Come ai fa giustamente notare su Wikipedia, il suo nome appare più di venti volte nell' Instruments of Science: An Historical Encyclopaedia, un'enciclopedia che riporta tutti gli strumenti scientifici inventati nel corso della storia. Ed è un numero elevatissimo, a cui pochi altri sono arrivati. Non era quindi proprio il primo che passava. Hooke era un uomo colto e un brillante inventore.
« Hooke gettò i semi di molte scienze […]: dello studio degli insetti, dell'attrito, della resistenza ed elasticità dei materiali, della meteorologia, dell'oceanografia, delle comete, dell'evoluzione, della geologia, dei cristalli, della luce, del calore, del suono, della combustione e della respirazione. Le sue intuizioni sulla luce e sul moto planetario furono importanti nell'indicare la strada […] »
Tra le sue numerose invenzioni figurano il giunto universale, che troviamo tuttora nei veicoli a motore, il diaframma a iride, che è usato nell’apertura dell’obiettivo nelle macchine fotografiche, e l’applicazione delle molle a spirale agli orologi. Enunciò la legge sull’elasticità, nota come legge di Hooke, che è tuttora usata per descrivere il comportamento delle molle. Ideò inoltre una pompa da vuoto per Robert Boyle, eminente fisico e chimico anglo-irlandese per il quale lavorò da giovane come assistente.
Una delle imprese più riuscite di Hooke, comunque, fu la progettazione di un microscopio composto. In seguito alle osservazioni effettuate, per descrivere le piccole cavità del sughero Hooke introdusse in biologia il termine “cellula”, in analogia con le celle del favo delle api. Quel termine passò poi a indicare l’unità fondamentale degli organismi viventi, e la troviamo tuttora nei libri di chimica ( che a me stanno tanto simpatici...). Inoltre progettò il famoso "Pendolo Newton" e fu uno dei primi a studiare scientificamente i fossili e comprendere che erano creature del passato ora estinte.
Robert Hooke dimostrò tuttavia di essere un uomo dagli interessi e dal sapere vasti e variegati occupandosi di botanica, filosofia, cartografia, linguistica, anatomia, e architettura. In merito a quest'ultima arte è doveroso ricordare alcuni dei suoi importanti meriti.
Dopo il grande incendio di Londra del 1666, infatti, Hooke ebbe un incarico ufficiale come architetto e topografo. Lavorò a stretto contatto con l’amico Christopher Wren, scienziato e architetto reale, per ricostruire la città. Tra i numerosi progetti di Hooke c’è il monumento eretto per commemorare l’incendio, noto come “The Monument”. Si tratta della più alta colonna di pietra autoportante del mondo e Hooke la progettò con l’intento di testare le sue teorie sulla gravità.
Anche se l’Osservatorio Reale di Greenwich è attribuito a Wren, Hooke ebbe un ruolo notevole nella sua progettazione, e La Montague House, prima sede del British Museum, fu realizzata da un altro dei suoi numerosi progetti.
Ora che abbiamo ripercorso brevemente le tappe importanti del genio di Robert Hooke, ci chiediamo: Perché allora un tale personaggio venne dimenticato? Ebbene la risposta è come spesso accade da cercare nei rapporti umani, e nelle incomprensioni che sorgono, ora come nei secoli passati.
Nel 1687 infatti Isaac Newton pubblicò i "Philosophiae naturalis principia mathematica". Quest’opera, uscita 22 anni dopo la Micrographia di Hooke, enunciava le leggi del moto, tra cui la legge di gravitazione universale.
Ma, come osserva Allan Chapman, Hooke “aveva elaborato molti degli elementi della teoria della gravitazione prima di Newton”. Anche la ricerca di Newton sulla natura della luce traeva spunto dal lavoro di Hooke. Dopo che ebbero numerosi diverbi e contrasti di opinione che li portarono a rovinare i loro rapporti, Newton cancellò addirittura i riferimenti a Hooke dai Principia e, secondo una fonte, cercò di far dimenticare il contributo dato da Hooke alla scienza. Inoltre gli strumenti progettati o realizzati da Hooke, diversi suoi appunti e l’unico suo ritratto autentico svanirono nel nulla poco dopo che Newton era divenuto presidente della Royal Society.
Di conseguenza il nome di Hooke fu quasi dimenticato per oltre due secoli.
Paradossalmente è proprio in una lettera a Hooke, datata 5 febbraio 1675, che Newton scrisse le famose parole: “Se ho visto più lontano, ho potuto farlo stando in piedi sulle spalle di Giganti”.
Architetto, astronomo, ricercatore, inventore e topografo: Robert Hooke fu davvero un gigante del suo tempo.
Ogni qual volta vengo a contatto con un personaggio del passato che ora è ingiustamente dimenticato ma che è stato importante per i suoi giorni, mi sento in dovere di ricordarlo in questo nostro blog e fare qualcosa, anche se poco, perché tali brutture accadano sempre più raramente.
Con affetto, Irene
COMMENTI (1)
Inviato il 27 settembre a 18:14
jaja