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Roaming - Calendario del 2013

Creato il 13 gennaio 2013 da Nuoviocchi @nuoviocchi
In tanti si sono occupati di ricordare quello che è accaduto nel 2012, dalla rielezione di Obama al conflitto in Siria.
Sicuri che del 2012 ne abbiamo tutti le tasche piene, passiamo a una veloce carrellata degli appuntamenti principali del 2013, commentandone qualcuno di volata. Innanzitutto quello che per decisione del Parlamento Europeo sarà l'"Anno Europeo dei Cittadini" - tanto per aggiungere al danno la beffa - sarà costellato di elezioni e incontri al vertice senza dare alcuna possibilità alla popolazione di riprendersi dalle difficoltà economiche, tranne in caso di grossi sconvolgimenti di cui al momento non si vede traccia. Gennaio: elezioni in Israele, inaugurazione secondo mandato di Barack Obama Elezioni il 22 gennaio per Israele. L'alleanza tra il partito Likud del primo ministro Benjamin Netanyahu e il ministro degli esteri Avigdor Lieberman, il partito "Biberman", sembra destinata a ottenere largo consenso tra la popolazione e a vincere largamente le elezioni. Questo nonostante ci siano già tensioni interne, e alcuni personaggi importanti personaggi dei partiti in questione non entreranno a far parte della coalizione perchè favorevoli a quegli scambi territoriali con i palestinesi che poco concordano con la volontà di costruire nuovi quartieri ebraici su suolo medio orientale mostrata dal governo in carica. In ogni caso, visto che gli elettori israeliani hanno mostrato di premiare le politiche di aggressione, è molto probabile che Netanyahu resti al suo posto. Ed è altrettanto possibile che i rapporti con la Palestina, i palestinesi - e anche l'Iran che gioca un ruolo fondamentale nello scacchiere mediorientale - non siano destinati a distendersi. Febbraio: elezioni in Italia, primo Consiglio Europeo dei Capi di Stato e di Governo dell'anno Il 24 e 25 febbraio gli italiani verranno chiamati alle urne. Difficile dire come andrà, anche perchè le liste in corsa aumentano e diminuiscono di ora in ora. In questo momento è palesamente scontata la candidatura di Mario Monti, e ancora sembra che si potrà scegliere anche tra Bersani col Pd, il "Rivoluzione Civile" di Ingroia, il "Movimento 5 Stelle" e Silvio Berlusconi che correrà per un non meglio precisato centrodestra. Rimandando le analisi specifiche ad altra sede, la cosa più "divertente" sarà vedere come si sposteranno le alleanze, tra un centro che non esiste e un centrosinistra in bilico tra l'appoggio a Monti e quello alle sue politiche, un centrodestra che vive nell'ombra di Berlusconi e un elettorato sempre più stanco. Come in Germania l'unica previsione possibile a livello di seggi è la crescita esponenziale dei partiti estremisti, come risposta dell'elettorato alla sostanziale infermità mentale della politica nazionale di fronte agli interessi dell'Europa e delle lobby finanziarie - che ci sono scarsissime possibilità muti. Aprile: elezioni in Islanda, G8 a Londra dei ministri degli Esteri Non sarebbe interessante parlare dell'Islanda, che ha meno di 320mila abitanti, se non fosse che si è resa protagonista di una rivoluzione finanziaria senza precedenti. Dopo aver deciso di non aiutare le Banche che ne avevano provocato la crisi, il popolo Islandese ha nominato una "Consulta Costituzionale" composta da docenti universitari, avvocati, giornalisti - ma anche un sindacalista, un contadino, un pastore e un regista. Sulla bozza stilata dalla Consulta è stata aperta una discussione durata più di un anno attraverso internet per raccogliere le opinioni degli islandesi. La Costituzione che ne è nata è ora al vaglio del parlamento che dovrà approvarla entro le elezioni di primavera. Chiunque vinca le elezioni del 27 aprile in Islanda, la cosa davvero interessante è vedere cosa ne uscirà subito prima in termini Costituzionali (e democratici): l'Islanda sarà l'unico Paese ad averne una nata in modo collaborativo tramite i Social Network. In più avrà dato un'ulteriore grossa lezione al mondo intero: non solo resistere agli avvoltoi dell'economia internazionale si può, come si può mantenere la coesione sociale evitando la triste "guerra tra poveri" per un posto di lavoro; si possono imporre regole alla speculazione finanziaria e riuscire a non gravare le casse pubbliche di debiti non contratti dai cittadini ma dalle Banche. Chiaramente, a patto di esercitare la propria sovranità. Giugno: elezioni in Iran, G8 in Irlanda del Nord Si torna alle urne in Iran, tra le pressioni internazionali per il programma nucleare e un'economia che si regge soprattutto sulle esportazioni, soprattutto di gas e petrolio. A tali elezioni, e all'atmosfera da campagna elettorale che ne consegue, sarebbero legati