Ha un aspetto distinto, l’atteggiamento rilassato, un sorriso cordiale e divertito, ma pare che non sappia tenere ferme le mani e deve appoggiarsi di continuo a qualcosa. È un perfetto padrone di casa che sta accogliendo i suoi ospiti – tanti ospiti: non può farsi vedere a disagio, anche se non è abituato a stare davanti alla macchina da presa.
Lode a Youtube, che ha permesso questo incontro tra me e Rod Serling.
There is a fifth dimension beyond that which is known to man. It is a dimension as vast as space and as timeless as infinity. It is the middle ground between light and shadow, between science and superstition, and it lies between the pit of man’s fears, and the summit of his knowledge. This is the dimension of imagination. It is an area which we call…
Per la serie: “come nascono i miei amori improvvisi”.
Ai confini della realtà ha fatto parte della mia infanzia. Il film del 1983 e la serie del 1985-1989, intendo. Ne erano appassionati mio padre e miei zii e a me era stato permesso di guardare gli episodi, purché ci fosse uno di loro a farmi compagnia. Ero una bambina con molta immaginazione e facilmente impressionabile (una zia riuscì a farmi venire incubi terribili per un paio di mesi solo dicendomi che lo Squalo era più lungo della stanza in cui dormivo): le cose bizzarre che accadevano ai personaggi non potevano non avere effetto su di me – e infatti ricordo ancora parecchi di quegli episodi. In qualche modo, riesco anche a richiamare la sensazione che mi avevano lasciato: per esempio, il desiderio di poter cancellare la bocca ai miei genitori e la paura che qualcuno potesse fare altrettanto a me.
Eppure, questa serie è entrata e uscita dalla mia vita lasciando poche tracce di sé. Ne avrò parlato forse due o tre volte, nel corso degli anni: “Ehi, ma ti ricordi quel telefilm…?” Non mi aveva mai sfiorata l’intenzione di recuperarla. Finché nella mia testa non ha cominciato a farsi strada l’idea di questo blog. A quel punto, ho deciso di fare le cose per bene e guardare tutto, partendo dalla serie classica del 1959-1964.
Non ho ancora finito. Sto anche procedendo in modo molto disordinato, ma per il momento mi tocca accontentarmi di quello che passa Youtube: si trovano diversi episodi doppiati in italiano.
Solo ieri, però, dopo quattro giorni di occhi ridotti come uova sode, ho fatto quello che avrei dovuto fare fin dall’inizio: ho cercato i video in inglese (vale come giustificazione almeno parziale se dico che, visto il primo episodio, mi è venuta la frenesia di recuperarne altri e tutto il resto mi è passato di mente?).
Non ci ho capito niente: senza sottotitoli non me la cavo proprio.
Però così ho conosciuto lui, Rod Serling.
In ritardo sul resto del mondo, come sempre.
You’re about to enter another dimension. A dimension not only of sight and sound, but of mind. A journey into a wondrous land of imagination. Next stop, the Twilight Zone!
[Opening narration - Season 1 alternate]
In una sera di ottobre del 1959, fu lui ad aprire la porta sulla sesta dimensione, richiuderla dopo che gli venne fatto notare che le dimensioni conosciute erano quattro, e poi ad aprire finalmente quella sulla quinta. E a lasciarla spalancata.
Dopo 54 anni, grazie a Rod Serling, possiamo ancora entrare in quella che i piloti chiamano twilight zone: quella zona del crepuscolo in cui, durante l’atterraggio, la linea dell’’orizzonte scompare per un attimo alla loro vista. Quel momento in cui ogni punto di riferimento viene a mancare e può accadere di tutto.
La voce sarebbe dovuta essere quella di Orson Welles, ma l’entusiasmo per il progetto non gli fece mitigare la richiesta del suo compenso. Così Serling, lo sceneggiatore, lasciò le ombre dietro la macchina da presa, entrò in studio di registrazione sonora e, alla fine, passò davanti all’obiettivo.
Era uno scrittore, non aveva mai recitato. Ma era anche lo stesso uomo che aveva rimesso mano a uno script dei tempi dell’università, lo aveva rielaborato fino a ottenere The Time Element e lo aveva spedito alla CBS – che, visto il successo della sua storia, gli aveva dato il via libera per portare sul piccolo schermo il fantastico, l’ignoto, la fantascienza, il mistero, il sovrannaturale, l’inspiegabile, in un momento in cui investire in tutto questo equivaleva a fare un salto nel buio.
Rod Serling aprì la porta con coraggio e conquistò un pezzo di storia.
You’re traveling through another dimension, a dimension not only of sight and sound but of mind. A journey into a wondrous land whose boundaries are that of imagination. That’s the signpost up ahead – your next stop, the Twilight Zone!
[Opening narration - Season 2]
Quando si mise al lavoro sulle sceneggiature di The Twilight Zone, Serling non era certo un pivello. Soprattutto, aveva già avuto abbastanza a che fare con le ingerenze degli sponsor, tanto da desiderare di potersi esprimere liberamente, senza timore di censure. Il Fantastico era terreno fertile.
