Al Policlinico Gemelli di Roma apre un ambulatorio dedicato all’ascolto e alla cura delle vittime, aperto anche ai cyberbulli. Il coordinatore Tonioni: “Offese virtuali generano suicidi reali”. E sottolinea: “Forse solo con una legge si potrà uscire da catena morti e sofferenza”.
(corrierenazionale.it)
E’ la prima angoscia dei teenager nativi digitali, e dei loro genitori. “Anche perché il cyberbullismo è un fenomeno in crescita esponenziale: il 62% dei bambini ha a disposizione un telefonino proprio, e il 44,4% lo riceve già tra i 9 e gli 11 anni, magari come regalo per la comunione. Insomma, i rischi si manifestano già alle elementari. E se le offese, gli insulti e le aggressioni sono virtuali, non per questo fanno meno male: lo dimostrano le storie dei giovanissimi suicidi di questo inizio 2014″.
A descrivere all’Adnkronos Salute un fenomeno “allarmante e in crescita esponenziale” è Federico Tonioni, dell’Istituto di Psichiatra e Psicologia dell’Università Cattolica di Roma. Proprio, nella Capitale, al Policlinico Gemelli, apre infatti un ambulatorio dedicato all’ascolto e alla cura delle vittime del cyberbullismo. Una struttura “nata anche dalle segnalazioni di genitori e insegnanti”, aperta non solo alle vittime ma anche ai cyberbulli, per curare ma anche prevenire un fenomeno sempre più in crescita in Italia, ma anche nel Lazio e nella Capitale.
Coordinato da Tonioni, l’ambulatorio sarà dedicato alla prevenzione e alla cura psicologica delle giovani vittime da cyberbullismo, estendendo questa funzione alla riabilitazione di adolescenti aggressivi con disturbi comportamentali e tendenza antisociale. Un’iniziativa che nasce in collaborazione con la Polizia di Stato e in continuità con l’Ambulatorio per la dipendenza da Internet del Policlinico Gemelli, di cui è responsabile sempre Tonioni, che dal 2009 – primo nel suo genere in Italia – ha accolto e curato oltre 600 pazienti. L’ambulatorio per il cyberbullismo, spiega l’esperto, fa riferimento al Day hospital di Psichiatria e Farmacodipendenze del Gemelli (di cui é responsabile Pietro Bria) e all’Istituto di Psichiatria e Psicologia della Cattolica di Roma (diretto da Eugenio Mercuri).
Per accedere all’ambulatorio è necessario prenotare una visita, telefonando da lunedì a venerdì, dalle 11 alle 13, al numero 06-30154122. La cura e la riabilitazione saranno svolte attraverso psicoterapia e terapia di gruppo, con uno spazio di ascolto anche per i genitori “spesso privi delle armi per intervenire in modo efficace. Oggi infatti, se chiedi a un bambino di 10 anni armato di smartphone, spiegherà che Facebook è ‘da vecchi’. Loro vanno su Instagram e soprattutto su Ask, una piazza virtuale pericolosissima perché anonima, dove si nascondono anche pedofili e dove le dinamiche sono esacerbate: qui l’aggressività tipica dell’adolescenza non trova limiti”.
“Le giovanissime vittime si moltiplicano, tanto che forse solo con una legge ad hoc se ne potrà uscire, anche se capisco che questo fa pensare alla censura. Ma le morti e le sofferenze di ragazzini sono reali”, dice Tonioni. Per l’esperto sono tre gli aspetti che alimentano il cyberbullismo. “Non c’è fisicità – spiega – cosa che esacerba gli istinti degli adolescenti, illudendoli che i danni inferti o ricevuti non siano poi così reali. Inoltre non ci sono adulti che possano fare da ‘filtro’ e da barriera. Infine, il numero di potenziali spettatori è enorme e questo alimenta il bullo. Un’aggressione senza spettatori non è bullismo, è violenza: il cyberbullo, come quello ‘reale’, si nutre degli spettatori. Paradossalmente, se tutti se ne andassero, lui smetterebbe”. Sulla piazza virtuale, poi, non si possono mettere in atto “i comportamenti che attuavamo noi da adolescenti, rossore e condotta evitante, per sfuggire a chi ci attaccava davanti a scuola”.
