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Roma/ Afghanistan. Cercando il punto della situazione con la Video Intervista al COI al Gen. C.A. Giorgio Battisti

Creato il 05 luglio 2013 da Antonio Conte

Il Generale di Corpo d'Armata Giorgio Battisti.

Il Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti.

di Antonio Conte – Si è svolta a Roma l’interessante intervista in video-conferenza stampa con il Generale Corpo d’Armata Giorgio Battisti, Capo di Stato Maggiore della Missione International Security Assistance Force (ISAF) e Italian Senior National Representative in Afghanistan, si è svolta regolarmente lo scorso 3 Luglio.

Erano anche presenti il Generale Di Brigata Luca Covelli ed il Generale di Brigata Maurizio Morena.

Il collegamento da Kabul i rappresentanti dei media intervenuti Roma presso il Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) si sono incontrati per un importante scambio di informazioni. Anche le domande sono state portatrici di uno spaccato sociale, infatti. Ma soprattutto da Kabul è stato fornito un punto di situazione sulla partecipazione nazionale alla missione ISAF e sui progressi del processo di transizione in corso, che vede le forze di sicurezza afgane assumere un ruolo sempre di maggior peso nel processo di stabilizzazione del paese.

Durante la video-conferenza durata circa un’ora e mezza gli alti ufficiali intervenuti hanno potuto quindi rispondere a numerose domande poste dai giornalisti e dagli operatori della comunicazione intervenuti all’evento.

Dopo i saluti al contingente in Afghanistan del cerimoniere presente presso la sala conferenze del COI in sede qui a Roma vengono presentati anche i giornalisti e operatori della comunicazione al Gen. C.A. Giorgio Battisti che prende la parola.

Presentazione del paese

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Il Gen. Battisti ricorda che in Afghanistan, precisamente a Kabul ci è già stato nel Settembre del 2001, che ora si trova in una base con 400 italiani tra uomini e donne di tutte le Forze Armate. Con il suo ritorno non ha fatto a meno di notare il cambiamento avuto dall’Afghanistan in tredici anni di presenza delle Forze Internazionali e delle Forze Nato. Prosegue con i ringraziamenti allo Stato Maggiore della Difesa per la possibilità offerta di poter incontrare alcuni rappresentanti della stampa.

Sensibile osservatore della società fa notare che si è in un momento di incertezze e di instabilità diverse, ed in cui si vive dando peso molto peso alle proprie percezioni e ciò accade non sono in ambienti militari, ma anche nella società civile sia nazionale che internazionale. Fotografa la società come una in cui i cittadini si dimostrano sempre più preparati, attenti, critici ed esigenti nel voler comprendere le questione di attualità e senza più essere disposti ad accettare decisioni senza capire quali ragionamenti e motivazioni ci sono alla base.

La video conferenza che stiamo tenendo – riferisce ancora il Gen. Battisti – offre proprio un’occasione sia ai militari che ai media e ai cittadini di avere una diversa prospettiva della situazione della Missione ISAF Italia in Afghanistan che di certo non sarà esaustiva, ma che potrebbe offrire eventuali aspetti inediti. Il Gen. Battisti proseguendo, ci riferisce di certe preoccupazioni per gli episodi avvenuti recentemente in Kabul, e che egli stesso dice “violenti e sanguinosi”. Kabul vive comunque la propria quotidianità, aggiunge, come qualsiasi altra città asiatica in cui i bambini vanno a scuola e proprio come accade da noi in Italia. I cittadini qui vanno a fare la spesa, vanno a lavoro, si ritrovano nei mercati dei libri usati come in effetti accade per esempio a Roma in Piazza dei Cinquecento.

L’Afghanistan non è certo un paradiso per tanti motivi che sono tristemente noti, ma non è neanche l’inferno come certe volte viene descritto in alcune situazioni o in certi momenti.

