Non troppi mesi fa, parlavamo della gambizzazione di Flavio Simmi davanti alla sua gioielleria in Piazza Monte di Pietà. Ipotizzavamo un ritorno alla violenza vera nella capitale e intersecando alcune strane coincidenze storiche ci ponevamo dei quesiti.
In quei giorni di “perché?” gli stessi avvocati di Simmi ci invitarono a togliere l’articolo in questione.
Stamattina alle 9.30 il destino di Flavio Simmi si è fermato all’angolo tra via Grazioli Lante e Via Simone de Saint Bon, zona Prati , con 7 colpi di pistola.
E’ una Roma che gocciola ancora dopo il nubifragio che l’ha investita quando, il gioielliere in compagnia di una donna si ferma ad un semaforo a bordo della sua Ford Ka grigia.
Una frazione di secondi e, come comparso dal nulla, un commando (ma potrebbe essere stato anche un uomo solo dalle prime confuse testimonianze) spara sette colpi a Flavio Simmi mentre cerca disperatamente di uscire dalla macchina.
Non ce la fa .
Le gambe rimangono incastrate dentro l’automobile e il busto, si riversa, esanime, sull’asfalto. Così lo ritrovano gli agenti corsi sul posto.
Il padre di Flavio era stato coinvolto, con l’accusa di usura, nell’Operazione Colosseo.
Un’operazione che, con il contributo delle dichiarazioni di Abbatino, colpì pesantemente la Banda della Magliana. Gli arresti, allora furono 55.
Il 7 febbraio di quest’anno Flavio Simmi era ancora a terra quando, colpito alle gambe da 2 uomini in scooter, la madre gridò: «i figli non si toccano!».
Un grido disperato che, a quanto pare, non ha trovato la risposta che sperava.
Chi pensava che la capitale fosse solo un centro per le attività economiche della malavita, sbaglia.
Oggi Roma è tornata più violenta che mai.
Si possono fare molte ipotesi su questa anomala stagione di sangue ma non si può escludere che ci sia ancora la mano avida di vendetta e di potere che insanguinò la città tra gli anni 70/80.
Mani che fanno riferimento a chi, in quegli anni, rispondeva al nome di Banda della Magliana.
Alessandro Ambrosini