Bisognerebbe spegnere tutto e scollegarsi, ma sembra un’impresa troppo complicata per i nativi digitali alle prese con i cyberbulli. “Il nostro intervento – spiega lo psichiatra – farà riferimento alla capacità del giovane vittima degli attacchi di gestire la propria aggressività, di solito trattenuta, per poter costruire il proprio spazio nel mondo e dotarsi degli strumenti per evitare di rendersi ‘disponibili’ a essere perseguitati. Con i bulli invece il focus dell’intervento farà riferimento alla capacità di diventare empatici, evocando sentimenti di colpa con lo scopo di lavorare sull’affettività”.
Il cyberbullismo, è un fenomeno in crescita ovunque: una ricerca realizzata da Save the Children, in collaborazione con Ipsos lo scorso anno, evidenzia come 4 minori su 10 sono testimoni di atti di bullismo online verso coetanei, percepiti ‘diversi’ per aspetto fisico (67%), per orientamento sessuale (56%) o perché stranieri (43%). Una ricerca Eurispes già nel 2008 incoronava Roma capitale del bullismo, con un minore su tre che dichiarava di aver subito traumi fisici o emozionali. Con il cyberbullismo la crescita dei disagi subiti è esponenziale, e non tutti gli atti di vengono denunciati. “Il bullismo online è ormai riconosciuto come primaria fonte di angoscia e potenziale psicopatologia per gli adolescenti nativi digitali – dice Tonioni – Immagino quindi che qualsiasi struttura che si occupi di psicopatologia adolescenziale debba fare i conti con questo disagio emergente”.
“L’esperienza appresa nella cura della dipendenza da Internet ci consente di approcciare ogni forma di psicopatologia web-mediata con un’idea precisa sulla gestione che gli adolescenti hanno delle emozioni, dell’aggressività e delle condotte sessuali, quando sono online – afferma lo psichiatra -. Inoltre, la riabilitazione affettiva dei cosiddetti bulli penso possa avere tra i giovani una risonanza particolare, perché configura anche per gli adolescenti eccessivamente aggressivi un’idea di disagio psichico e sofferenza cui va dato uno spazio”.
Insomma, occorre mettere in luce problematiche spesso ancora sottotraccia, e sottovalutate anche dai ragazzi. Fondamentale per far venire allo scoperto il fenomeno “sarà il ruolo dei familiari di vittime e di cyberbulli, a cui sarà dedicato uno spazio di ascolto nell’ambulatorio”. La struttura del Gemelli potrà potenzialmente mettersi in raccordo con istituti scolastici per cercare di scovare i possibili utenti, anche grazie alla Polizia Postale e delle Comunicazioni. Si è inoltre immaginato un sito web dedicato all’ascolto online a distanza, o la creazione di una specifica pagina sui social media come Facebook, in sinergia con la paginadella Polizia Postale unavitadasocial ed il profilo Twitter @unavitadasocial – già attivi dallo scorso 22 gennaio. Il centro sta definendo un accordo con l’Anp-Lazio (Associazione nazionale dirigenti e alte professionalità della scuola) per una collaborazione su un progetto d’informazione e divulgazione sull’utilizzo delle nuove tecnologie e sui rischi che possono scaturirne. “L’Anp – spiega il Gemelli in una nota – s’impegna a garantire la più ampia partecipazione degli istituti scolastici, in particolare di Roma e del Lazio”. L’accordo prevede inoltre la partecipazione degli esperti alla creazione di un portale web divulgativo sulla sicurezza informatica, l’utilizzo dei social network e la diffusione della coscienza di cittadinanza digitale da parte di tutti, anche di chi è nato prima dell’era di tablet e smartphone.