L’Afghanistan tenta di uscire da una situazione che la vede protagonista da oltre trent’anni guerra, cerca di raggiungere una stabilità sociale ed economica più favorevole affrontando molte difficoltà. Cerca di lottare contro i mali cronici di questo paese e di queste società come la corruzione e la droga, che come si è già detto, capita anche a molte altre città e nazioni. È un paese giovane dove il cinquanta per cento della popolazione non raggiunge i venti anni, per ovvi motivi. È un paese fiducioso che vive in questo momento fasi di incertezze per il futuro della nostra missione.

Il moderatore passa poi la parola agli intervistatori che, uno alla volta si presentano a loro volta introducendo dei temi a cui chiedono risposte.

La questione interpreti del dopo missione

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Alcuni sostengono, probabilmente la contro informazione dei Talebani, che una volta che le forse Nato lasceranno il paese i primi riprenderanno il sopravvento operando ritorsioni contro i cosiddetti collaborazionisti. A tal fine vi è chi sostiene si debba tutelare tali operatori.

Il Gen. Battisti concorda che il problema si possa presentare pertanto si dovrebbe trovare una giusta soluzione al problema tra l’altro comune anche a molti rifugiati. La Nato ha in effetti già segnalato questo problema alle Nazionale che partecipano alla missione ISAF. Ma pare che ci sia tutto il tempo, fino alla fine del 2014, per poter approfondire problema al fine di trovare una giusta soluzione.

Le problematiche della Droga e della Corruzione

Il Gen. Battista, sollecitato a riguardo, affronta poi il problema della droga e ritiene che si tratti di un problema comune a molte nazioni. Cita uno studio di una società indipendente sul problema e fa notare che la presenza dell’Afghanistan possa essere nell’ultimo terzo della lista.

Sulla questione della corruzione riferisce che le società hanno connotati culturalmente diverse: l’approccio varia quindi da nazione a nazione. Alcune potrebbero anche non mettere la stessa attenzione, che vi pone l’occidente per esempio, nella ricerca di una soluzione così come fanno altre. Tuttavia la sensibilizzazione Nato, Europea e di altre organizzazioni sta procedendo e si notano alcuni cambiamenti del governo afghano proprio nell’affrontare la questione.

Il fenomeno, è stato notato anche dalla gente afghana cui da molto fastidio ed è ora preso in seria considerazione da parlamentari stanno procedendo anche con denuncia indicando facendo i nomi dei responsabili. Probabilmente, conclude, è un problema che per una soluzione più radicale dovrebbe coinvolgere anche le giovani generazioni.

Sulla condizione delle donne afghane

Il Generale di Brigata Luca Covelli, prendendo la parola saluta i presenti ed offre uno spaccato di alcune attività coerenti con il proprio profilo professionale e con il proprio incarico. Gli è stato chiesto delle condizioni delle donne, in particolare di quelle che ora soggiornano presso il carcere femminile di Herat. Dalla domanda posta emerge una preoccupazione non tanto per il soggiorno che ha standard di vita elevati, spesso più alti delle condizioni di vita precedenti. La preoccupazione è piuttosto per il dopo, quando cioè la donna si troverà da sola ad affrontare la vita. Ci si interroga se durante tale soggiorno non possano essere fornite nuove competenze agricole, artigiane o professionali.

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Il Generale Covelli precisa che non vi è una gestione italiana sebbene componenti del nostro Team si rechino periodicamente sul luogo per delle visite. Precisa che chiamare carcere quella struttura non è il termine tra i più corretti in quanto suggerisce una valenza negativa. Le donne finiscono in quella struttura per questioni spesse volte legate alle condizioni domestiche. Conferma che negli scorsi anni vi è stato un notevole interesse della stampa per questa iniziativa, le cui strutture sono state realizzate con fondi anche italiani ed europei.

