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Roma /Uno Yogurt che significa "resistenza" e "integrazione"

Creato il 07 aprile 2015 da Marianna06

 

 

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E’ una storia vera e molto bella. Si tratta di tre giovani maliani che, sbarcati in Italia, finiscono come tanti altri giovani connazionali e non solo per  andare a lavorare a Rosarno, in Calabria, a raccogliere arance e mandarini.

Devono farlo di necessità, e senza troppi distinguo, in quanto le famiglie laggiù hanno bisogno dei loro risparmi.

E la paga sarebbe anche discreta, nelle giornate buone, se non ci fosse da pagare un’infinità di gabelle. Compresa quella al caporale che recluta i lavoranti.

Le ore di lavoro superano spesso le dieci e, addirittura, le dodici. Ma i denari occorrono e la fatica non si conta affatto.

Trascorso un certo periodo di tempo, parliamo di un paio d’ anni, con la nota rivolta dei braccianti di Rosarno del 2010, i nostri vengono trasferiti  in gruppo di autorità a Roma.

Anche qui c’è necessità di trovare un alloggio. Dormono nei primi tempi addirittura alla Stazione Termini o lì dove è possibile cci sia un riparo. E poi finalmente li accoglie un centro sociale, quello ex-Snia.

Ma i nostri giovani non se ne stanno tutto il giorno a non fare niente e s’ingegnano a trovare un mestiere semplice, con cui tuttavia poter racimolare un po’ di soldini.

Pensano alla lavorazione del latte per fare lo yogurt. E cominciano con solo quindici litri di latte fresco a settimana.

Una volta realizzato il prodotto, cui danno nome di “Barikama”, che in lingua bambara, la più diffusa in Mali, significa “resistente”, lo vanno a vendere nei diversi mercatini rionali e cominciano, giorno dopo giorno, a farsi i clienti proprio per la genuinità del prodotto.

Oggi la produzione si basa su duecento litri di latte  e non più i quindici iniziali e i clienti che maggiormente acquistano dai “nostri”, che hanno dato vita ormai ad una vera cooperativa,dove lavorano in sei,  sono i cosiddetti gruppi di acquisto solidale.

Una scommessa intelligente per gli amici maliani, che per ora sta dando i suoi buoni frutti e che ci auguriamo continui ancora a darne, sempre di  più, in futuro.

Perché il futuro è dell’imprenditoria giovane. E lo è sotto qualunque cielo.

 

   Marianna Micheluzzi (Ukundimana)


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