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Roberto Bolle a Che tempo che Fa

Creato il 29 aprile 2013 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Che-Tempo-che-faPuntuale come sempre, a partire dalle ore 20:10  l’appuntamento all’insegna del talk show di RaiTre condotto da Fabio Fazio, Che Tempo che fa. Ad aprire la serata, l’Étoile del Teatro alla Scala, primo ballerino italiano ad essere stato nominato Principal Dancer dall’American Ballet Theatre di New York; reduce da uno dei balletti più amati del repertorio classico: Giselle, Roberto Bolle che, si siede di fronte a Fazio, per raccontarsi. Elegantissimo, bello,  un sorriso smagliante e tanta soddisfazione per la sua eccellente carriera.  È un simbolo dell’Italia di cui siamo orgogliosi, quella del talento e del sudore, senza scorciatoie. Ma dietro il ballerino, famoso nel mondo, c’è Roberto che ricorda con dolore i primi tempi a Milano quando all’età di undici anni si sentiva solo – “Non mi pesavano i corsi, le lunghe ore di lezione. Mi pesava quello che veniva dopo: aspettare da solo la mensa serale, rientrare da solo a casa della vecchia signora dove abitavo, chiudermi da solo nella mia stanza a fare i compiti. Ero poco più che un bambino, mi mancavano i miei gebolle_470x305nitori, i miei fratelli.  È stato un periodo difficile, molte volte avrei voluto tornare a casa, però la passione per la danza e questo sogno sono risultati più forti”.

Oggi, quelle lacrime sono solo un ricordo di cui esssere fieri, mentre miete successi in tutto il mondo, vivendo sei mesi all’anno in  America e riuscendo sempre ad entusiasmare il pubblico. Un ragazzo giovane che interpreata i più importanti balletti classici, miti del passato, da “Il lago dei cigni” a “Bayadère”, da “Excelsior” a “Giselle”- “Giselle è un capolavoro, bello da vedere, tutti questi balletti hanno una qualità artistica nella coreografia e nella musica che si aggiunge e oggigiorno anche i ballerini sono molto più evoluti, con qualità fisiche e tecniche rispetto a dieci anni fa. C’è una continua evoluzione nelle capacità tecniche, un atletismo molto più sviluppato che però rimangono nella bellezza magica, eterea, pura che li rende immortali”.

Roberto-Bolle
Il gesto atletico, nel tempo,  si è arricchito di capacità, di elesticità che sfiorano la ginnastica,  rendendo più d’impatto il risultato espressivo ed è anche questa la bellezza del balletto contemporaneo.  Da una parte è un ‘arte evanescente, che dura l’attimo della serata e dall’altra la ricerca della perfezione sequenziale che dura quotidianamente, ore e ore, rincorrendo l’intento di trasmettere armonia e bellezza.  Per questo la danza ha bisogno di maturità nel compimento del gesto ma con l’avanzare degli anni diventa difficile mantenere una qualità esecutiva, si arriva a un  momento nella carriera d’oro dove si raggiunge “un’intensità scenica, una consapevolezza unita a qualità tecniche artistiche e un fisico che permette di ballare al meglio, non dura per sempre ma è il  migliore per un ballerino”. E Roberto è proprio nel pieno di questo momento e può godersi i risultati di tanta abnegazione e autocritica. Può permettersi di spaziare anche in ruoli mai provati. Dopo aver interpretato personaggi romantici e classici “i belli e i buoni della situazione”, in  questo momento di gloria piena, ha voluto impersonare una deformità fisica come quella di Quasimodo,  in Notre Dame, che rende ancora più difficile i movimenti o personaggi ombrosi e cattivi, una ricerca di nuovi aspetti dell’arte danzata ma sempre con il medesimo obiettivo, trasmettere un’emozione che migliaia di persone ritengono impagabile.  “Ho sempre ballato meglio in scena che durante le prove perché il contatto con il pubblico e la “corazza” del personaggio mi permettono di lasciarmi andare, di vivere e comunicare emozioni, di non essere trattenuto e timido come per natura sono”.

“La danza è cultura. L’Italia deve investire – prosegue Roberto – non avendo più risorse governative da parte del

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paese, bisogna incentivare i privati e lo si fa dando delle defiscalizzazioni e qualità artistica. Investire nella cultura vuol dire creare un circuito economico per cui si possa guadagnare, creare occupazione e immergersi nel bello. L’incertezza della nostra condizione politica generale, degli ultimi anni, è sicuramente qualcosa che stupisce molto gli stranieri e di cui non si capacitano. È una delle prime domande che ti fanno, come è possibile che in Italia voi siate in questa situazione? È un paese che tutti amano moltissimo, hanno un profondo affetto per l’arte del nostro paese, per la bellezza che oggettivamente c’è, però la condizione di chi ha governato purtroppo non ha aiutato. Vedo tantissimi giovani pieni di talento e di voglia, ma vedo anche intere generazioni che sono state abbattute, private di ogni possibilità, sacrificate per garantire privilegi e poltrone alle generazioni precedenti e ai pochi ingiustamente raccomandati. Vedo un Paese senza ricambio, invecchiato”.

Generosità, semplicità, spirito di sacrificio, impegno, lavoro. Ma prima di tutto umiltà, è quello che traspare da questo giovane talento che vuole regalare al suo pubblico l’eccellenza. Roberto ci racconta il feeling e le  esperienze di una vita sul palcoscenico con un  solo obiettivo, lasciare una memoria emotiva, perché la danza dura

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l’emozione di un attimo, di una serata, di un gesto, di un movimento.  “È qualcosa che coinvolge, e stabilire un contatto artistico tra pubblico e ballerino è proprio questo che ricerco, questo passaggio emotivo”.

Questo è  il segreto dell’ambasciatore del talento italiano che fa registrare sempre il tutto esaurito, la ricerca continua del  filo che unisce, firmato dalla passione e noi dobbiamo ringraziare colui che ancora, nonostante la politica è il portavoce di quella  cultura e l’arte, legate al passato, che forse non avranno avvenire.


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