Voleva parlare di gente comune alla gente comune. Voleva intrattenere, divertire, ma voleva anche offrire allo spettatore una morale su cui riflettere e non solo un colpo di scena che lo facesse cappottare dal divano. Così, allo switch ending - al ribaltamento della prospettiva, che è il punto di forza di tanti episodi – accostò temi come quello della solitudine, del razzismo, della malattia, della vigliaccheria, del coraggio, dell’altruismo… Portò in televisione il malcontento americano, l’ansia e la tensione della guerra fredda, la paura della bomba atomica. Si ispirò tanto a fatti realmente accaduti quanto a racconti e alla sua esperienza: soffriva di insonnia, causata dagli anni di guerra nel Pacifico – dove si era distinto tanto da meritare due medaglie. Un aneddoto circolato a lungo voleva che il nome della serie si riferisse all’abitudine di Serling di dettare a un registratore le idee per le sceneggiature che gli venivano in mente durante la notte.
In 25 minuti appena, sapeva raccontare l’animo umano, l’incontro con l’ignoto e tutto ciò che ne poteva venire.
Magari adesso qualcuno di quegli episodi può risultare superficiale o stantio, ma sono tutti stupefacenti e, tra quelli che ho visto, molti sono riusciti ad appassionarmi come poco altro riesce, specie di ciò che viene prodotto oggi sia in letteratura che al cinema. Ce sono alcuni che si basano interamente sulla capacità recitativa dei protagonisti, con dialoghi ridotti all’osso o addirittura quasi del tutto assenti. E io, che di solito mi annoio alla svelta, sono rimasta lì a guardarli. Una mocciosa di *coff coff* anni alle prese con un giocattolo nuovo, che si entusiasma e si stupisce ogni volta che riconosce un protagonista o una comparsa: William Shatner e Leonard Nimoy, Peter Falk, Lee Van Cleef, Ron Howard,… Una vera e propria operazione nostalgia, in molti casi. Non è che ci sia più molto in grado di emozionarmi così.
You’re traveling through another dimension, a dimension not only of sight and sound but of mind. A journey into a wondrous land of imagination. Next stop, the Twilight Zone!
[Opening narration - Season 3]
Su 156 episodi della serie classica, spalmati in cinque stagioni, 86 li scrisse lui, riuscendo nell’impresa di dare dignità a un genere che, prima e dopo, è stato parecchio maltrattato. Il Fantastico era abbastanza lontano dalla realtà da poterlo usare per parlare della realtà stessa in modo efficace e, soprattutto, coinvolgente – rispettando lo spettatore, immergendolo in situazioni incredibili ma verosimili, frutto anche di documentazione, in modo da evitare l’aggiunta di imbarazzanti spiegoni finali, com’era successo in The Time Element.
Rod Serling ha creato ”un compendio di ironia dark che ha utilizzato la fantascienza per raccontare sublimi storie di satira sociale”.
E quanto avesse ragione a pensarla così sul Fantastico e sul rapporto che si poteva creare con lo spettatore, lo testimonia il successo della serie, che continua a trasmettersi di generazione in generazione.
Perciò, per usare un eufemismo, mi sembra alquanto curioso che oggi il Fantastico sia stato relegato di nuovo nell’empireo delle cavolate, contemplato solo da adolescenti e adulti asociali e alienati. Che lo si accusi di essere una fuga dalla realtà.
Come se i tre Emmy Awards vinti da The Twilight Zone non significhino niente.
Come se grandi come Richard Matheson, Charles Beaumont e Ray Bradbury, e i tanti altri che si sono alternati alla sceneggiatura, abbiano speso il loro tempo a beneficio di svariati milioni di deficienti.
Un passo avanti e dieci indietro.
Mi chiedo quanti di quelli che blaterano di letteratura vs genere siano cresciuti con Ai confini della realtà. Secondo me ce ne sono parecchi, ma devono aver scordato la magia di quelle sere davanti alla TV; e allora avrebbero bisogno di un’endovena con tutte e cinque le stagioni iniettate in un’unica soluzione.
You unlock this door with the key of imagination. Beyond it is another dimension – a dimension of sound, a dimension of sight, a dimension of mind. You’re moving into a land of both shadow and substance, of things and ideas. You’ve just crossed over into the Twilight Zone.
[Opening narration - Season 4 & 5]
“Diciamo grazie-sai” (cit.) a Rod Serling anche per un’altra sceneggiatura che porta la sua firma, in collaborazione con Michael Wilson: quella de Il pianeta delle scimmie. Anche questo, uno dei capisaldi della mia infanzia.
Serling se n’è andato presto, ad appena 50 anni, per una serie di attacchi di cuore. Il 28 giugno del 1975… un mese e una manciata di giorni prima che nascessi io. Suonerà stupido, ma la cosa mi dispiace. Al 1975 finora avevo associato il trionfo al botteghino di Lo squalo – uno dei miei film preferiti di sempre: al primo posto in classifica proprio nella settimana in cui nascevo.
Mi sono persa un mucchio di cose, pur essendomene goduta tante altre. Ogni tanto il neurone si riavvia, mi fa presente che dovremmo cercare di metterci al passo, e allora ecco la necessità di scrivere di Rod Serling e Ai confini della realtà - anche per imparare qualcosa.
Ho una nuova divinità nel mio personale Olimpo, non potevo non blaterarne.
E adesso le renderò debitamente grazie incollando allo schermo del pc quel che resta dei miei occhi e mettendo in wish list questo.
Credits e approfondimenti:
Ai confini della realtà – IMDb
Ai confini della realtà – MyMovies.it
Ai confini della realtà – Serie TV
Rod Serling Memorial Foundation