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ROMANIA: La protesta continua, l’autunno caldo di Rosia Montana

Creato il 10 settembre 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 10 settembre 2013 in Balcani Orientali, Romania, Slider with 0 Comments
di Chiara Milan

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Tensioni tra premier e presidente

In Romania si torna a manifestare. Questa volta le temperature sono più miti rispetto a gennaio dell’anno scorso, quando i romeni sfidarono neve e gelo per protestare contro le misure draconiane adottate dall’allora premier Emil Boc. Anche la situazione politica è cambiata: la coalizione formata da socialdemocratici e liberali è al potere da maggio 2012, e i falliti tentativi di impeachment del presidente Traian Basescu da parte dell’attuale premier Victor Ponta sembrano ormai archiviati. Ponta, però, non ha smesso di cercare di sostituirsi al presidente. Memorabile la disputa tra Ponta e Basescu su chi dovesse rappresentare la Romania al Consiglio Europeo, posto che, secondo l’ordinamento romeno, spetta al presidente della repubblica. Per non parlare dello scontro tra il premier e la corte costituzionale a luglio del 2012. In quell’occasione la corte dichiarò illegittima la riforma voluta dalla coalizione di governo che rendeva l’esito referendario valido non più a maggioranza assoluta dell’elettorato (cioè qualora si fosse recato alle urne il 50% più uno degli aventi diritto al voto), ma a maggioranza assoluta degli effettivi votanti.

Alla ricerca dell’indipendenza energetica

Oltre alle tensioni tra premier e presidente, la Romania sta affrontando lo stillicidio delle proprie risorse naturali. In tempi di crisi bisogna contare sulle proprie forze: con questa motivazione il premier Ponta, nonostante si fosse inizialmente dichiarato contrario allo sfruttamento del gas shale, ha dato il via libera al progetto di studio in grado di individuare le riserve di gas shale nel territorio. La decisione ha sollevato un vespaio di polemiche in particolare tra i cittadini di Barlad, dove la compagnia petrolifera americana Chevron sta perforando il terreno alla ricerca di gas. La tecnica utilizzata da Chevron, il fracking (in italiano fratturazione idraulica), è altamente inquinante e per questa ragione è stata bandita in diversi paesi europei.

Rosia Montana, progetto di interesse nazionale

Ma da qualche anno il dibattito che più accende gli animi del paese riguarda lo sfruttamento delle risorse minerarie. Al centro delle polemiche c’è la miniera d’oro di Rosia Montana, alla cui riapertura e conseguente sfruttamento Ponta si è sempre detto contrario, almeno fino alla sua elezione. Basescu, invece, è uno dei maggiori promotori del progetto che prevede l’uso del cianuro per le attività di estrazione: una tecnica altamente inquinante e pericolosa per l’ambiente e le acque circostanti. La battaglia in difesa di Rosia Montana ha catalizzato la rabbia dei romeni, tanto che il movimento che si è sviluppato a partire dalla questione della miniera è stato definito il primo grande movimento sociale della Romania post-comunista. Dal piccolo villaggio di Rosia Montana il dibattito è passato alla tv nazionale, mentre le bandiere della campagna Save Rosia Montana hanno sventolato in tutte le piazze occupate dagli indignados romeni durante le proteste dell’inverno 2012.

Finora il nocciolo duro degli abitanti del villaggio aveva resistito ai tentativi di espropriazione delle proprie case e dei propri terreni da parte della compagnia Gabriel Resources, proprietaria della licenza di sfruttamento delle risorse minerarie dell’area. Rifiutandosi di abbandonare le loro proprietà, gli abitanti rimasti ostacolavano di fatto l’avvio del progetto. Il governo ha però deciso di accelerare la situazione presentando una proposta di legge che conferisce alla miniera lo status di “progetto di interesse nazionale”, sbloccando lo stallo dei lavori e vanificando in questo modo anni di battaglie di chi sostiene che la riapertura della miniera comporterà ingenti danni ambientali. E una volta che tutto l’oro verrà estratto, i romeni perderanno il posto di lavoro e si troveranno senza casa né villaggio, ma con un’ingente dose di cianuro nel terreno.

Per questo l’8 settembre i cittadini romeni sono scesi in piazza non solo a Bucarest e a Cluj, dove le proteste sono iniziate mercoledì scorso, ma in tutta la Romania e persino nelle maggiori città della diaspora romena, dando vita a quello che è stato battezzato “l’autunno romeno”. All’estero i sostenitori di Save Rosia Montana si sono dati appuntamento davanti alle ambasciate e ai consolati romeni delle principali città europee. Mentre la proposta di legge attende di essere approvata dal parlamento, una nuova giornata di mobilitazione generale è stata annunciata per il 15 settembre.

Fonte: rosiamontana.org

Tags: autunno romeno, Chiara Milan, fracking, Gabriel Resources, gas shale, proteste in Romania, Rosia Montana, Save Rosia Montana, Traian Basescu, Victor Ponta Categories: Balcani Orientali, Romania, Slider


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