“Se domani ci manderanno via da qui, moriremo di freddo”: e’ questa la triste convinzione dei circa 80 membri, per la maggior parte bambini, della famiglia rom che, da ieri notte, ha trovato riparo dal maltempo nelle palestre delle due scuole messe a disposizione dal Comune di Bari per i senza tetto: l’istituto San Francesco a Japigia; e il circolo didattico Mazzini, nel centro cittadino.
Purtroppo – spiegano gli operatori della Croce Rossa – “le scuole saranno chiuse solo per due giorni, quindi potremo garantire loro un posto al riparo da questo freddo fuori dall’ordinario, solo fino a domani pomeriggio”. E poi? “Torneremo nel nostro campo, nelle campagne di fronte al Lungomare dove viviamo peggio delle bestie, in ‘baracchine’ gelide, costruite con le cassette della frutta e altri rifiuti scaricati lì vicino”, spiega Giorgio, portavoce della comunità. E aggiunge: “La situazione è drammatica, molti bambini sono malati, e quando le donne sono incinte tutto diventa piu difficile: abbiamo bisogno del vostro aiuto”. Venka, una giovane mamma rom, spiega che “i bambini della comunità “sono quasi 50: solo io e mia sorella – dice – abbiamo dieci figli”.
Al sindaco di Bari, Michele Emiliano, chiedono di costruire un altro campo rom sul modello “di quello già realizzato dal Comune a Japigia, dove ci sono acqua, bagni, luce e riscaldamento”. “Noi – concludono – siamo tutti in regola, vogliamo integrarci, lavorare e mandare i nostri figli a scuola: ma almeno dateci un posto dove dormire”. Nell’istituto San Francesco da ieri sera dormono, su brande da campo tutte occupate, circa 60 rom. Mentre nella scuola Mazzini, delle 70 brande militari disponibili, solo 15 sono state occupate (12 da rom e tre da ragazzi di colore). Gli ospiti del primo istituto dicono di “stare bene: abbiamo pasti caldi e un letto”, anche se una branda si è già rotta e non é stata ancora sostituita. Inoltre, tutti i cancelli dell’istituto sono chiusi e al citofono non risponde nessuno perche’ in palestra il citofono non c’e’. Per entrare bisogna aspettare che un addetto della multiservizi si faccia una giro in cortile, altrimenti si aspetta fuori al freddo.
Nella Mazzini, invece, gli ospiti lamentano, e chi li assiste conferma, di “non aver pranzato: oggi ci hanno mandato a Japigia ma lì non avevano pasti sufficienti per tutti, non sapevano neppure del nostro arrivo”. Certo – dicono alcuni operatori umanitari nella Mazzini – “fa uno strano effetto averli visti arrivare ieri sera con una monovolume dalla quale hanno scaricato, e montato qui dentro, un televisore al plasma da 32 pollici, un decoder e un lettore dvd”. “E’ la macchina di mio fratello – precisa un rom – ed è lì che dormiremo in 12 se non potremo più stare qui”.