gli ultimi provvedimenti del governo di Teheran, capeggiato da Ahmadinejad. Da una parte è stato approvato un nuovo codice di abbigliamento grazie al quale le donne non saranno più obbligate a portare lo chador, dall'altra si è inasprito il rapporto con, in sostanza, gli USA e l'UE. La "minaccia" è presto detta: se verranno applicate sanzioni economiche all'Iran per bloccarne il programma nucleare, civile o militare che sia, Teheran chiuderà il passaggio attraverso lo stretto di Hormuz. E, si badi bene, quello stretto è interessato praticamente da sempre da un enorme transito commerciale. Insomma, al momento le navi iraniane si esercitano nello stretto, Teheran mostra di aver imparato anche a fare la guerra informatica diffondendo notizie sulle proprie esercitazioni in merito, e le donne possono mettere qualcosa di meno costrittivo di uno chador. Si tratta di tutto quello di cui sembra abbia bisogno la classe media iraniana: distenzione interna e inasprimento con un esterno che, a conti fatti, nel bene e nel male, cerca in tutti i modi di controllare la politica di Teheran. In ogni caso, chiunque vinca le elezioni, sarà difficile che tale politica subisca un brusco cambiamento, a patto di non deporre la Guida Suprema dell'Iran, l'ayatollah Ali Khamenei, in carica dall''89 e principale sostenitore delle dimostrazioni di forza del Paese. Staremo a vedere. Luglio: la Croazia entra nell'UE (forse) Il 1° luglio è la data designata per l'ingresso della Croazia nell'Unione Europea. Il "forse" è d'obbligo, viste le critiche della Germania e della Francia su tale accesso - e anche quelle che pian piano i cittadini croati stessi cominciano a sollevare. Chiaramente la Croazia è un Paese con difficoltà economiche simili a quelle dei Piigs: la disoccupazione è quasi pari al 18% e il debito pubblico è pari al 102% del Pil. Ma all'Europa non sembra importare troppo: quello che le preme è che Zagabria proceda alle "urgenti riforme strutturali" che, a parole, le possano dare una maggiore stabilità economico-finanziaria. Resta da chiarire, a questo punto e alla luce di quello che sta accadendo proprio all'interno dell'Ue, quali siano i motivi per cui la Croazia ci tenga così tanto a farsi accettare e questo anche se prima del 2015 di Euro non se ne parla nemmeno. Settembre: elezioni in Germania e in Norvegia Cominciamo col dire che molto probabilmente, e purtroppo, (anche) in Europa non cambierà un bel niente. Le elezioni, che comunque per decenni non hanno significato nulla per i popoli che le hanno celebrate, stavolta sono palesemente superflue. Almeno nella misura in cui l'Unione Europea continuerà a dettar legge su tutti i Paesi membri, ormai ridotti a semplici organi periferici. E ancor di più se si riuscirà, come si è fatto finora, a convincere le popolazioni che il tipo di politica economica che le sta rovinando è "necessaria", "improrogabile" e "inevitabile". Detto questo, la Merkel, che pure è tra le prime fautrici della politica europea (e statunitense) non ha molto da festeggiare. Finchè mostrava i muscoli ai Paesi meno "virtuosi", come noi, e la Germania sembrava un'isola felice inattaccata dalla crisi, era osannata nonostante i tagli alle pensioni e al welfare. Poi cominciarono le manifestazioni contro il governo, visto che la popolazione soffriva anche se i conti reggevano. Ma anche per quest'ultima voce era solo questione di tempo. Ora, alle porte del 2013, l'economia tedesca rallenta. Il 40% del pil della Germania, aveva già avvertito quel "brav'uomo" di Draghi, dipende dalle esportazioni dall'Eurozona, così come il 65% dei suoi investimenti esteri. E chiaramente, con il resto dell'Europa in crisi quando non in recessione, anche la Germania doveva risentire della congiuntura economica, prima o poi. Grossi problemi in arrivo dunque anche nell'area tedesca, che però Roubini - tra gli economisti che previdero l'avvento della crisi già nel 2006 - valuta in maniera poisitiva per la ricerca di una politica comune agli Stati Europei, a questo punto tutti nelle stesse condizioni, per la sua soluzione. La realtà? A sfidarsi saranno Angela Merkel e Peer Steinbrück, che fu suo ministro delle Finanze nelle fila del Spd. Sostanzialmente due proposte simili: la linea politica di Steinbrück è in sintonia con la destra e con la stessa Merkel. Quelli che potranno portare un minimo di innovazione in Parlamento sono i partiti e i movimenti estremi che, non a caso, sono gli unici cui si prevede una crescita: verdi, comunisti e piraten. Partiti che, se avranno i numeri e la volontà di farlo, porteranno il Paese a una ingovernabilità totale, opponendosi alla politica tedesco-europeista. Ottobre: G20 dei ministri delle Finanze a San Pietroburgo

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