Quale lo scenario dopo il 2014, all’indomani della fine della Missione ISAF

Il Gen. Battista sembra apprezzare molto l’occasione di poter chiarire alcuni aspetti circa la percezione dell’incertezza e su quanti è avvertita come un problema. Questa integrazione a già quanto precedentemente esposto sembra essere offerta al fine di costruire opinioni più informate. L’incertezza, puntualizza quindi il Gen. Giorgio Battista è propria della popolazione afghana di fronte allo scenario che vede la fine della missione ISAF. Incertezza, precisa lo Stratega, che è incoraggiata da false informazioni opportunamente diffuse dai Talebani. Secondo questi dal Primo Gennaio del 2015 il paese si troverebbe solo senza gli amici alleati della Nato e, si può dedurre, in balia di forze oscure e di minacce, che ora solo sospese, si abbatterebbero senza pietà. Ma nulla di tutto questo accadrà.

Il Generale Battisti chiarisce meglio e precisa che non è una incertezza che è avvertita in uno o in vari stati tra i 48 paesi che partecipano alle operazioni afghane. Si è difronte invece ad una programmazione precisa, che prevede un disimpegno per la fine del 2014 ed un nuovo programma, che non sarà più di guerra, ma di supporto e di mentorizzazione alle forze armate locali con un significativa riduzione del personale impiegato. Parallelamente vi sarà un progressivo incremento della operatività e dell’efficacia dell’azione di contrasto offerta dalle Forze di Sicurezza Afghane.

In ogni caso le autorità afghane e le popolazioni non saranno abbandonate con il 2014, questo è certo, ma è un punto chiave sulla quale insiste la contro informazione talebana.

La popolazione afghana non sarà sola in quanto la missione ISAF è solo una delle attività della comunità internazionale, vi è anche la Comunità Europea e un centinaio di Organizzazioni Non Governative che continueranno ad operare sul territorio insieme a tante altre Associazioni ed Agenzie, Statali e no.

Il discorso sulla Pace va ripreso

D’un tratto l’attenzione cade sul discorso per la pace, si cita un recente episodio in cui è stato protagonista il Karzai, Presidente dell’Afghanistan e si conclude che a tutt’oggi sembra che il dialogo sulla Pace sia in una fase di stallo.

Il Gen. Battisti si dimostra sensibile al tema della Pace, ma ritiene con la pragmatica di un militare che ogni operazione di Peace Keeping deve passare necessariamente dal dialogo tra le parti in contesa e che il dialogo è impossibile se non è lo stesso Governo a volerlo ed a operare in tal senso, essendo legittimamente eletto.

Le Forze di Sicurezza Afghane saranno pronte?

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Il Gen. Covelli nel commentare brevemente sulle reali capacità operative delle Forze di Sicurezza Afghane pone a confronto la sua precedente esperienza di Kabul nel 2002 poi a Herat nel 2008 e quella attuale, ora che si trova nuovamente in Kabul.

Capacità che ora sono di livello alto in quanto ha ogni uomo o donna ha compiuto progressi straordinari nel frattempo. Gli uomini delle Forze Afghane sono fieri ed orgogliosi di poter servire il proprio paese, ed anche l’integrazione tra le diverse componenti e ottimale. Vi sono ancora degli spazi da sviluppare per la complessità operativa dei sistemi molto elevata, ma sono problematiche per le cui soluzioni serve del tempo di acquisizione più lungo. Tuttavia i progressi che vengono rilevati quotidianamente sono soddisfacenti.

Il 18 giugno – riprende il Generale Battisti – si è tenuta un’importante cerimonia dalla quale tutte le responsabilità sono passate formalmente in mano alle Forze di Sicurezza Afghane. Da alcuni colloqui di verifica con i loro Ufficiali si è potuto constatare che hanno una sana consapevolezza ed orgoglio per il ruolo che ora rivestono nel proprio paese. Sono fieri di operare per la sicurezza della propria nazione e per la loro popolazione. La stessa popolazione invece sente molto orgoglio per i traguardi di autonomia raggiunti dalle proprie Forze Armate e di Polizia.

Si può ritenere quindi che l’eccellente lavoro svolto dalla Nostre Forze Armate come i Carabinieri, l’Esercito e la Guardia di Finanza sia quindi anche noi cittadini italiani motivo di orgoglio.

