Dopo lo scandalo dell’inchiesta “Mondo di Mezzo” degli scorsi giorni a Roma, ecco un’altra tegola che si abbatte sulla capitale. Beni per oltre 3 milioni e mezzo di euro riconducibili alla cosca di ‘ndrangheta denominata “Gallico”, operante a Palmi in provincia di Reggio Calabria, sono stati confiscati a Roma dalla Guardia di Finanza.
(ozebook.com)
Il sequestro riconducibile alla ‘ndringa Gallico di Palmi, in provincia di Reggio Calabria. Il provvedimento del Tribunale di Reggio Calabria, Sezione misure di prevenzione, è stato eseguito dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico di Roma. I beni oggetto di confisca sono direttamente e indirettamente riconducibili a due affiliati della cosca Gallico. I destinatari del provvedimento sono Francesco Frisina, figlio di Domenico ucciso nel 1979 nell’ambito della sanguinosa faida che aveva visto contrapposte le cosche Condello e Gallico, e il nipote Alessandro Mazzullo, 31enne. Le indagini che hanno condotto alla confisca sono partite nel 2009 e hanno consentito di ricostruire l’infiltrazione, da parte di soggetti appartenenti a consorterie della ‘ndrangheta calabrese, nel tessuto economico ed imprenditoriale capitolino.
I rapporti tra la cosa Gallico e personaggi di elevata importanza criminale a Roma. Le risultanze dell’indagine hanno evidenziato che la cosca Gallico, grazie a legami dei due destinatari del provvedimento con altri elementi di elevata caratura criminale, collegati a vario titolo con la cosca Alvaro di Sinopoli e Cosoleto, rispettivamente denominate “Carni i cani” e “testazza o cudalonga”, che già da tempo operavano a Roma, aveva delocalizzato il proprio centro di interessi dalla Calabria alla Capitale. I due destinatari del provvedimento, infatti, in un ristretto lasso di tempo sarebbero riusciti ad avviare una serie di operazioni finanziarie tese all’acquisizione di immobili e alla gestione di varie attivita’ commerciali, soprattutto nel settore della ristorazione. (AGI)