Con la Fiorentina è rimasto in panchina, col Milan sarà della partita. Francesco Totti scalpita e non vede l’ora di tornare in campo. Il capitano della Roma è assente dallo scorso 18 ottobre, quando si fermò per infortunio nel primo tempo della gara col Napoli. Da allora il numero 10 ha lavorato sodo e, dopo la convocazione con i viola, ora vuole aiutare i compagni nella trasferta di San Siro. L’unica incognita è legata al suo utilizzo dal primo minuto o a partita in corso. Probabile che il nodo venga sciolto nelle prossime 48 ore, dopo la rifinitura in programma domenica a Trigoria. Di certo, Rudi Garcia e Totti si parleranno e decideranno assieme come gestire il rientro dopo il lungo stop.
Dopo averlo convocato con la Fiorentina, ad esempio, il tecnico francese decise che «era meglio non rischiarlo». «Portarlo in panchina era importante per tutti, ma non aveva più di 15 minuti nelle gambe – le parole di Garcia dopo il successo sui viola – Adesso farà una settimana di lavoro per preparare al meglio la gara col Milan». E in effetti Totti si sta allenando regolarmente, senza saltare nemmeno una seduta (anche se oggi c’è stato un attimo di apprensione nel corso della partitella per un colpo subito al polpaccio sinistro che però non ha impedito al n.10 di concludere il lavoro in campo), e potrebbe anche ritrovare una maglia da titolare lunedì sera a Milano. L’alternativa potrebbe invece essere quella di una ‘staffettà con Ljajic o Destro (Borriello non ci sarà per infortunio), visto che Gervinho e Florenzi sembrano al momento pedine inamovibili nel tridente d’attacco di Garcia. Le giocate di qualità sprigionate dai piedi di Totti, però, saranno ancor più indispensabili del solito contro il Milan poichè la Roma dovrà fare a meno dello squalificato Pjanic. Al suo posto giocherà un mediano come Bradley, con caratteristiche completamente diverse da quelle del bosniaco, la cui assenza in fase offensiva sarà in parte ricoperta dalle incursioni di Strootman. E quest’ultimo sa bene che a San Siro non potranno permettersi alcuna disattenzione. «Magari la Serie A non è allo stesso livello della Premier League oppure della Liga, però c’è comunque una bella differenza rispetto al campionato olandese. In Italia vieni continuamente messo alla prova – sottolinea nel corso di una intervista al magazine olandese ‘Elf Voetbal‘ – In ogni duello si entra al massimo, come se da quell’azione si potesse segnare il gol della vittoria». Dopo aver messo la Roma in seconda fila per la lotta al titolo («ci sono squadre più forti di noi»), e aver confessato di avere ancora qualche problema di troppo con la lingua («non riesco a leggere i giornali perchè il mio italiano non è ancora così buono. Nelle interviste dico un paio di frasi standard in inglese e via. È molto diverso dall’Olanda dove ovviamente sapevo esattamente quello che stavano scrivendo»), Strootman conclude riempiendo di elogi il ct dell’Olanda, Van Gaal: «Dal punto di vista del gioco forse è il migliore allenatore che ho avuto durante la mia carriera. Mi dispiace veramente che dopo i Mondiali in Brasile andrà via, ma ovviamente ha i suoi motivi».