Recrudescenza Talebana

Mentre scriviamo riceviamo, ovvero il giorno dopo l’intervista, oggi è il 4 Luglio, riceviamo in effetti un nota che informa che in serata è stato sferrato un attacco a due elicotteri italiani A 129 Mangusta fortunatamente senza conseguenti per la salute del personale e solo con qualche lieve danno alla carrozzeria di uno dei due elicotteri. La missione di scorta ad un convoglio delle Forze Armate Afghane è stata comunque conclusa come da programma, anche se si è dovuto rispondere al fuoco.

Ma tornando a ieri e alla video conferenza si è informati che la fase di transizione non si è ancora conclusa, la maggior parte delle basi tra cui quelle più avanzate sono già passate in mano alle forze di sicurezza afghane.

La conflittualità che si registra quest’anno – precisa il Gen. Battisti – non ha registrato forme acute o di violenza superiore a quella ordinaria. Le Forze di Sicurezza Afghane sono quello operative che di fatto ora sostengono lo sforzo militare. Si ammette che qualche problema di coordinamento tra le componenti Afghane esiste, e che come si sia manifestato in alcuni episodi dello scorso Febbraio.

Per Forze di Sicurezza Afghane bisogna intendere sia Forze Armate che le Forze di Polizia ed ambedue cooperano per ostacolare l’insorgenza talebana (nda.: sembra che qualcuno si faccia chiamare così, ma credo si siano margini per cui si possa ritenere che spesso quello che si crede sia di matrice terroristica sia in realtà di natura criminale) che continua ad operare con le loro classiche tecniche spettacolari per attirare l’attenzione dei media nazionale e internazionali.

Con il sentimento che si deve per ogni perdita umana, l’aspetto spettacolare non cambia il bilancio dell’operazione di guerriglia – spiega il Gen. Battisti – che accadono nella parte Est del paese dove si tende a attaccare gli avamposti delle forze di sicurezza afghane o ad attaccare qualche convoglio delle forze della missione che si muovono lungo la cosiddetta Ring Road. Le forze di sicurezza afghane reggono bene e il nostro impegno di mentorizzazione risulta efficace e utile a condurre operazioni combinate, manovrate per neutralizzare sacche di presenza avversaria in certe parti del paese.

Sulla Cooperazione Internazionale 

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L’attività della Cooperazione in Afghanistan risale al 2002, e si compone di quella Civile-Militare (CIMIC) e Civile-Civile (ONG e OG). Vi è una nutrita presenza di attori che concorrono a sviluppare risultati apprezzabili attraverso la cooperazione e vengono toccati tutti gli aspetti socio economici del paese. Il Gen. Battisti ritiene  importante indicare  come cooperazione di tipo strategica quella della educazione ai giovani, come si evince – sostiene – dall’analisi di statistiche internazionali, queste ultime non solo di fattura militare ma anche di società indipendenti, tra l’altro – informa – disponibili su internet. In particolare si è passati da poche centinaio di migliaia di giovani in prevalenza maschi che andavano a scuola 12 anni fa, ad oggi che se ne possono contare circa nove milioni. Sono studenti  che frequentano le scuole elementari di cui il 40 per cento ragazzine. Il numero di liceali è raddoppiato da poco più di settantamila a centoquaranta mila e con novemila laureati in questo periodo. L’edizione e l’istruzione è importante in quanto sconfigge soprattutto l’ignoranza. Il settore esige che vi siano scuole alunni e naturalmente insegnanti preparati.

Si ritiene che un altro settore strategico di intervento della cooperazione internazionale sia l’Agricoltura. Si potrebbe ancora insegnare a questi agricoltori a sfruttare il loro terreno. Il Gen. Battisti ricorda come l’Afghanistan sia un paese sostanzialmente rurale. Lo sviluppo dell’agricoltura può ridurre ila superficie dei terreni ora destinati alla coltivazione di piante da cui si produce la droga. A tal fine ricorda l’esperienza del Col. Emmanuele Aresu (nda.: che nel Luglio 2010 distribuirono 60 tonnellate di bulbi di Zafferano in sette distretti della Provincia di Herat che avrebbero sostituito le piante della droga) che è stato comandante del PRT può certamente illustrare i risultati raggiunti.

