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29 Luglio, un’altra triste data da ricordare! 27 anni fa, in via Pipitone Federico a Palermo veniva ucciso il Capo dell’Ufficio Istruzione Rocco Chinnici insieme con gli agenti di scorta Salvatore Bartolotta e Mario Trapassi…
L’attentato fu compiuto con un’autobomba imbottita di tritolo, a terra rimase anche il portiere dello stabile Stefano Li Sacchi.
La mafia con quel massacro intendeva dare un segnale forte, colpendo una delle personalità di maggior spicco della lotta alla criminalità organizzata nel modo più clamoroso possibile. Proprio Chinnici aveva raccontato di temere un attacco simile, non tanto per paura di morire, sentimento con il quale aveva accettato di convivere nel momento stesso in cui aveva intrapreso il ruolo di giudice istruttore a Palermo, quanto per l’incolumità dei suoi uomini. Salvatore e Mario erano dei fedelissimi del giudice, tanto che il secondo era rimasto nella squadra di scorta nonostante una promozione a Maresciallo dei Carabinieri.
Sono molti i meriti per i quali viene ricordato Chinnici. Quello più importante è sicuramente l’intuizione con la quale capì che la mafia andava affrontata con tecniche del tutto diverse da quelle fino ad allora utilizzate: fu lui infatti l’ideatore del Pool antimafia, un gruppo investigativo creato ad hoc specializzato unicamente alle indagini su cosa nostra. Proprio partendo da questa idea ebbe inizio quella fase della lotta alla mafia che ebbe il culmine nel famoso maxi processo, avvenimento al quale Chinnici non ebbe purtroppo modo, pur avendone iniziato l’istruzione, di partecipare.
Rocco, però, non era solamente un grande giudice. Per molti dei componenti del pool Chinnici costituiva una figura quasi paterna, per la sua sensibilità, la sua passione ed ovviamente la sua immensa esperienza.
Amava confrontarsi con le persone, specialmente coi giovani che riteneva fosse una risorsa fondamentale per ed indispensabile per creare una Sicilia pulita. Per questo aveva fondato insieme al compagno di battaglie e amico Beppe Montana il Comitato Calogero Zucchetto, ed insieme al poliziotto soprannominato Serpico (guarda caso ucciso il 28 Luglio 1985, un giorno prima dell’anniversario della morte di Chinnici) si recava spesso nelle scuole per educare i ragazzini raccontando la mafia e le gesta di tutte quelle persone che ad essa si erano opposti.
La morte del giudice fu un duro colpo per l’intera squadra, che seppe però reagire nel giusto modo portando a termine quello che Chinnici aveva iniziato: l’istruttoria del maxi processo, che con 360 condanne, per un totale di 2665 anni di carcere, lasciò un segno indelebile nella storia della lotta alla mafia.
Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta restarono sempre al suo fianco pur sapendo che Chinnici era ormai entrato di diritto in cima alla lista nera dei corleonesi. Erano i suoi angeli custodi, e come tali si trovavano insieme a lui al momento del botto, quel 29 Luglio…
Onore a Rocco, Mario e Salvatore!
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