La risorsa " terra" può e dovrebbe rappresentare, soprattutto per il futuro, una chiave di investimento che sia il meno possibile negoziabile; messo alla stregua di un patrimonio di pubblici benessere ed utilità, appunto e non a caso. Qualora servano infrastrutture e grandi opere, da destinare specialmente ad utilizzo e fruizione della collettività, il bene ambiente dovrebbe essere messo in rilievo e tutelato il più possibile da una legislazione coerente con principi di salvaguardia territoriale e contabilità paesaggistico-ambientale.
La convergenza di tali principi quanti e quali risultati potrebbe apportare al futuro di un bene fondamentalmente unico nel suo ( poter) essere ( dichiarato) inestimabile?
Il passo chiave di tutela e salvaguardia dell'esistente dovrebbe condurre all'affermazione di principi di solidarietà e solidità di un bene il cui riconoscimento di valore dovrebbe essere assoluto e, pertanto, non negoziabile. A quanti e quali errori ha condotto, negli anni, il mancato concretizzarsi di questo passo chiave per la tutela di quanto è di pubblica appartenenza?
Fare un conto simile è cosa ardua, complicata e tremendamente difficile, in quanto si dovrebbero effettuare stime la cui attendibilità sarebbe inversamente proporzionale all'elevata difficoltà di svolgimento. Esistono recenti " voci" a cui prestare comunque attenzione, in quanto sono state capaci e consapevoli di produrre qualcosa che ha consentito di produrre documenti di pubblica utilità a cui prestare attenzione? A questa domanda cerca di rispondere il report " Riutilizziamo l'Italia", redatto da WWF Italia in questa prima metà di febbraio.
Attingendo al comunicato diffuso dalla nota Associazione, si evincono parole alquanto chiare su quel che hanno prodotto, in questi decenni, fenomeni afferenti a consumo di suolo e cementificazione:
"[...] Nel nostro Paese, negli ultimi 50 anni, il suolo è stato consumato a un ritmo di [...] circa 10 m2/s [...] di conversione urbana, corrispondenti a quasi 660.000 ettari nei prossimi 20 anni [...].
Il territorio ricoperto dal cemento in Italia dal secondo dopoguerra è quadruplicata ed è oggi valutabile intorno al 7,5% della superficie nazionale, contribuendo a rendere più precario l'equilibrio idrogeologico, dissipando le nostre risorse naturali e amplificando i fenomeni estremi causati dai cambiamenti climatici. [...]"
Il punto fondamentale su cui concentrare le proprie attenzioni dovrebbe essere quello di focalizzarsi, ad esempio, sul valore non troppo simbolico di 660mila ettari definiti come " a rischio" nel ventennio che farà seguito dall'attuale 2015.
Quanti di questi spazi potrebbero essere risparmiati da opere inutili, non pienamente utilizzabili e/o non completamente fruibili rispetto a stime e studi capaci ( purtroppo) troppe volte di sottovalutare problemi e rischi che poi ( sempre a priori) si presentano puntualmente?
Il senso fondamentale di tale iniziativa, la cui preziosa raccolta di dati ed opinioni di esperti ha prodotto la stesura dell' ebook scaricabile gratuitamente " Riutilizziamo l'Italia", muove verso la necessità primaria di affermare il senso fondamentale di poche ma pe( n)santi riflessioni:
- fermare il consumo del suolo;
- salvare la natura;
- riqualificare le città.
In altre parole, pertanto, il primo passo da compiere potrebbe essere quello di tutelare l'esistente per salvaguardare beni collettivi e per la collettività di importanza inestimabile.
La percezione di assoluta drammaticità ed urgenza di questo problema è realtà condivisa anche da osservatori esterni all'Italia, come richiamato dal comunicato redatto da WWF Italia:
"[...] Il dibattito sul contenimento del consumo del suolo e la rigenerazione urbana [...] è caldo non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo. Basti pensare [...] che nella 'Tabella di marcia per un'Europa efficiente nell'uso delle risorse' (2011) viene indicato l'obiettivo del consumo netto di suolo pari a zero per il 2050. E su scala globale è aperta la riflessione sulle shrinking cities (città in contrazione), sulla crucialità degli usi del suolo in competizione tra loro [...], sul potenziamento della biodiversità nelle aree urbane o sulla progettazione del verde [...]"
Le voci che hanno prestato credibilità al realizzarsi di questo report derivano da figure che hanno contribuito alla definizione di cifre, stime e percentuali di un rischio che non sembra più arginabile e sottovalutabile. In nessun modo, ovviamente:
"[...] E' [...] la seconda edizione del Report 'Riutilizziamo l'Italia'. Nel 2013 il WWF aveva coinvolto una Rete di 27 docenti di 12 diversi atenei sul tema 'Dal censimento del dismesso scaturisce un patrimonio di idee per il Belpaese' [...], mentre al Report 2014 hanno collaborato 40 docenti di 12 diversi atenei, sul tema 'Land transformation in Italia e nel mondo: fermare il consumo del suolo, salvare la natura, riqualificare le città' [...]. I dodici atenei che hanno contribuito alla realizzazione del Report WWF sono: Politecnico di Bari e Politecnico di Milano, Università di Camerino, Firenze, L'Aquila, Messina, Napoli, Reggio Calabria, Roma Tor Vergata, Roma Tre, Torino, Venezia. [...]"
L'utilità di un report simile dovrebbe suggerire, quantomeno, la prosecuzione necessaria di confronti e decisioni importanti da prendersi, in prima istanza ma non certo da ultimo, nelle opportune sedi istituzionalmente rilevanti. Su questo punto il report sembra porre un'attenzione fondamentale e consistente, sotto molti campi possibili:
"[...] Il WWF promuove il suo Report quando in Italia [...] esiste un confronto parlamentare su una proposta di legge di iniziativa governativa che definisce il suolo bene comune e risorsa non rinnovabile. Il WWF [...] sottolinea come sia [...] passato un anno dall'inizio della discussione alla Camera e nel frattempo i cittadini italiani e le Regioni attendono invano indicazioni valide su tutto il territorio nazionale che il Parlamento deve dare al più presto. [...]"
Di quanto è possibile rimandare ancora le attese, senza dare quantomeno la percezione di un lavoro serio ed approfondito su una tematica tanto fondamentale e scottante?
Tanto pericolosa per le generazioni future quanto pericolante per quelle che attualmente vivono in un presente dove dissesto idrogeologico e problemi legati alla stabilità del terreno sembrano essere sempre più all'ordine del giorno.
Si attendono chiarimenti, delucidazioni ed urgenti provvedimenti.
" Consumo del suolo quadruplicato in 50 anni", wwf.it
(http://www.wwf.it/news/notizie/?13660)
" Riutilizziamo l'Italia - Land trasformation in Italia e nel mondo: fermare il consumo del suolo, salvare la natura e riqualificare le città", wwf.it
(http://awsassets.wwfit.panda.org/downloads/report_wwf_2015_2_09.pdf)