Settimo giorno. Il Festival di Roma si avvicina piano piano alla sua conclusione. E come già detto nei giorni scorsi, queste sono giornate più di film e di autori che di ospiti di richiamo popolare. L’unica vera diva della giornata è stata, di nuovo, Geraldine Chaplin, che dopo la presentazione del film Dòlares de Arena di martedì, ha incontrato il pubblico al Teatro Studio dell’Auditorium. L’attrice ha concesso tanti racconti sulla sua lunga carriera, ha parlato dei suoi primi passi nello spettacolo e anche, ovviamente, di suo padre. “Chiamarsi Chaplin? E’ stato un grande vantaggio, non ci sono dubbi”, ha dichiarato. “Mio padre era un genio, anche se a lui non piaceva essere definito così. Lo amavano in tutto il mondo e poi era un uomo che lavorava tantissimo”. Tra i tanti ricordi, la figlia di Charlot ha poi raccontato aneddoti curiosi e divertenti, soprattutto dei suoi lavori con Robert Altman: “lavorare con lui era come trovarsi ad una festa. Era un regista che non gradiva i copioni ed entrava nel profondo dei suoi attori. Ci diceva di buttare via le sceneggiature e di pensare solo ai nostri personaggi. Poi rivedevamo il girato e ci divertivamo con pop corn, marijuana e tanto alcool”.
Ma veniamo ai film. Ieri sono infatti passati quattro film di cui è doveroso parlare: Phoenix di Christian Petzold, Stonehearst Asylum di Brad Anderson, Fino a qui tutto bene di Roan Johnson e Angels of Revolution di Aleksei Fedorchenko. Un programma variegato, quindi, tra film di genere, commedia, cinema visionario e drammi storici.
Quello che meglio è stato accolto in sala è Phoenix, che ci riconsegna un Petzold maturo, ancora più originale e sorprendente del solito. Il regista, forse il massimo esponente della cinematografia contemporanea del suo paese, torna a raccontarci la Germania e precisamente il periodo del post-nazismo, portando sullo schermo la storia di Nelly, donna che, sfigurata durante il periodo di deportazione, decide di tornare dal marito che nel frattempo è riuscito ad ottenere la separazione. Infinite trovate, tanti colpi di scena, per una regia asciutta e compatta ed una narrazione che sale prepotentemente d’intensità con l’avanzare dei minuti.
Di altra pasta è Stonehearst Asylum di Anderson. Il regista americano tratta di nuovo la follia mentale – tema a lui caro – e con questo film ci introduce in un manicomio, il cui nome dà il titolo alla pellicola, alla vigilia del capodanno del 1900. Un film che non ha troppe pretese ma che tiene dall’inizio alla fine, con un cast ricco di grandi nomi: Jim Sturgess, Michael Caine, Kate Beckinsale, Ben Kingsley.
Da un film folle su dei personaggi folli, ad un altro completamente opposto ma altrettanto fuori dagli schemi. Il film di Aleksei Fedorchenko, Angels of Revolution, è un mix di storia e libertà visiva, di ricerca e di sperimentazione dove l’autore russo, premiato proprio ieri con il Marc’Aurelio del futuro, mette in scena l’impresa degli anni Trenta di cinque avanguardisti russi mandati a Khazym per fare da agit-prop tra gli Ostiachi e i Nenci. Attraverso una messa in scena di stampo quasi teatrale, la pellicola si fa manifesto della cultura sovietica con tutte le sue contraddizioni e richiama il cinema di Dziga Vertov e degli altri esponenti dell’avanguardia russa. Un’elegia artistica e politico-ideologica di difficile fruizione ma che lascia senza fiato.
Di ritorno al Festival di Roma, dopo l’ottimo I primi della lista di tre anni fa, il giovanissimo regista italiano Roan Johnson presenta un’altra buona commedia. Fino a qui tutto bene – “il titolo è un’esplicita citazione de L’odio di Mathieu Kassovitz”, ha dichiarato l’autore – ha strappato molte risate durante le sue tre proiezioni di ieri. La storia di questi cinque ragazzi nei loro ultimi giorni di convivenza a Pisa viene raccontata con un’ironia mai banale e con una malinconia dalla quale è complicato fuggire. Per chi non ha avuto modo di apprezzarlo al festival, il consiglio di recuperarlo in sala quando uscirà il prossimo gennaio. Non si tratta, infatti, della classica commedia giovanilista italiana.
A cura di Antonio Valerio Spera per Oggialcinema.net