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Roberto Mancini storia di una grande Samp (by Giuseppe Giordano)

Creato il 11 marzo 2013 da Simo785

Roberto Mancini storia di una grande Samp (by Giuseppe Giordano)

Roberto Mancini nasce il 27 Novembre 1964 a Jesi provincia di Ancona.

A soli tredici anni lo segnalano a Marino Perani responsabile del settore giovanile del Bologna, che lo ingaggia per 700.000 lire dopo un breve provino. Dopo tre anni trascorsi tra i Giovanissimi, a sedici anni Mancini fa il suo esordio nella squadra Primavera. 

A diciassettenne debutta in Serie A nel Bologna il 13 settembre 1981 nella gara Bologna-Cagliari 1-1.

 Una settimana prima, il 6 settembre 1981, ha debuttato in Coppa Italia subentrando ad inizio ripresa a Chiorri in Bologna-Reggiana terminata 2-2. Nel suo primo campionato di serie A totalizza  30 presenze e mette a segno 9 reti. Il Bologna non riesce, però, ad evitare la sua prima retrocessione in Serie B.

 

Ma la carriera del Mancio esplode con l’arrivo nella Sampdoria del presidentissimo Mantovani nell’estate del 1982. La Samp  paga al Bologna 4 miliardi di lire una cifra notevole per quei tempi, più i cartellini di Galdiolo, Roselli e Logozzo.

Quando giunge alla Sampdoria, Mantovani ne fa il suo pupillo: tanta predilezione viene ripagata da Mancini non soltanto con una serie di soddisfazioni che segnano la storia della società blucerchiata, ma con un affetto che va ben oltre le vicende professionali. 

Rimane alla Sampdoria fino alla stagione 1996-1997. Sigla la sua prima rete ufficiale con la Sampdoria e la prima rete in carriera in Coppa Italia il 1 settembre 1982 al 63º minuto di Sampdoria-Brescia dopo essere subentrato all’inizio del secondo tempo a Rosi. Fa il suo esordio con la maglia blucerchiata in campionato, partendo tra gli 11 titolari, nella gara Sampdoria-Juventus 1-0 il 12 settembre 1982.

Nella Sampdoria, assieme al compagno Vialli forma la coppia d’attacco che, grazie alla prolificità sotto rete di entrambi, viene subito ribattezzata come “i gemelli del gol”.

 Il primo trofeo ufficiale di Mancini e della Sampdoria è la Coppa Italia 1984-1985 ottenuta grazie alla doppia vittoria nella finale contro il Milan.

 

Ma è sotto la guida tecnica di Vujadin Boskov  arrivato a Genova nell’estate del 1986 che Mancini e la Sampdoria entrano nella leggenda  vincendo uno scudetto nel 1990-91.

Nessuno crede realmente nella squadra di Boskov, alla vigilia della stagione 1990-91.

 In lotta per la testa della classifica fin dalla prima giornata, i blucerchiati, trascinati proprio da Vialli e da un superbo Mancini, non abbandonano mai il gruppo delle grandi, che via via andò perdendo pezzi, come una fragile Juve targata Maifredi. Solo verso il termine del girone di andata, proprio dopo la clamorosa affermazione ai danni dell’Inter, la Samp accusa una brusca flessione: due sconfitte consecutive, in casa col Torino e a Lecce, appare confermare la cicalesca vocazione dei blucerchiati, belli ma mai capaci di accumulare punti facili per i tempi difficili.

 Campione d’inverno è quindi l’Inter, con la Doria seconda a inseguire staccata di due lunghezze.

E in anni di totale zona-mania. Boskov venne da più parti accusato di difensivismo e di obsoloscenza calcistica. Per nulla preoccupato, il volpone dei balcani rispondeva   ai suoi     detrattori: «Sarei pazzo se giocassi a zona, avendo in Vierchowod e Mannini i campioni del mondo della marcatura individuale». Sarebbe stato un estenuante testa a testa con l’Inter, che si sarebbe protratto fino all’indimenticabile domenica di San Siro, che annuncia l’imminente trionfo doriano. 

Fu un rotondo zero a due, con reti di Dossena e Vialli. Ma l’eroe della giornata fu Pagliuca, che para un rigore all’infallibile Matthäus. Soltanto alla penultima giornata, dopo avere sonoramente schiaffeggiato il povero Lecce, può avere inizio la festa.

 

Quella Samp è una squadra irripetibile. In campo gioca all’italiana con marcature a uomo micidiali. Il potente Vierchowod, detto Pietro lo Zar il classico centrale di difesa, assieme a Lanna.

 Poi Mannini e Katanec. Lombardo, quel fantastico pelato , pendolino tornante, detto Braccio di Ferro.

L’Oriali blucerchiato il mitico Fausto Pari, l’ elegante Dossena, e la saracinesca Pagliuca.

A centrocampo il genio brasiliano di Toninho Cerezo, e poi ciliegina sulla torta blucerchiata  la classe di Mancini e l’ eccezionale fiuto del gol di  Gianluca Vialli. 

Ma quella squadra  è soprattutto un team di amici che vive un clima goliardico.

 Gruppo allegro (ma affiatato) anche fuori, cene in pizzeria e nei ristoranti vista mare nella bella Genova.

 Poi scherzi, beffe, qualche burla. I giornali scrivono: il ricchissimo presidente Mantovani li ha viziati, questi non vinceranno mai nulla. Li chiamano anche: «Biancaneve e i sette nani».

Ma invece sono meravigliosi uomini e calciatori che vivono la vita senza ubriacarsi di calcio con leggerezza. L’astuto tecnico Boskov dirà: «Nella mia vita ho vinto, ma lo scudetto con la Samp è il più bello e più dolce. Perché l’ ho conquistato nel campionato più difficile ed equilibrato del mondo e perché era il primo per una società che doveva ancora compiere mezzo secolo di vita. E’ un po’ come quando ti nasce il primo figlio. Gioia e allegria sono maggiori». I giornali criticano lo stesso tecnico affermando che la formazione la decidono Vialli e Mancini, tutto falso….Roby pensa solo a giocare e a fare grande la sua squadra.

 

Il Mancio vince anche altre 2 Coppe Italia: nel 1987-1988 e nel 1988-1989. A questi trofei si aggiunge una Supercoppa Italiana conquistata nel 1991 ai danni della Roma grazie ad una sua rete al 75º minuto. Con Eriksson sulla panchina blucerchiata arriva la quarta Coppa Italia nel 1993-1994.

Per quanto concerne il versante europeo la Sampdoria di fine anni ottanta e inizio anni novanta è tra le maggiori protagoniste: dopo essere stata sconfitta in finale dal Barcellona nella Coppa delle Coppe 1988-1989 si aggiudica la stessa Coppa nel 1989-1990 quando la Sampdoria ha la meglio in finale sull’Anderlecht per 2 a 0 grazie ad una doppietta di Vialli. Nella stagione 1991-1992 Mancini e la Sampdoria disputano la terza finale europea in quattro anni: stavolta però è in palio il massimo trofeo continentale, la Coppa dei Campioni.

 La Sampdoria viene sconfitta ai supplementari ancora una volta dal Barcellona, che si impone per 1-0 grazie a una rete di Koeman al 112º minuto.Il Mancio lascia la Samp nel 1997 e con lei una leggenda.


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