Sono una mamma non sono una santa.
Anch’io ho i miei giorni no. Quelli con i capelli a panettone, le occhiaie peste, le borse col risvolto e un disordine interiore (ed esteriore) degno di un post tsunami.
In quei giorni abbaio se mi guardi, grugnisco se mi parli e vorrei serrare le imposte, infilarmi di nuovo sotto le lenzuola e semplicemente riprovarci domani.
Ma sono una mamma. L’unica professionista che non matura giorni di permesso e deve essere reperibile, nonchè disponibile per la qualunque, sette giorni su sette, 24h no stop, festivi compresi.
E allora che c’è? C’è che capita.
Capita il giorno che non ce n’è per nessuno, nemmeno per quelli al di sotto del metro.
Il giorno in cui pensi che un’altra sessione di facciamo fare la nanna ai bimbi (dove tu, tanto per dire, finisci sempre per ninnare un numero minimo di tre bambolotti per volta) o di pettiniamo le bambole (preferibilmente calve) o ancora di facciamo finta che tu sei moooolto malata e io ti dottoro, potrebbe stroncare per sempre il tuo proverbiale ottimismo.
Capita il giorno in cui, mentre spingi l’altalena, la mente fa fagotto e parte per luoghi remoti della tua infanzia fino a scovare quell’unico episodio che avevi scordato e aspettava solo il momento giusto per darti il colpo di grazia (tipo te quattrenne che, nell’unico giorno di presenza del triennio alla scuola materna, alzi la mano per rispondere alla maestra e ti accappotti dalla sedia guadagnandoti la pubblica derisione dei tuoi sconosciuti compagni (e poi i miei si chiedevano com’è che non ci volevo andare).
Capita quel sabato che tua figlia tira fuori il peggio di sé (e il peggio di te) e trasforma un tranquillo pomeriggio al parco in un’esperienza al limite del mistico, che ti fa giungere ad un solo e martellante quesito: dove ho sbagliato?
E tu vorresti essere una mamma migliore. No, tu vorresti essere una mamma qualsiasi, perché tanto chiunque sarebbe meglio di te. Il concetto di pazienza diventa vago e sfuggente. La comprensione e l’ascolto, che tanto professi, risultano non pervenuti. Se la Montessori stesse guardando, si volterebbe inorridita. Ti pare di essere un mostro e da quella giornata ne esci sconfitta e avvilita.
Ma in qualche modo devi pure reagire. In qualche modo ti devi rifare.
Perciò, alla signora che “quel” sabato in fila alle casse del discount di Paesello, poco prima dell’orario di cena, ha commentato con un disgustatissimo “bah” la mia spesa poggiata sul nastro (due pizze surgelate della peggior sottomarca, prosciutto color rosa shocking, taralli, crodino e patè di olive) volevo solo dire che a volte capita.
Non solo. Ma se non capitasse questo, forse accadrebbe pure di peggio. Perché a volte combattere una giornata difficile con una bella cena-spazzatura davanti alla tv, Marmocchia compresa, contravvenendo ad ogni singolo principio rispettato fino ad oggi, magari è un attentato alla tua linea educativa… ma caxxo se tira su il morale!