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Ritrovato per caso manoscritto autentico de L’Infinito di Leopardi

Creato il 12 maggio 2014 da Zero @zeroblogtw

Questo è il sogno di ogni ricercatore, di ogni storico o filologo che sia, fare un ritrovamento eccezionale, magari il manoscritto autentico, vergato dalla penna e dalle mani di uno dei più grandi poeti di sempre.

Ritrovato per caso manoscritto autentico de L’Infinito di Leopardi

Luca Pernici, direttore delle Civiche Istituzioni Culturali di Cingoli (MC) stava studiando il patrimonio archivistico messogli a disposizione da un collezionista che vuole rimanere anonimo.

Tale archivio oltre ad essere molto grande è particolarmente interessante perché comprende anche parte del fondo Servanzi Collio, antica famiglia di San Severino (MC) imparentata coi Leopardi.

Mentre studiava i vari volumi e documenti, tra le sudate carte ha rinvenuto una copia de L’Infinito di Giacomo Leopardi, poeta di Recanati (MC).

Ho provato un’emozione tra la meraviglia e l’incredulità. Ma, considerando l’eccezionalità del caso, il mio immediato e comprensibile entusiasmo è stato ammortizzato dai dubbi che, in simili, circostanze, assalgono gli studiosi.Tra l’altro, quando si dice le coincidenze epocali: un altro cingolano, Giuseppe Piergili vissuto tra il 1843 e il 1935, aveva dedicato il massimo dell’impegno di letterato alla filologia leopardiana, curando con Prospero Viani la prima edizione dell’Epistolario”.
Tuttavia lo studioso, prima di farsi prendere dall’entusiasmo, dopo una prima analisi da lui effettuata in modo da escludere la possibilità che si tratti di un falso palese, ha ritenuto di far valutare la pagina da eminenti esperti di Leopardi che possano dare l’assoluta certezza dell’originalità del manoscritto. Ed è così che si è rivolto prima al Professor Filippo Mignini, direttore della facoltà di Lettere dell’Università di Macerata e poi ala professoressa Laura Melosi titolare, nella stessa accademia, proprio della cattedra su Giacomo Leopardi che ha indirizzato Pernici verso Marcello Andria, autorevolissimo studioso che ha dato la certezza che il documento rinvenuti sia autentico e che probabilmente si tratta di una copia fatta da Leopardi in procinto di partire per uno dei suoi viaggi preferendo viaggiare con essa per lasciare l’originale a casa onde evitare di perderlo.

Sono quindi tre le copie attualmente conservate in Italia: una a Napoli datata 1819, una a Visso del 1825 e questa di Cingoli databile circa 1821.

Una bella notizia, indice per altro del patrimonio culturale vastissimo -e in parte ancora da scoprire – che i palazzi d’epoca dei nostri bellissimi borghi antichi racchiudono.

Per approfondire segnaliamo che  a giugno uscirà un saggio della Professoressa Pelosi sulla rivista  ‘Rassegna della letteratura italiana’.

Fonte articolo.


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