Ci sono altri aspetti della Cooperazione Internazionale che riguardano la Giustizia. Sono pochi, afferma il Generale, i settori che rimangono estranei alla Cooperazione. L’attività dei militari è stata sicuramente più intensa dell’agevolare le ONG nei primi anni dopo il 2001 garantendo livelli di sicurezza maggiore al fine di agevolare il compito delle ONG e nei periodi più freddi fornendo dei kit appositi.

L’Area che presenta ancora problematiche nella transizione

L’area in Afghanistan che presenta problematiche è quella al confine con il Pakistan che è un’area di montagna, difficile e aspra, sono oltre due mila e quattrocento chilometri di montagne con quote che raggiungono i quattro o cinquemila metri di altezza con centinaia di passaggi anche a piedi, sono condizioni geografiche ed ambientali che oggettivamente rendono difficile il poter controllare tutto. Poi ci sono dei santuari che consentono a queste forze avverse di sposarsi da una parte all’altra del confine. Il Generale Battista precisa che il Pakistan sta facendo un grande sforzo per ‘chiudere’ il confine allo scopo di controllare ed impedire questi movimenti, ma è difficilissimo.

Kabul, Afghanistan. 22 January 2013. ISAF Chief of Staff handover/takeover ceremony

Kabul, Afghanistan. 22 January 2013. ISAF Chief of Staff handover/takeover ceremony

Per quanto riguarda i rischi per le ONG ad ultimazione della Missione ISAF, potranno aumentare mancando di fatto un controllo che ora è invece presente. Si confida molto che le Forze di Sicurezza Afghane si rendano sempre più efficaci nel contrasto delle minacce. Auspica anche che le stesse attivino una cooperazione ed una comunicazione a rete che le consenta di operare con un grado di sicurezza proprio maggiore dell’attuale. Vi è anche da dire che la reputazione di queste organizzazioni è buona in quanto servono a tutte le parti sociali locali.

Tuttavia vi è da notare che dal 2014 se da un lato la presenza italiana e della Missione ISAF sarà ultimata portando ad un minore dispiegamento di forze internazionali sul territorio dall’altro la componente locale entrerà in numero più consistente nel controllo delle minacce. Infine alcune nazioni hanno annunciato che rimarranno anche dopo la fine della Missione ISAF per continuare a garantire il regolare svolgimento del progresso avviato.

Sfruttamento delle risorse naturali

Negli ultimi anni il grado si sicurezza nel paese è aumentato e questo ha reso possibile una migliore conoscenza delle risorse naturale che almeno potenzialmente possono essere utili all’economia locale. In particolare si è scoperto di quantità interessante che il Governo locale avrebbe a disposizione per il rilancio economico anche nel settore dell’estrazione delle materie prime. Certamente una maggiore sicurezza attirerebbe gli investitori, ci sono i primi contatti con le grandi imprese europee che sono venute sul posto per verificare le condizioni di operatività per poter poi nei prossimi anni investire anche pesantemente nel territorio. Al Generale Battisti, ma non solo a lui, sembra un dato importante che le grandi industrie stiano valutando tali possibilità.

Situazione sanitaria

Il Gen. B. Maurizio Morena si occupa di Sanità in ambito militare del dispositivo della Missione ISAF e delle Forze Afghane, ma risponde ad alcune domande sul tema della Sanità civile Afghana. E’ – dice – in continuo progresso: le Forze di Sicurezza Afghane dispongono di diversi ospedali che trattano il personale militare e stanno sviluppando tutte quelle attività e quelle procedure per prendersi cura del proprio persone quando purtroppo rimane coinvolto in operazione.

Per quanto riguarda la salute pubblica l’ottanta per cento della popolazione afghana ha accesso alla assistenza sanitaria di base a fronte dell’otto per cento del 2001. Il Ministro della Salute si sta occupando di politiche ostetriche utili anche sotto il profilo dell’assistenza alle nascite e del loro aumento.

