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Roma: quando i blitz sono spot

Creato il 20 settembre 2011 da Yourpluscommunication

Roma: quando i blitz sono spotCome succede molte volte la montagna partorisce il topolino. Nella “maxi” operazione di ieri sera, effettuata quando ancora le rotative dei giornali stampavano l’ultima gambizzazione avvenuta nella Portuense a Roma, sono caduti tra i “bracciali” della polizia e dei carabinieri 25 persone.

Sono state sequestrate 12 piante di canapa, denunciati 10 ragazzi che acquistavano sostanze stupefacenti, controllate 1500 persone, fermati 85 prostitute, 8 trans; arrestati 19 pusher ( di varie nazionalità) e 6 ladri. La risposta delle autorità non si è fatta attendere, direbbe qualcuno (dato che le stesse tengono a precisare come il blitz era stato programmato da tempo). Eppure, per qualche strano motivo, quella tanto attesa risposta, pare non sia ancora arrivata o, per lo meno, non è stata soddisfacente.

Più che di blitz, infatti, sembra trattarsi di “pezza” riparatrice ad una situazione che sta degenerando. Pezza, tra l’altro, estremamente inutile, dato che risulta incapace di delineare una strategia di intervento, vera, sul problema. Arrestare 19 pusher di strada in una città come Roma è un pò volersi prendere in giro o meglio, aggirare il problema con i piccoli pesci in attesa, probabilmente più stressante della semplice pesca, di acciuffare quelli da “taglio”.

Cattiva qualità dunque e, se si pensa alla grandezza della città, misera pure la quantità.

Si può apprezzare la buona volontà che, però, sembra volersi declinare più sui titoloni dei giornali o sulle aperture dei telegiornali.

Chi ha insanguinato realmente le strade, oggi non è solo la piccola gang modello “Guerrieri della Notte”. Dietro esistono le più celebrate mafie che non hanno certo problemi di manovalanza. Soprattutto in questi tempi. Ben vengano operazioni di questo genere, ma che abbiano un senso reale e continuato.

E’ inaccettabile all’intelligenza poter solamente pensare che questa sia la cura. La cura e non un palliativo per le voci dei cittadini che, ad oggi, hanno –ma soprattutto continuano- a gridare e volere giustizia.

Alessandro Ambrosini

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