Outdoor, il festival di Arte Urbana di Roma, arriva alla sua terza edizione e esorta il pubblico a “guardare in alto”.
Elisa Daniela Montanari. L’estate sta giungendo al termine e con essa anche la prima parte del festival che, ormai da tre anni, richiama a Roma artisti di calibro internazionale del mondo della Street Art: OUTDOOR 2012 Urban Art Festival. “Guarda in alto”, è lo slogan scelto quest’anno per esortare la città a vedere oltre i limiti imposti dal paesaggio urbano e riscoprire una Roma migliorata, in cui i colori e la gioia di vivere riempiono lo sguardo.
L’edizione del 2012, prodotta da NuFactory, è stata affidata alla curatela di Simone Pallotta, attivo nel territorio romano nell’organizzazione di eventi di arte pubblica, affiancato dal team di Walls-From Graffiti to Public Art.
Il “Festival mira a lasciare una traccia permanente nel costume, nelle abitudini e nel modo di vivere le aree urbane”, afferma Francesco Dobrovich, uno dei fondatori di NuFactory, e si propone di consolidare il legame, instaurato nella prima edizione, tra il tessuto urbano e la Street Art. Tutte le edizioni del festival hanno avuto luogo nel quartiere Ostiense, cuore dell’iniziativa, sobborgo dal passato operaio, che si propone oggi come centro culturale. Altre quattro opere permanenti si andranno ad aggiungere alle cinque della scorsa edizione, candidando la zona a punto di riferimento della Street Art internazionale in città.
Il Festival è scandito da due momenti distinti. La prima parte, conclusasi a fine Luglio, ha visto alternarsi per le vie del quartiere tre artisti internazionali che hanno lasciato il proprio segno indelebile sulla pelle della città.
Momo, artista americano, cui già la sola vita suscita curiosità ed interesse, ha vissuto in una grotta per un anno, in un camion per un anno e in una tenda per un altro anno. Sperimenta diverse tipologie di formati e di tecniche quali i graffiti, collage, sculture, grafica, pittura e video. Lui stesso definisce la propria arte “post-graffiti” per dare l’idea di un lavoro che oltrepassa i confini del Writing, inteso come lo sviluppo della propria tag o firma, per concentrarsi su una più vasta espressione artistica. Le sue opere sono una mescolanza di elementi che producono un’armonica unione di segni grafici, colori e superfici. L’opera realizzata per Outdoor 2012 consta in una realizzazione “concreta” o astratta che non rappresenta nulla se non l’opera in sé. Non essendoci un significato predefinito, ogni spettatore è libero di attribuirle quello che più lo soddisfa, creando in questo modo una sorta di legame intellettuale e spirituale con l’opera stessa.
Borondo, giovane artista spagnolo, trasferitosi a Roma nel 2011 si è imposto nella scena artistica della città. Il suo stile si basa su un uso calibrato del colore, soprattutto del nero, che attraverso l’uso di sfumature conferisce effetti eterei alle figure antropomorfe, suo soggetto prediletto, dotate di emozioni profonde e di un velo palpabile di malinconia eterna. Il tema che ha sviluppato nella sua opera per Outdoor 2012 si riallaccia al contesto, in particolare all’uso dell’edificio che è stato chiamato a dipingere, il centro di cultura omosessuale “Mario Miele”. Per l’occasione sceglie di rappresentare nella facciata principale il mito platonico dell’origine dell’uomo, per il quale tutti gli essere umani venivano al mondo attaccati per la spalla a un altro essere umano: uomo-uomo, uomo-donna, donna-donna. Gli umani, che volevano essere indipendenti, chiesero agli dei di separarli, e da allora sono alla continua ricerca della propria metà perduta. Nella facciata laterale sono rappresentate sette enormi figure di donna nell’atto dello svelamento: tutte possedevano un velo che copriva loro il corpo e vengono rappresentate nel momento della rivelazione della propria identità.
Sam3, artista spagnolo, sviluppa un discorso artistico improntato sulla figura umana, attraverso le sue inconfondibili silhouette nere senza volto e senza identità. Predilige il monocromatico e crea forti contrasti di colore alternando pieni e vuoti, inglobando la superficie stessa nel processo artistico. La sua sorprendente capacità, oltre a quella di padroneggiare tecniche diverse, risiede nel riuscire a comunicare emozioni e sentimenti bilanciando gentile poesia e schiacciante ironia. La sua missione è quella di rivelare attraverso l’arte, la realtà nascosta nella vita di ogni giorno, per fare ciò utilizza immagini sintetiche e simboli che, dietro la loro apparente semplicità, nascondono sempre significati alternativi.
A settembre prenderà il via la seconda parte del Festival, che vedrà in scena l’artista romano Brus. La sua carriera comincia negli anni Ottanta, periodo in cui la Street Art fa il suo ingresso nella capitale. Le radici del suo lavoro risiedono nel puro Writing, impegnandolo in una costante ricerca calligrafica che oscilla dallo stile gotico a un moderno stile tipografico, adatti a essere riprodotti in qualsiasi dimensione.
Gli eventi collaterali prevedranno una mostra fotografica di Andrea Nelli DID YOU EVER SEE A WOMAN che avrà luogo nelle Officine Fotografiche dal 14 al 26 Settembre, in occasione della quale verrà presentato il libro GRAFFITI A NEW YORK edito da Wholetrain Press, che raccoglie gli scatti del fotografo.
Il 21Settembre l’Ambasciata brasiliana presenterà il progetto realizzato dai due artisti Rachel Rosalen e Rafael Marchetti, TERRITORIOS COMPLEXOS, che attraverso installazioni video offrirà al pubblico romano visioni inedite della produzione artistica contemporanea di San Paolo.