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Ricordo – riferisce ancora il Gen. Morena -  nel 2001 e nel 2002 le condizioni per le nascite e per le mamme erano davvero incredibili e carenti. Si è fatto un grande salto grazie alla comunità internazionale, alla popolazione afghana che ha questa capacità di apprendere queste tecniche e queste procedure sanitarie.

Tutte queste informazioni sono già ampiamente disponibili in rete e le narrative tabulari sono di fattura non militare. Le difficoltà di distribuzione dell’assistenza sanitaria è resa difficile dalle condizioni geografiche e per la presenza in montagna di centri anche molto piccoli. Ma vi è anche da dire che rispetto ai duemila chilometri di strada asfaltate nel 2001 oggi siamo arrivati a trentaduemila chilometri. Il sistema di supporto e sviluppo alle infrastrutture si aggiunge a quello della salute pubblica e all’educazione. Dati significativi di miglioramento si posso notare anche sulla mortalità infantile che era elevatissima negli anni scorsi e che ora è scesa di oltre il 23% e sta sicuramente ancora migliorando. Gli standard degli ospedali ora qui in Afghanistan sono molto simili ai nostri e credo che le cose facciano ben sperare per il futuro.

La formazione al personale italiano ed il Mentoring al Personale Afghano 

Il Generale di Brigata Covelli spiega che la formazione e l’addestramento del personale è piuttosto complessa e parte mesi prima in Patria nella pianificazione della missione sia a livello tecnico pratico che culturale, ma che una volta in Afghanistan continua sotto l’aspetto culturale. Il personale militare vive di fatto tra la gente del posto imparando i loro costumi e le loro abitudini. Per esempio tra poco entreremo nel periodo del Ramadan, ben noto alle persone che lo praticano, ma non necessariamente al nostro personale. A tal  fine viene spiegato al personale italiano in precisi periodi di addestramento cosa significa, cosa fare o non fare in questo periodo nei rapporto con la popolazione indigena per evitare di essere fraintesi: la popolazione potrebbe pensare che le si stia mancando di rispetto per esempio.

La formazione ha anche altri aspetti, siamo inseriti ai vari livelli della organizzazione afghane attraverso attività di mentoring affiancando del personale e garantendo una formazione sul posto ed in itinere cercando di sostenere i vari aspetti da quelle tecniche militari all’esercizio del comando e al mantenimento della leadership. E’ un compito complesso, ma sta dando dei risultati importanti e molto positivi. La risposta afghana in termini di soddisfazione per la formazione da noi erogata va oltre ogni aspettativa attesa da parte nostra, soddisfazione che sperimentiamo ogni giorno.

Saluto del Generale Battisti

Non vorrei che oggi si sia data una visione troppo positiva o troppo rassicurante della condizione di vita afghana ora raggiunta. Abbiamo constatato che la società afghana sta cambiando e sta cercando di diventare una società normale come la nostra in Italia nonostante le difficoltà e i problemi che tutt’ora vengono affrontati. La visione è positiva per quello che stiamo vedendo nella società civile e nell’operatività che le Forze di sicurezza locale stanno raggiungendo, ma anche in tutte le istituzioni locali. Le autorità afghane hanno infatti capito che devono affrontare il problema della corruzione pena la perdita di fiducia della cooperazione internazionale. Stanno cercando di combattere il fenomeno della droga con l’uso alternativo dell’uso dell’agricoltura, non è facile, ma ci sono segni di cambiamento. L’altro giorno era di attualità la notizia che l’esportazione dello zafferano è aumentato del 50% percento con un prezzo di vendita molto elevato. Sono segnali positivi e duraturi da perseguire nei prossimi anni.

A conclusione vorrei ricordare che sono risultati che sono costati cari all’Italia con i nostri 53 caduti, tutti i nostri feriti, tutti i nostri mutilati e soprattutto le famiglie dei nostri caduti che sono i veri eroi di questa nostra operazione.

Il cerimoniere del COI ringrazia gli ufficiali a nome di tutti i presenti.

Antonio Conte


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