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Riva piange cassa,ma la vera e’ quella della cassaintegrazione.

Creato il 15 novembre 2012 da Lucaralla @LAPOZZANGHERA

Una volta i ricchi con i loro profitti avevano le porte aperte ai crediti,e le banche davano aiuti mettendo il tappeto rosso al suo richiedente.

Oggi ci si ritrova a un passo dal collasso del siderurgico e tramite la voce del suo direttore amministrativo,Ferrante,si hanno dei punti per cui vale la pena riflettere.

Per  poter chiedere prestiti per rimettere in sesto l’impianto con le bonifiche richieste dalla magistratura,ebbene l’Ilva deve produrre e per produrre devono essere tolti quei vincoli messi nero su bianco dal Gip e allora,apriti cielo,tutto sara’ piu’ percorribile sulla strada del lavoro e del proseguio della produzione stessa.

Un’ azione degna del miglior giocatore di scacchi,un teorema produzione\dissequestro che ha nella sottile linea dell’applicazione della legge,vincoli per alcuni insormontabili e per altri regolari.

Riva e’ a secco di denari e non vendendo il suo prodotto non garantira’ il posto ai suoi lavoratori se non con una soluzione di cassaintegrazione e con rischi futuri ben capibili.

I sindacati vogliono adesso un piano industriale che non abbia nella sua struttura pendenze dovute al sequestro delle aree,ma cio’ e’ un’utopia visto che le stesse zone sequestrate sono per forza di cose quelle che garantirebbero lavoro e piani futuri.

Adesso la palla spetta al Gip e a chi,e Riva lo sa bene,dovrebbe scucire denari per mettersi in regola e cercare di cambiar registro per  ricucire un rapporto con la citta’ rovinato.

Taranto e’ vero che trema per il suo futuro ma adesso tutta l’Italia intera poiche’ un abbandono della produzione in riva allo Jonio,significherebbe la morte lavorativa per molti,troppi figli dell’acciaio.

RIVA PIANGE CASSA,MA LA VERA E’ QUELLA DELLA CASSAINTEGRAZIONE.



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