoro manuale piuttosto che alla partecipazione liturgica), dove si può ammirare un uso creativo delle rovine provenienti da Urbisaglia.

La suggestiva atmosfera di spiritualità che si respira ovunque attardandosi lungo il perimetro del chiostro e la solitaria compagnia degli archi che indirizzano lo sguardo verso il pozzo ottagonale al suo centro spingono naturalmente verso l’introspezione, alla ricerca – anche inconsapevole – di momenti di raccoglimento e contemplazione che fanno bene al cuore e all’anima.

Riserva Naturale Abbadia di Fiastra
E dopo aver recuperato se stessi tra le mura del complesso abbaziale, non c’è niente di meglio che tornare a riscoprire i delicati legami che da sempre tengono uniti l’uomo e la natura con una visita alla Riserva Naturale Abbadia di Fiastra. I percorsi che conducono alla scoperta degli ambienti naturali sono vari e variegati: si può infatti approcciare l’intero territorio a piedi, in bicicletta o a cavallo durante una visita che può costituire un perfetto invito per una gita domenicale di primavera.

Solo a scriverne a me è venuta voglia di ritornare in questa splendida oasi di serenità. Che ne dite, ho convinto anche voi che vale la pena farci un salto?


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